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Data: 01/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dirigenti. Licenziabilità e carriere legate ai risultati. Scure sulle Prefetture e sui permessi sindacali

ROMA Nella pubblica amministrazione i dirigenti a vita non esisteranno più. I prossimi «mandarini» che saranno assunti avranno contratti a termine, come accade nel settore privato. Ma anche quelli che già sono nei ranghi della pubblica amministrazione potranno essere messi alla porta. La riforma che il governo Renzi ha in mente prevede «la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un termine». La figura del dirigenti «a disposizione», insomma, dovrebbe presto sparire. Non è l’unica novità contenuta nella lettera inviata ai dipendenti statali dal governo e che anticipa i titoli della riforma della pubblica amministrazione. Ci sarà, come ampiamente annunciato, un ruolo unico della dirigenza da dove andranno a pescare sia lo Stato centrale che le autonomie locali. Questo comporterà, come conseguenza, anche la scomparsa dell’albo dei segretari comunali. Il ruolo unico significherà, ovviamente, anche il superamento della divisione in fasce (prima e seconda) dei dirigenti con ripercussioni anche sugli stipendi.
LA POLITICA RETRIBUTIVA
Ed in effeti ad essere riformata sarà anche la politica retributiva dei dirigenti. Confermato il tetto massimo di 240 mila euro allo stipendio dei vertici della pubblica amministrazione, questo sarà reso più stringente applicandolo a tutti i compensi, di qualsiasi natura, che un singolo soggetto riceve dallo Stato. Non sarà possibile superarlo nemmeno cumulando lo stipendio con redditi da pensione. La carriera, e quindi anche la retribuzione, saranno legate ai risultati raggiunti. La progressione, dunque, sarà legata maggiormente agli incarichi che i singoli dirigenti ricopriranno e ai risultati che otterranno. La valutazione di questi ultimi, che sarà fatta con criteri molto più stringenti di quelli attuali, avrà un peso determinante nella carriera degli alti burocrati. E anche sulle loro retribuzioni. I premi saranno legati ai risultati effettivamente ottenuti, con un occhio particolare ai risparmi di spesa e alle razionalizzazioni che i dirigenti saranno in grado di ottenere. Renzi e il ministro Madìa hanno anche confermato che una parte dei premi sarà legata all’andamento generale dell’economia.
GLI ESTERNI
Nonostante tutto ciò, una quota della dirigenza pubblica continuerà ad essere reclutata dall’esterno. Sono quelli che tecnicamente si chiamano «i comma 6». Renzi ha ammesso che in consiglio dei ministri si è lungamente discusso se confermare la possibilità di permettere, come previsto fino ad oggi, l’assunzione di un contingente fino al 10 per cento per la prima fascia e otto per cento per la seconda fascla, di estranei alla pubblica amministrazione. Alla fine si è deciso di lasciare per il momento le cose come stanno. In alternativa, ha spiegato il premier, si sarebbe dovuto introdurre un vero e proprio meccanismo di spoil system, con un cambiamento completo di tutti i dirigenti ad ogni cambio di governo. Anche sulla dirigenza per ottenere alcune risposte che mancano bisognerà attendere. A cominciare proprio dai nuovi meccanismi retributivi che attraverso i nuovi parametri sui risultati potrebbero comportare una riduzione dei compensi.

Scure sulle Prefetture e sui permessi sindacali
Verranno ridotte ad una quarantina per ottenere risparmi e più efficienza. Vincoli di incompatibilità stringenti per tutti i magistrati amministrativi

ROMA Quaranta prefetture invece delle oltre cento attuali. Dimezzamento dei permessi sindacali nella pubblica amministrazione. Unificazione tra Aci, Pra e Motorizzazione. E ancora: coordinamento tra forze di polizia iniziando da un’unica centrale acquisti, e vincoli di incompatiblità più stringenti per i magistrati amministrativi. Nonostante l’evidente volontà di presentare una riforma della pubblica amministrazione non conflittuale, soprattutto nei confronti degli stessi dipendenti, l’elenco di titoli reso noto dal governo contiene diverse sfide impegnative, sulle quali in passato si è infranta la volontà riformatrice di altri esecutivi, e anche qualche aspetto delicato soprattutto nel rapporto con i sindacati.
VIA I DOPPIONI

Matteo Renzi ha spiegato che dal suo punto di vista la cancellazione di doppioni e sovrapposizioni sarà più qualificante degli stessi interventi sul personale. E ha citato alcuni esempi tra cui quello delle prefetture: il loro numero dovrebbe drasticamente ridursi anche in sintronia con il nuovo assetto istituzionale dato alle Province. Oggi ce n’è appunto una in ogni Provincia, in futuro dovranno essere non più di quaranta, con una presenza nei capolouoghi regionali e in altri centri che a causa della criminalità organizzata richiedono un più forte presidio dello Stato.
Presumibilmente però scegliere quelle da tagliare non sarà facile, come dimostrano il recente riordino dei tribunali e degli uffici giudiziari, e lo stesso tentativo del governo Monti di ridurre il numero delle Province. Ugualmente delicata sarà la partita dell’accorpamento delle Sovrintendenze - che dovrebbe avere come conseguenza anche una gestione manageriale dei musei - e quella del riassetto di altri uffici come le Ragionerie provinciali dello Stato.
DIMEZZAMENTO

Il prospettato dimezzamento dei permessi sindacali nella pubblica amministrazione ha già scatenato le reazioni negative degli interessati a partire dalla Cgil: tanto più nell’ambito di un iter di riforma che non prevede la tradizionale concertazione ed anzi tende a scavalcare i sindacati attraverso la consultazione diretta dei dipendenti.
Un altro campo minato è quello relativo a polizia e forze dell’ordine. Il presidente del Consiglio ha alluso alla possibilità di razionalizzare la loro presenza nelle città (in concreto vorrebbe dire ad esempio evitare doppioni tra Polizia e Carabinieri) ma già imporre ai sette corpi esistenti un’unica centrale acquisti è un obiettivo non così scontato, visto che lo scorso autunno in Parlamento fu fatto saltare il semplice obbligo di usare lo stesso service per la preparazione delle buste paga.
Anche l’annunciato proposito di imporre vincoli ai magistrati amministrativi ed alla loro possibilità di cumulare incarichi riecheggia tentativi già avviati in passati ma poi sempre naufragati. E per quanto possa sembrare un aspetto tutto sommato minore, si prospetta come una battaglia campale pure l’unificazione di Aci, pubblico registro automobilistico e Motorizzazione Civile: basta ricordare che la cancellazione del Pra era stata inserita nel 2007 in una delle «lenzuolate» dell’allora ministro Bersani, ma poi era stata oggetto di un tiro al bersaglio trasversale durante l’iter alle Camere. Il risultato finale fu la cancellazione della norma, con le varie forze politiche che si contendevano il merito di aver sventato un attacco ai posti di lavoro degli interessati.

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