BRUXELLES «Assurde» secondo la cancelliera tedesca, Angela Merkel. «Disgustose» per il candidato del Partito Popolare Europeo alla presidenza della Commissione, Jean Claude Juncker. «Da espulsione», dice una fonte della famiglia popolare, a cui appartiene anche Forza Italia. Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sui tedeschi che negano l'esistenza dei campi di concentramento hanno provocato una nuova tempesta in Europa, oltre che in Italia. Le parole di Berlusconi «Sono così assurde che il governo federale non intende commentarle», ha spiegato ieri il portavoce di Merkel. «Mi hanno disgustato: l'Olocausto non è un argomento su cui ridere!», ha detto il lussemburghese Juncker in un comunicato alla stampa europea, chiedendo al leader di FI di «ritirare immediatamente le sue dichiarazioni e di scusarsi con i sopravvissuti dell'Olocausto e con i cittadini della Germania». Ma l'appello è rimasto inascoltato. Juncker, che di fatto è anche il candidato di FI, «non dovrebbe cadere in simili trappole da campagna elettorale», ha risposto Berlusconi: «Rivendico il mio ruolo di amico storico del popolo ebraico» ed «è surreale attribuirmi sentimenti antitedeschi o una presunta ostilità verso il popolo tedesco».
NESSUNA SMENTITA
La frase pronunciata sabato – «i tedeschi, per loro, i campi di concentramento non sono mai esistiti» – non è stata smentita. Per Berlusconi, la colpa è della sinistra europea che ha «compiuto l'ennesima speculazione, montando un caso su una mia frase, estrapolata dal contesto di un mio ragionamento sul candidato della sinistra Martin Schulz». In una nota il leader di FI ha spiegato di essere ostile «nei confronti di un'austerità controproducente, di alcuni vincoli e regole a mio parere gravemente sbagliati, che stanno inchiodando l'Europa intera a una lunga stagnazione economica». Secondo Berlusconi, «certe polemiche da campagna elettorale rischiano di distoglierci dal necessario e urgente dibattito sul futuro della nostra Europa». Ma nella Ue le parole hanno un peso, ancor più se pronunciate per eccitare gli istinti più bassi degli elettori, nel bel mezzo di un'accesa contesa elettorale in cui la Germania è il paese più bersagliato.
«Gli attacchi di Berlusconi alla Germania sono inaccettabili», ha detto Juncker. Berlino «ha dimostrato una solidarietà senza precedenti con i paesi europei in difficoltà»: le ferite create dalla crisi vanno «curate, non spargerci il sale sopra, come invece fa il signor Berlusconi». Ma Forza Italia è unita dietro il suo leader, fino al paradosso di sconfessare il suo candidato per la Commissione Ue. Juncker «si dimostra succube di una nouvelle vague prona alla Grande Germania, che ha impoverito il sud dell'Europa e ingrassato i conti delle banche tedesche», ha commentato il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta. «Mai ci saremmo aspettati un tale atto di slealtà», ha aggiunto l'europarlamentare forzista Laura Comi. Ma, secondo Roberto Gualtieri del Pd, «l'unica cosa che è riuscito a ottenere l'ex Cavaliere è di accrescere ulteriormente il suo isolamento nei Popolari europei».
CACCIATA INDIVIDUALE
Dopo mesi di calma relativa, dentro il Ppe torna ad affacciarsi l'ipotesi di una cacciata individuale di Berlusconi. «Avevano sperato in un comportamento responsabile. Invece le sue parole di sabato sono da espulsione», spiega una fonte del Ppe, precisando che il provvedimento potrebbe riguardare «il solo Berlusconi e non il suo partito». Tuttavia i popolari non intendono muoversi formalmente prima delle elezioni europee. I sondaggi danno Ppe e Pse testa a testa in vista del voto del 25 maggio: gli eletti di Forza Italia potrebbero essere decisivi per stabilire chi, tra il cristiano-democratico Juncker e il socialdemocratico Schulz, diventerà presidente della Commissione. Ma «Berlusocni deve essere richiamato all'ordine», ha detto il capogruppo della Cdu tedesca, Volker Kauder, preannunciando che ne parlerà con i colleghi del Ppe. «Non c'è spazio nella politica europea per dichiarazioni controverse che tradiscono i valori su cui l'Unione è fondata», ha avvertito Juncker. Nel frattempo, FI è corsa ai ripari ritirando dai suoi siti lo slogan «Più Italia, Meno Germania». «I manifesti ufficiali non fanno riferimento in alcun modo, tanto meno in maniera offensiva, alla Germania e al suo popolo», ha detto il commissario europeo, Antonio Tajani: «FI si onora di essere amica del popolo tedesco e alleata della Cdu nell'ambito del Ppe».