PESCARA Nel primo dibattito in tv, organizzato negli studi di Rete8, una sedia è rimasta vuota. Gianni Chiodi ha disertato il confronto con Luciano D'Alfonso, Sara Marcozzi e Maurizio Acerbo. Timore di affrontare il faccia a faccia, o cos'altro? Il governatore mette le mani avanti: «Mi spiace dover constatare come il clima pre-elettorale sia contaminato da atteggiamenti strumentali. La mia mancata partecipazione non ha secondi fini, né spiegazioni dietrologiche. Molto semplicemente ero impegnato nella firma della convenzione per la partecipazione della Regione all'Expo di Milano. Un impegno programmato da tempo, alla presenza di ospiti provenienti da Milano». Dunque, nessun timore del faccia a faccia con gli altri sfidanti: «Avevo manifestato la disponibilità a partecipare all'incontro di Rete8, dopo aver valutato insieme gli altri rispettivi impegni, ma non ho avuto riscontro. Credo sia intellettualmente disonesto motivare la mia assenza con ragioni che non hanno alcun fondamento». Il governatore dice di non essersi mai sottratto al confronto con gli avversari e di non avere intenzione di farlo ora: «Ricordo poi che un dibattito senza il candidato del centrodestra viola le regole di correttezza che qualsiasi giornalista dovrebbe rispettare e inquina i principi della par condicio».
Le occasioni di un nuovo incontro a quattro, però, non mancheranno. A Pescara ci sta lavorando l'associazione Il Parco dei Gesuiti, che intanto il 16 maggio ospiterà nella parrocchia dei Colli quello fra i nove candidati a sindaco della città, con l'economista Pino Mauro a fare da pungolatore. Certo è che dopo cinque anni tutto è cambiato anche nella comunicazione. Il luogo vero della sfida è il web, anche se su blog e social network manca il terreno del confronto-scontro. Così su Facebook e Twitter la fanno da padrone i monologhi, i mini spot, le foto degli incontri elettorali e delle inaugurazioni dei comitati, il selfie scattato al volo per strada con una simpatizzante. Ma manca il botta e risposta che anima i talk show in tv.
Una campagna elettorale molto diversa, anche nei costi. A manifesti e santini non si rinuncia, ma certe costosissime grancasse, a partire dalle cene elettorali con centinaia di invitati (e imboscati) sono un ricordo. Chiodi dice di disporre di un budget di 100-150mila euro per la campagna elettorale. D'Alfonso afferma che ne spenderà 60-70mila, grazie all’aiuto dei tanti volontari. La crisi è crisi, anche il candidato ha le sue rinunce. Vota Antonio! Può bastare.