PESCARA «Sulla questione abbiamo investito già la magistratura contabile e ci riserveremo di inviare un esposto anche a quella penale. Non si possono spendere inutilmente 13 milioni di euro di denaro pubblico, tornando al punto di partenza per quanto riguarda la navigabilità del porto». Lo ha annunciato ieri mattina Gianni Papponetti, rappresentante del settore marittimo della Camera di commercio, che ha tenuto una conferenza stampa, insieme con il candidato sindaco Roberto De Camillis (sono tre le liste civiche che l’appoggiano) e il geologo, autore di un progetto per il porto, intitolato «Lago guardiano» Francesco Di Donato. La questione, manco a dirlo, il dragaggio del fiume. Per tutti e tre il rischio è di riportare il canale alla chiusura. Il campanello d’allarme, secondo Papponetti, sarebbe il fatto che già per il 28 aprile scorso, la Sidra, la società che ha gestito la pulizia del fiume, avrebbe previsto, ma non ancora attuato, l'utilizzo di «materassi». «Materassi» che fungano da argine, sul lato nord del fiume, ai fanghi che nei mesi di marzo e aprile dell’anno scorso sono stati trascinati verso il molo, una volta prelevati dal fondo del porto. I quali, però, potrebbero riversarsi di nuovo. «L’esempio», ha spiegato il rappresentante della Camera di commercio, «è quello che viene usato per opporre una barriera alle frane sulle strade di montagna. Ovvero, per contenere i fanghi che sono stati accumulati dai due motopontoni che hanno operato nel porto, verranno sistemate, sott’acqua, delle reti metalliche che dovrebbero trattenere la massa di detriti e altro, insieme con dei massi. Il rischio è che non solo si ritorni al punto di partenza, con l’insabbiamento reiterato del porto, ma che le pietre creino danni ai pescherecci che transitano». Insomma, il dragaggio effettuato non solo sarebbe una fatica di Sisifo, per Papponetti, ma costituirebbe un possibile rischio per le imbarcazioni. E l’ipotesi «materassi» è respinta anche dal geologo. «I sassi», ha precisato Di Donato, «rappresenterebbero un elemento alieno alla foce del fiume». La soluzione, per De Camillis, tuttavia ci sarebbe. A partire dalla bocciatura del nuovo piano portuale. «Noi, a differenza di altri», ha precisato l’aspirante sindaco, «che solo ora, per la campagna elettorale, hanno introdotto il tema del porto, un progetto valido l’abbiamo. Tra l’altro va anche ricordato che stiamo aspettando, dopo una richiesta già effettuata da tempo agli organi preposti, i documenti che attestino l’offerta della Sidra, al momento del bando per la gare d’appalto e l’assegnazione dei lavori. Perché ancora non ci hanno risposto? Serve chiarezza su tutto. Dov’è, ad esempio, quel sito che avrebbe dovuto ospitare 2000 metri cubi di materiale già stoccato e che sarebbe dovuto essere indicato già nel capitolato d’appalto?». La risposta al nuovo piano portuale per i tre sarebbe il progetto «Lago guardiano», già illustrato nei giorni scorsi. «Si tratta di creare un bacino di paludamento, sul penultimo meandro del fiume, all’altezza dello stabilimento della Fater, tanto per capirci», ha chiosato Di Donato. «Un bacino ad esondazione controllata che raccolga tutti i detriti provenienti da monte, con una draga fissa che costantemente lo pulisca».