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Pescara, 24/11/2024
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27/04/2014
Il Messaggero
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D’Ambrosio, golpe e caos. Regionali, ecco i tutti i nomi: rifiutato dal Pd, l’ex sindaco di Pianella rientra a sorpresa con Cd che ora il centrosinistra vuole espellere dalla coalizione. Trema D’Alfonso |
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PESCARA Se la vendetta è un piatto che va servito freddo, quello approntato ieri da Giorgio D’Ambrosio è un piatto da manuale della vendetta. Sognava la grande réntrée sul palcoscenico della politica regionale, D’Ambrosio, ma il riesplodere del caso-Bussi con il suo seguito di veleni, nell’acqua e nelle parole piovute su di lui, presidente dell’Aca in quegli anni cruciali, l’aveva travolto. Pressato dagli alleati il suo partito, il Pd, l’aveva scaricato. E, pur se a malincuore, anche l’antico amico Luciano D’Alfonso gli aveva dovuto chiedere di farsi da parte. Troppo ingombrante la sua presenza. Lui aveva incassato, aveva masticato tutto l’amaro del mondo, se n’era andato. Sembrava. Perchè no, non se n’è andato. Già. Ieri mattina, alla presentazione delle liste con le candidature al Consiglio regionale, quella del Centro democratico per la circoscrizione pescarese non proponeva sorprese, e i certificatori dell’apparentamento con il candidato governatore D’Alfonso davano il placet. Ma pochi minuti dopo, a mezzogiorno, alla consegna ufficiale, non spuntava fuori la stessa lista mostrata agli uomini di D’Alfonso.
Già, perchè il nome di Marco Perletta non c’era più, sostituito da quello di Giorgio D’Ambrosio. Esatto: D’Ambrosio. Candidato, certificato, approvato. Timbrato. Bum! Alla rivelazione della beffa, il centrosinistra esplodeva come a Pescara i fuochi d’estate a Sant’Andrea. Alfonso Mascitelli, Idv, sparava per primo: «Il Cd tolga D’Ambrosio o esca da una coalizione che mette a rischio pur di imporre agli alleati nomi di candidati non desiderati. Quanto avvenuto è un atto di uno squallore irresponsabile». E Daniela Santroni, Sel: «Via D’Ambrosio, o via tutto il Cd. Politicamente, la nostra vicenda con il Cd è chiusa». Il Pd accusava il colpo, D’Alfonso non riusciva a credere alla trappola che gli era scattata addosso. Cominciava una lunga fase di consultazioni telefoniche con avvocati ed esperti di materia elettorale per capire come metter fuori gioco D’Ambrosio e il Cd tutto o in parte. Iniziava la caccia ai responsabili dello scherzetto, e il principale indiziato era individuato in Gino Milano, capo regionale del Cd, tanto più che alle cinque della sera a rincarare la portata della beffa arrivava una nota della presidenza nazionale del Cd che rivendicava l’operazione «perchè siamo alleati leali ma non vassalli del Pd e non prendiamo lezioni sulla questione morale nè dal Pd e nè da D’Alfonso», e per sovrammercato il partito di Bruno Tabacci ringraziava «Milano e tutti i candidati» e annunciava il nuovo coordinatore regionale: Angelo Di Paolo, vale a dire proprio l’assessore regionale transfuga dal centrodestra che D’Alfonso aveva arruolato e gli alleati avevano bocciato insieme a D’Ambrosio. Tradotto in termini calcistici, mentre il Pd e gli alleati marcavano Di Paolo per evitare candidature sgradite all’ultimo secondo, D’Ambrosio restava libero da marcature, raccoglieva l’assist di Milano, calciava a rete e faceva gol a D’Alfonso. Inserimento a sorpresa dal centrocampo e battuta a rete, un classico della Juve di Antonio Conte, bastava seguire gli ultimi tre campionati di serie A. Sta di fatto che il centrosinistra umiliato e offeso di tattiche calcistiche non voleva sentirne parlare. Serviva una reazione politica, forte e rapida. Cominciavano gli altri candidati del Cd nella circoscrizione pescarese: Romina Buonafortuna, Giulia Scappaticcio, Gabriele Vellante, Adelchi Suplizio e il beffatissimo Marco Perletta. «O D’Ambrosio se ne va, o ce ne andiamo noi. Avevamo condiviso un progetto politico e invece si è verificato un episodio grave, con la lista modificata a nostra insaputa». Sulpizio: «Per me la questione morale è una cosa seria, se resta D’Ambrosio io ritirerò la candidatura, e se non sarà possibile non farò campagna elettorale e sarò fuori gara. E gli altri con me». Perletta: «Avevo fornito tutti i documenti, e alle mie spalle preparavano tutto questo. E’ inaccettabile, oltre che lesivo della mia immagine». Ma i dirigenti del Cd non mostravano di condividere le reazioni dei candidati pescaresi: loro avevano soltanto caricato a bordo un candidato dal solido consenso elettorale, cosa c’era di strano? «Di strano, grave e scorretto c’è l’aver candidato, con la coalizione all’oscuro, Giorgio D’Ambrosio, esponente del Pd, la cui candidatura il Pd stesso aveva rifiutato per ben due volte», replicava il segretario regionale democrat, Silvio Paolucci. Contestualmente, D’Ambrosio veniva espulso dal Pd. «E per noi al momento i candidati della coalizione sono 239 e non 240». Alle 21 iniziava una riunione febbrile del centrosinistra. Animata da pareri legali, da irritazioni politiche e dall’insidioso sospetto di uno sgambetto a D’Alfonso allestito con la divertita partecipazione del centrodestra, come voci insistenti sussurravano da Pianella, feudo di D’Ambrosio, già dal mattino. Voci respinte con un sorriso. E invece...mai scherzare con chi cova la vendetta.
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