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Pescara, 24/11/2024
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Data: 01/05/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Corsi truffa, in quattro condannati a risarcire 23 milioni alla Regione. Il segretario regionale Cisl: è mancata da parte nostra una capacità di controllo e gestione

PESCARA E’ una stangata la sentenza della Corte dei Conti per quattro ex dipendenti dello Ial Cisl Abruzzo, l’ente di formazione che faceva capo al sindacato: i giudici contabili hanno condannato due ex amministratori e due dipendenti al risarcimento record di 23 milioni e circa 679 mila euro in favore della Regione. Perché? La sentenza riguarda i pescaresi Marco Michetti, Francesco Gizzi, Bruno Colombini e il teramano Claudio Graziani che, in anni diversi, hanno ricoperto vari ruoli all’interno dell’ente che si occupava di svariate attività formative e che, come viene ripercorso nella sentenza, sarebbe arrivato al fallimento proprio in seguito «all’attività dei quattro». Gizzi e Colombini sono stati amministratori dello Ial Cisl Abruzzo dagli anni 2000 al 2007 mentre Michetti e Graziani due dipendenti dell’ente di formazione. I quattro erano finiti in un’inchiesta della procura e della Guardia di finanza su un presunto raggiro su corsi fantasma e per cui, come riporta la sentenza della Corte dei Conti, «il danno arrecato alla Regione per l’accreditamento di 454 progetti formativi ammontava a 23 milioni 700 mila euro». «Finanziamento con documenti falsi». Nella sentenza vengono ripercorse le varie tappe del procedimento penale – poi scivolato nella richiesta del danno erariale – e i giudici ricordano che i quattro erano riusciti a ottenere dalla Regione l’ingente finanziamento dall’Unione europea per organizzare molti corsi. Ma per l’accusa quei 23 milioni di euro sarebbero stati ottenuti «con modalità fraudolente, mediante la predisposizione ed esibizione di documentazione contraffatta e basata su presupposti falsi». Una volta arrivati i fondi l’ente di formazione della Cisl avrebbe quindi dovuto organizzare i corsi per il finanziamento che aveva ottenuto mentre, come ricordano i giudici contabili, i corsi sarebbero stati fantasma o comunque «attuati nella totale carenza di contenuti». In alcuni casi a quei corsi non avrebbero partecipato studenti con i requisiti richiesti oppure le lezioni sarebbero state «tenute in modo soltanto formale e apparente vista anche l’insufficienza e il mancato funzionamento del materiale informatico». «Corsi privi di contenuti». A dare l’avvio all’inchiesta penale era stato, nell’estate del 2007, un esposto del commissario straordinario dello Ial Cisl Abruzzo Molise che, dopo essersi insediato, aveva scoperto un presunto buco nei conti che metteva a rischio l’esistenza stessa dell’ente come, poi, è avvenuto con lo Ial Cisl dichiarato fallito nel 2012. Nei numerosi passaggi bancari che la sentenza ricostruisce vengono analizzati i ruoli di Michetti, Gizzi, Colombini e Graziani e, ad esempio, i giudici contabili scrivono che ci sarebbero state «54 operazioni per un importo di 400 mila euro i cui beneficiari sono risultati lo stesso Gizzi, ovvero terzi, i quali versavano tramite girata la somma intestata alla Carifermo di Gizzi». Altri titoli, ripercorre ancora la sentenza, sarebbero stati «incassati da Michetti e versati sul conto di Gizzi» mentre un ulteriore somme di circa 5 mila euro sarebbe stata riversata sui conti dei quattro. Complessivamente, per la sentenza, «le somme accreditate erano oggetto di ingiustificati prelevamenti e indebite appropriazioni da parte dei quattro che abusando dei rispettivi ruoli e qualifiche avevano negoziato assegni e titoli tratti sui conti dell’ente di formazione». «Risorse dell’ente per viaggi e campagne elettorali». Nella contabilità ricostruita sulla base degli atti della Finanza e della procura, la Corte dei Conti ricorda anche quando le risorse dello Ial Cisl sarebbero state usate per fini personali. «Gizzi avrebbe usato soldi per viaggi, rimborso polizze personali ovvero campagne elettorali per operazioni da 400 mila euro», scrivono i giudici. A nulla è valsa, per la Corte dei Conti, la difesa dei quattro che, così, sono stati condannati a risarcire la Regione per 23 milioni di euro ma i giudici scrivono anche che, quest’ultima, dovrà restituire i finanziamenti erogati.

Il segretario regionale Cisl: è mancata da parte nostra una capacità di controllo e gestione
«Questa vicenda rappresenta una pagina brutta della storia del nostro sindacato», dice il segretario regionale della Cisl Abruzzo e Molise Maurizio Spina (foto), «Non conosco la sentenza e i suoi dettagli, so per certo che noi come Ial Cisl ci siamo costituiti parte civile nel processo perché lo Ial Cisl ritiene di essere stata truffata dall'operato di queste persone. Lo Ial Cisl Abruzzo non esiste più, la struttura fu commissariata dallo Ial nazionale e venne messo in liquidazione dal commissario». Poi Spina analizza quanto accaduto all'epoca dei fatti: «Purtroppo è mancata la nostra capacità come sindacato di gestione e controllo di quella struttura, anche se bisogna dire che sarebbe stato difficile rendersi conto, anche per i revisori dei conti, dalle indagini sono venute fuori modalità e comportamenti davvero assurdi e difficili da vedere. È stato svelato un meccanismo abbastanza complesso e contorto nel modo di operare». Il segretario generale della Cisl Abruzzo Molise chiarisce anche come oggi si operi in maniera del tutto diversa rispetto al passato. «Anzi proprio l'esperienza negativa abruzzese ha cambiato e modificato il metodo e l'impostazione complessiva dello Ial, anche a livello nazionale. Perché si è dotato di una capacità di verifica dei bilanci e c'è stata la trasformazione in società senza scopo di lucro».

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