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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
D’Alfonso: Arpa, si faccia luce «Mi aspetto una tegola il 26 maggio, il bilancio dell’Arpa. Ci sono bombe nascoste sotto la cipria dell’attuale governo regionale. Voglio evitare che si possa arrivare ad un’interruzione di pubblico servizio»

PESCARA «Confliggente». La passione per gli aggettivi barocchi domina Luciano D’Alfonso anche di fronte allo schiaffo di Giorgio D’Ambrosio e del Centro democratico, che una settimana dopo Pasqua gli hanno recapitato un tardivo ma insidiosissimo uovo con sorpresa: la candidatura all’ultimo secondo dell’astuto pianellese, plurirespinto dalle liste Pd, con tanto di ammonimenti by Bruno Tabacci a non agitarsi più di tanto. Candidatura con accluse polemiche, of course: gli alleati nel centrosinistra chiedono una pesante condanna del partito furbacchione, il Pd strepita ma resta fermo sul colpo, e D’Alfonso che fa? D’Alfonso distilla, gelido: «Io ho la stessa posizione della coalizione, quella di D’Ambrosio è una candidatura confliggente, che non sta nel perimetro dell’apprezzamento della coalizione». La circonvoluzione barocca non basta a nascondere l’irritazione del fin qui Serenissimo, che a margine della conferenza stampa sulle due liste da lui create confesserà quanto lo schiaffo dambrosiano lo abbia ferito.
Dunque le cose restano sospese, in attesa di una via d’uscita: che, poi, a parte la censura politica sembra esserci poco da fare: la lista è lì, depositata e accettata dalle istituzioni di controllo, D’Ambrosio gongola e fare un passo indietro non è azione che minimamente contempli.
Le due liste, si diceva: Regione Facile e Valore Abruzzo. D’Alfonso punta sulla loro forza elettorale, con candidature prese dall’imprenditoria e dalle libere professioni e assemblate da Giovanni Lolli e Claudio Ruffini. Il candidato governatore del centrosinistra le presenta e approfitta della circostanza per propagandare la sua idea di un territorio aperto, dove fare impresa sia facile e dove investitori esterni possano apprezzare una burocrazia disidratata, ridotta all’osso insomma, veloce e non opprimente «perchè chi vuole portare ricchezza deve avere facilità». Sempre che lui vinca, ovviamente, ma su questo non ha dubbi: «Ho già totalizzato fin qui 300mila voti dopo aver percorso 13mila chilometri con tanti colloqui, ascolti, riunioni e appunti». Come dire: solito D’Alfonso, solita inesauribile macchina da campagna elettorale che si autoalimenta delle sue stesse certezze.
Per il resto annuncia i primi sei mesi di presidenza come un periodo che produrrà «provvedimenti e risultati», e poi «una rivoluzione dello Statuto», e «il recall, ovvero il riesame di politici e dirigenti pubblici da parte dei cittadini». Poi scandisce: «Chi sarà assessore nella mia giunta non potrà più essere candidato nelle successive elezioni», e forse qui qualche pezzo grosso sceso in campo in questa tornata elettorale inizierà a sentire che i conti fatti potrebbero non tornare. Ancora: «Faremo un lavoro di risanamento strutturale del bilancio». E «risparmieremo molto sulla spesa farmaceutica».
Ma le parole che pesano sono queste: «Mi aspetto una tegola il 26 maggio, il bilancio dell’Arpa. Mi auguro si faccia luce con verità sui conti delle società partecipate perchè ci sono bombe nascoste sotto la cipria dell’attuale governo regionale. Voglio evitare che si possa arrivare ad un’interruzione di pubblico servizio». Ah, però.

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