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Data: 27/04/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Speciale elezioni (Teramo) - Per Brucchi 192 candidati. I sei rivali ne contano 195. Grande frammentazione delle forze contro il sindaco uscente, che si dice certo di vincere al primo turno. Il centrosinistra a pezzi spera nel ballottaggio. (Tutte le liste dei sette candidati)

TERAMO Maurizio Brucchi parte per la sua seconda campagna da candidato sindaco corazzato da sei liste su un totale di quindici. E’ una vera e propria dimostrazione di forza quella del sindaco uscente, che ai nastri di partenza per la corsa alle amministrative sgomita sugli avverarsi piazzando ben 192 candidati ripartiti tra le liste dei partiti tradizionali Ncd e Forza Italia e quattro liste civiche: Futuro In, lista di rifermiento dell’assessore regionale Paolo Gatti, Al Centro per Teramo collegata all’assessore regionale Mauro Di Dalmazio, i Popolari per Teramo assimilabili alle spoglie dell’Udc dell’assessore uscente Alfonso Di Sabatino e Insieme per Te promossa dalla scrittrice Maria Di Blasio Ricci. Numeri che si impongono anche nelle rosee previsioni di Brucchi, sicuro di vincere al primo turno nonostante ci siano ben sette candidati a sindaco rispetto ai soli tre del 2009, quando Brucchi si impose con il 57% dei voti su Paolo Albi e Sandro Santacroce. Lo spiegamento di forze è sintomatico di una compattezza sul nome di Brucchi che, come egli stesso sottolinea, «non ha eguali visto che in tutti i capoluoghi la vecchia coalizione del Pdl si è spaccata con candidati rivali di Forza Italia e Nuovo Centrodestra». Per converso si registra la frammentazione dei suoi avversari politici e del centrosinistra, che affonda le sue radici già nelle spaccature e nelle fragilità dell’opposizione uscente. Divisioni che in questi cinque anni si sono concretizzate con le dimissioni di Lino Befacchia in primis e poi con l’ingresso dei quattro consiglieri di minoranza Di Sabatino, Di Saverio, Antonini e Nardi nelle fila della maggioranza. Fresca nella memoria è infine l’uscita di scena polemica del capogruppo del Pd Giovanni Cavallari il quale, inizialmente quotato per la corsa a sindaco, ha poi registrato l’isolamento sul suo nome, abbandonando il partito senza alcuna possibilità di recupero. A Manola Di Pasquale è toccato raccoglierne il testimone. I tempi non sono stati generosi con l’agguerrito avvocato teramano, visto che la lunga gestazione per ufficializzare il suo nome, portatore di una corrente rottamatrice renziana di difficile metabolizzazione per l’apparato, non ha permesso di fare un lavoro di sintesi con gli altri alleati di centrosinistra, nonostante la disponibilità della Di Pasquale a concorrere alle primarie. Una possibilità rifiutata da Gianluca Pomante, che ha seguito la sua linea a capo dei movimenti civici aprutini con la lista “Finalmente Pomante”, ma anche da Rifondazione comunista, che mal conviveva con la nuova filosofia delle larghe intese partite a livello nazionale con Letta. Da qui l’uscita di scena, per le amministrative del capoluogo, del gruppo di Rifondazione, che non è riuscito a esprimere un accordo nemmeno con i ‘cugini’ di Sinistra ecologia e libertà, confluiti nel civismo di cui è portatrice la candidatura di Graziella Cordone. La giovane candidata è sostenuta dalla lista “Città di Virtù” promossa da Valdo Di Bonaventura e dalla lista Sinistra PartecipAttiva che lega a sé la componente di Sel, quella del Pdci e diverse associazioni operative nel mondo del volontariato teramano. Difficile per il Pd l’ipotesi di un accordo con Giorgio Giannella, troppo radicale, la presentazione della cui lista Prospettiva Comune è arrivata in extremis dopo alcune difficoltà, non ultima quella logistica seguita alla chiusura della sede operativa di Officine indipendenti di cui Giannella è presidente. Ancor meno ipotizzabile per il Pd un accordo con Berardo Rabbuffo che, nonostante abbia visto sfumare ogni tentativo di intesa, a sorpresa e con uno scatto di orgoglio ha schierato due liste civiche (Libera Teramo e Con Rabbuffo sindaco) riconducibili a un’area di centro democratico e liberale, di cui fa parte anche il noto ginecologo Roberto Petrella dato in un primo momento per candidato sindaco. Decisamente più fluida la strada che il Pd ha trovato per un accordo con Scelta Civica in virtù della forte connotazione al civismo che incarna il raggruppamento che fa capo al deputato Giulio Sottanelli. Da qui il felice matrimonio che ha portato alla presentazione di ‘Teramo Cambia’, che affiancherà quella ufficiale del Pd che ripropone al suo interno tutti i consiglieri uscenti e qualche novità. L’età media dei candidati si è abbassata intorno ai quarant’anni, con candidati appena maggiorenni in alcuni casi, e finalmente la parità di genere, seppure ‘prescritta’ dall’altro, è stata osservata sia nella composizione delle liste che nelle candidature a sindaco, visto che a Teramo per la prima volta due donne, Cordone e Di Pasquale, sono in corsa per la carica di primo cittadino. Emblema di gioventù e rottura per antonomasia è il Movimento 5 Stelle, che a Teramo esprime il più giovane candidato sindaco della storia, appena 23 anni, Fabio Berardini, alla guida dell’unica lista che conta 23 candidati su una possibile rosa di 32 nomi. «Non ci servono candidature di facciata e riempilista – sostengono gli attivisti - noi riempiamo le piazze e mettiamo volti veri a disposizione dei cittadini». L’antipolitica di cui in qualche modo è portatore il Movimento 5 Stelle non spaventa il corazzato Brucchi, che dichiara di non temere i “grillini”, quanto piuttosto il “grillismo”, e che dichiara di avere come antidoto «compattezza, cinque anni di lavoro speso in opere pubbliche e azzeramento del traffico e nuove sfide da proporre in termini di competitività, partecipazione e idee per rendere Teramo un posto in cui è bello vivere». Il popolo anti-Brucchi conta invece un totale di 195 candidati e punta inevitabilmente a vincere al secondo turno. E’ una partita diversa, la stessa partita in cui vuole giocare la sua parte Manola Di Pasquale in virtù di sette candidature che possono rendere concreto il rischio del ballottaggio. Questo potrebbe vedere il centrosinistra ricompattarsi dietro la sua figura, cosa che non avvenne con Paolo Albi, e tentare di battere al secondo turno l’amministrazione uscente opponendo «un sindaco a tempo pieno», meno tasse e spending review della macchina amministrativa.

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