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Pescara, 24/11/2024
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Data: 28/04/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Il caso D’Ambrosio mette in croce D’Alfonso. Niente passo indietro, spaccatura inevitabile. «Nessuno può darci lezioni di moralità»

PESCARA Il blitz di Centro democratico, che ha candidato in extremis alla Regione Giorgio D'Ambrosio, escluso una settimana fa dalla lista del Pd, ha scatenato una bufera non solo sullo stesso ex sindaco di Pianella, ma anche sul candidato presidente ovvero Luciano D'Alfonso. In serata, i partiti e le liste civiche che formano la coalizione "Insieme il nuovo Abruzzo" hanno firmato una nota congiunta che in soldoni chiede il ritiro della candidatura di D'Ambrosio pena l'estromissione di Centro democratico dalla coalizione. «Esprimiamo una netta disapprovazione per la scelta fatta dalla segreteria del Centro democratico di candidare in extremis e all'insaputa di tutti, persino degli stessi candidati della lista pescarese del Centro democratico, Giorgio D'Ambrosio - scrivono i responsabili di tutte le liste di centrosinistra - la cui candidatura era stata giudicata inopportuna dal Partito Democratico e dalle altre forze della coalizione. Si esprime un deciso apprezzamento per la decisione dei candidati pescaresi del Centro democratico che, appreso il cambiamento solo dopo lo scadere del termine per la presentazione delle liste, hanno comunicato con chiarezza ai vertici del loro partito che, qualora non venga ripristinata la lista originaria col ritiro di D'Ambrosio, saranno costretti a revocare l'accettazione della loro candidatura. Una scelta che mostra forte consapevolezza e la volontà di adoperarsi a favore del progetto politico della coalizione, respingendo con decisione un modo di far politica inaccettabile per le forze democratiche e riformiste. A maggior ragione si intende affermare in questa sede che se il Centro democratico non vorrà risolvere la situazione incresciosa che ha determinato, provocando oggettivamente un vulnus nei rapporti con le altre componenti della coalizione, sarà considerato estraneo a Insieme il nuovo Abruzzo». Nel clan di D'Alfonso si giura e spergiura che Luciano Ovunque non c'entra niente con il ripescaggio di D'Ambrosio e che si tratta, invece, di un colpo basso tirato al candidato presidente dai deputati Pd Vittoria D'Incecco e Antonio Castricone, invisi all'ex sindaco di Pescara. Il protagonista della vicenda fa spallucce, non si cura di loro, ma guarda e passa avanti: «Saranno gli elettori a decidere chi merita di entrare in Consiglio regionale e non le segreterie dei partiti - dice D'Ambrosio -. Per fortuna alla Regione si vota ancora con le preferenze e la scelta spetta ai cittadini, non agli apparati, vedremo chi avrà ragione». Non ci sta a passare per capro espiatorio della situazione l'ex deputato della Margherita anche perché è sicuro di avere partita vinta, forte di un pacchetto di oltre duemila voti solo dal suo "feudo" di Pianella, il paese che ha amministrato da sindaco per quindici anni. D'Ambrosio s[i a scudo anche con il sostegno del presidente nazionale di Cd, Bruno Tabacci: «Il Centro Democratico è un alleato leale nella coalizione di centrosinistra a tutti i livelli, ma certamente non è un vassallo del Partito Democratico. E sulla questione morale non intende prendere lezioni né dal Pd né, per quanto riguarda le prossime elezioni regionali in Abruzzo, dal candidato presidente Luciano D'Alfonso al quale ricordiamo che siamo stati tra i suoi sostenitori più leali della prima ora, anche quando altri scommettevano sul fatto che la magistratura avrebbe determinato in Abruzzo un diverso corso degli avvenimenti politici». Discorso chiuso per Tabacci, ma il caso non è chiuso ed è destinato a creare un'altra grana al candidato presidente rimasto in silenzio per due giorni, in attesa di pronunciarsi oggi.

Intanto da Maurizio Acerbo, candidato presidente di Rifondazione comunista, arriva una condanna senza appello e la definizione di «vergogna nazionale» le candidature di Giorgio D'Ambrosio e di Donato Di Matteo.

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