AVELLINO «Posso confermare che la revisione del pullman è stata fatta a marzo nei nostri uffici. Si tratta di una serie di test meticolosi e severissimi che vanno dal controllo dello sterzo alla verifica del sistema frenante, passando per il numero dei posti, gas di scarico e motore. Il tutto è certificato da sistemi computerizzati indicati direttamente dal ministero dei Trasporti». Questo diceva l’ingegnere Giovanni Di Meo, dirigente della Motorizzazione civile di Napoli, il 31 luglio del 2013 aggiungendo che il bus precipitato dal viadotto Acqualonga di Monteforte Irpino (Avellino) dell’A16 Napoli-Canosa provocando la morte di 40 persone «aveva superato i test a marzo ma non possiamo sapere cosa è potuto succedere nei giorni seguenti» del 29 luglio 2013. Certezze smascherate dalla procura di Avellino che dopo aver passato sotto la lente la documentazione presentata alla Polstrada nei giorni successivi all’incidente dalla Travel Mondo, ditta proprietaria del bus noleggiato dai pellegrini di Pozzuoli (Napoli), ha indagato due dipendenti della Motorizzazione, il funzionario tecnico Vittorio Saulino, 56 anni, di San Giorgio a Cremano (Napoli) e l’impiegata Antonietta Ceriola, 63 anni, di Giffoni Sei Casali (Salerno) con l’accusa di falso in atto pubblico: introducendosi nel sistema informatico della Motorizzazione, avrebbero attestato l’avvenuta revisione del bus il 26 marzo del 2013, 4 mesi prima dell’incidente, senza che fosse avvenuta. La falsificazione è emersa dopo perizie calligrafiche sulla documentazione cartacea presentata dal titolare dell’agenzia di viaggi proprietaria del bus, che hanno fatto emergere la falsificazione. Non vi è traccia della richiesta di sottoporre il veicolo a revisione. Nell’incidente probatorio, è emerso che il bus non disponeva del sistema frenante danneggiato dalla rottura del sistema di trasmissione. Salgono a 9 le persone indagate anche con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.