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Data: 03/05/2014
Testata giornalistica: La gazzetta del mezzogiorno
Termoli Lesina, il Molise frena il raddoppio "Intervenga Napolitano" Al Bano: il 20 settembre evento al Petruzzelli per i treni più veloci al Sud

BARI - La Regione Molise - contrariamente a quanto assicurato pubblicamente dal suo presidente Paolo di Laura Frattura nel corso dell’incontro - organizzato nella redazione dalla Gazzetta - con il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, non ha mantenuto la «promessa» e ieri ha ribadito il suo «no» al progetto di Rfi per il raddoppio del tratto ferroviario Termoli-Lesina e la richiesta di affiancare l’opera ferroviaria all’autostrada.L’ipotesi che il Molise vorrebbe si realizzasse (oltre ad una galleria, in sostituzione del viadotto previsto) costerebbe non meno di 150 milioni di euro in più e allungherebbe di molto i tempi di esecuzione.

L’opera già progettata, invece, è divisa attualmente in tre lotti (il primo da Lesina a Ripalta (6,5 km) in territorio pugliese; gli altri due lotti, il numero 3 da Ripalta a Campomarino (per 18 km) e da Campomarino a Termoli (altri 6 km) costerebbe 550 milioni di euro e verrebbe ultimata non prima del 2026 (per il lotto 3).

All’incontro svoltosi ieri a Roma presso il Ministero per le Infrastrutture, hanno partecipato il sottosegretario ai Trasporti, Del Basso De Caro, il capo della Struttura Tecnica di Missione del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, l’amministratore delegato di Rfi, Michele Elia, gli assessori della Regione Puglia Giovanni Giannini e quello della Regione Molise, Pierpaolo Nagni.

La decisione passerà ora, così come prevede il codice degli appalti pubblici (art. 165 del Dl 12 aprile 2006, numero 163), al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, poi al Cipe, infine al Consiglio dei Ministri che chiederà al Presidente della Repubblica di approvare con decreto il progetto. Anche senza l’assenso del Molise.

L’assessore del Molise come egli stesso ha raccontato alla Gazzetta si è detto «dispiaciuto» per avere dovuto confermare il rifiuto della sua Regione, «perchè - ha spiegato - sono state le comunità locali ad avercelo chiesto, dopo una serie di incontri pubblici sull’argomento».

Il Molise, così come aveva ribadito lo scorso 20 febbraio in sede di istruttoria al Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, continua a chiedere che l’opera venga realizzata in affiancamento all’autostrada A14 per un tratto di 3,5 chilometri, fino a Campomarino per poi ricongiungersi al tracciato storico poco prima del centro abitato di Termoli».

Richiesta questa che libererebbe le aree, attualmente occupate dai binari, lungo la costa, e aprirebbe scenari nuovi «per lo sviluppo urbanistico di quei territori».

Nel corso dell’incontro di ieri, la Regione Molise avrebbe confermato di voler rinunciare alla fantasiosa ipotesi di spostamento della stazione di Termoli e «mantenerla invece, lì dove si trova».

L’assessore pugliese Giannini ha nuovamente richiamato il testo del codice dei lavori pubblici che prevede «per un’opera strategica per l’intero Paese il ricorso all’intervento del Capo dello Stato».

L’intero iter, comunque, come ha spiegato il dirigente del ministero Incalza dovrà esaurirsi entro il 30 maggio «data ultima per non perdere il finanziamento».

Entro quella data la Regione Molise dovrà predisporre una delibera nella quale chiarire la sua posizione limitatamente ai due lotti che interessano il suo territorio (Termoli-Ripalta) e non il primo lotto (da Ripalta a Lesina, 6,5 km, costo 106 mln di euro) nel tratto pugliese.

«In teoria - aggiunge Nagni - avremmo potuto esprimere il nostro dissenso sull’intero progetto, ma abbiamo considerato l’importanza dell’opera anche da un punto di vista idrogeologico in quel tratto e liberato così il lotto che riguarda la Puglia». Nagni in verità sa che la decisione poteva essere presa (come fu ipotizzato nel corso dell’incontro presso il Consiglio dei Lavori Pubblici il 20 febbraio scorso) anche senza il via libera del Molise. Ma in questo caso sarebbe stato un atto politico non giustificato neppure dagli «interessi legittimi o meno avanzati dalla comunità molisana».

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