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Pescara, 24/11/2024
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Data: 04/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Precari, i sindacati contro le modifiche. Critiche di Cgil e Cisl al compromesso del Senato: sanzioni invece dell’assunzione per i contratti a termine in eccesso Camusso: peggiorato un decreto che già non andava. Bonanni: c’è troppo menefreghismo verso i lavoratori

ROMA Le nuove regole sui contratti a termine fanno ritrovare l’unità a Cgil e Cisl: Susanna Camusso e Raffaele Bonanni vanno all’attacco delle modifiche introdotte in Senato al decreto legge su lavoro e lo fanno con toni ugualmente duri. «Mi pare che si continui a sancire la precarietà come strada che si vuole utilizzare» ha fatto notare Camusso, mentre per Bonanni si tratta di una vicenda «gravissima» e «incomprensibile» e le correzioni apportate al provvedimento sono «più a favore delle aziende che dei lavoratori».
Le modifiche concordate dalla maggioranza a Palazzo Madama riguardano capitoli diversi del provvedimento, ma l’attenzione si concentra sulla sanzione prevista per le aziende che superano la soglia del 20 per cento di contratti a termine rispetto al totale del personale. Nella versione precedente, il datore di lavoro era obbligato ad assumere a tempo indeterminato i dipendenti a tempo determinato per i quali si fosse verificato il superamento del limite; con le correzioni apportate al Senato ci sarà invece una multa, di importo comunque rilevante.
IL COMPROMESSO
Il nuovo assetto è sostanzialmente il frutto di un compromesso tra il Partito democratico, che alla Camera aveva introdotto modifiche tendenti a limitare il ricorso al lavoro a termine (a partire dalla possibilità di reiterare questo contratto, senza bisogno di causale, solo per cinque volte anziché per otto) e il Nuovo centro destra, intenzionato a ripristinare l’impostazione iniziale. Le modifiche dovranno ora essere votate in commissione Lavoro e poi naturalmente anche in aula, ma dal punto di vista dell’esecutivo l’intesa raggiunta è quella definitiva, non più suscettibile di ulteriori cambiamenti.
La sanzione pecuniaria al posto del più impegnativo obbligo di assunzione è il risultato di questa mediazione; risultato che però non piace a Forza Italia perché giudicato troppo penalizzante per le imprese. Secondo governo e maggioranza si tratta invece di una soluzione equilibrata. «L’entità della sanzione pecuniaria, è tale da scoraggiare chiunque a superare un vincolo che, tra l'altro, non era previsto nella normativa precedente» ha sottolineato il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, che giudica tra l’altro «una valutazione personale» quella di Susanna Camusso.
Soddisfatto anche Cesare Damiano, deputato Pd e presidente della commissione Lavoro del Senato: «I cambiamenti introdotti dal Senato, anche se presentano alcune criticità, non stravolgono i miglioramenti voluti dal Pd ed in alcune parti migliorano il testo» ha fatto sapere.
Non la pensano così i due leader sindacali. Camusso evidenzia anche che questa impostazione appare in contrasto con quella del contratto unico con tutele crescenti, a cui in passato aveva fatto riferimento il premier Matteo Renzi. Ora invece a suo parere «stiamo moltiplicando le forme di precarietà, invece che di assunzione». Bonanni non è da meno e se la prende con «palese menefreghismo che c'è nei confronti dei lavoratori». Il nuovo assetto del decreto è stato giudicato negativamente anche dal segretario generale dell’Ugl Centrella
Al di là della rilevanza del tema lavoro a tempo determinato, è possibile leggere queste critiche anche nel contesto degli attuali rapporto certo non idilliaci tra esecutivo e confederazioni sindacali, dopo il provvedimento su Irpef e revisione della spesa e soprattutto su quello - per ora solo annunciato - in materia di riforma della pubblica amministrazione. I sindacati vedono messo in discussione il proprio ruolo di rappresentanza da iniziative come la consultazione diretta dei lavoratori. E naturalmente non gradiscono altre misure che li riguardano direttamente, come la prospettata riduzione del cinquanta per cento dei permessi sindacali nel pubblico impiego.

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