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Pescara, 24/11/2024
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Data: 04/05/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Giannini: arrabbiati come Grillo, ma noi siamo responsabili, Il ministro: dopo le europee nuova fase a destra del Pd

PESCARA Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione e dell’Università del governo Renzi e segretario di Scelta civica ha due missioni: riformare la scuola e motivarne i lavoratori introducendo «criteri di valutazione, merito e premialità»; fare di Scelta civica la forza aggregante del nuovo polo liberal-democratico italiano, oggi confuso e travolto dalla crisi del centrodestra berlusconiano. Il ministro Giannini è anche candidata alle elezioni europee nella circoscrizione Centro con la lista “Scelta Europea con Guy Verhofstadt”, una lista che sostiene la candidatura dell'ex premier belga Guy Verhofstadt alla presidenza della Commissione europea. Ieri, accompagnata dal deputato abruzzese Giulio Sottanelli, il leader di Scelta Civica ha avuto una fitta agenda di incontri: all’università di Teramo (dove ha incontrato i tre rettori delle università abruzzesi e un migliaio tra studenti e insegnanti) e a Pescara dove, tra l’altro, ha visitato la redazione del Centro. Ministro Giannini, come si presenta il futuro politico di Scelta Civica? Non rischia di restare schiacciata da due poli forti come centrosinistra e centrodestra? «I poli sinceramente forti che vedo sono il centrosinistra e Grillo. Il centrodestra che cos’è?» Già, che cos’è secondo lei? «Me lo chiedo anch’io: è una frammentazione di proposte che non hanno identità adeguata a una democrazia avanzata. Ecco, il grande campo di azione della politica italiana sarà proprio la rimessa a punto di tutto ciò che è alla destra del Pd. Ci siamo noi, che siamo i liberali democratici, una forza abbastanza definita come identità europea e come riferimento culturale; poi c’è il Nuovo centrodestra che non si capisce se è una costola di Forza Italia o qualcosa di diverso (ma le cose diverse si fanno con donne e uomini diversi e questo già crea sconcerto per chi vuole innovazione). Poi c’è Forza Italia vent’anni dopo, con nuovi leader che non emergono e un vecchio leader ai servizi televisivi più che ai servizi sociali. Io non la vedrei così complessa per un partito piccolo come il nostro che farà la sua parte dopo le elezioni europee». Non trova sconcertante l’impopolarità di Monti rispetto a quanto ha fatto per salvare il paese? «Il Monti del governo è un classico caso di rimozione collettiva di una fase dolorosa e sofferta del paese in cui chi aveva responsabilità si è sottratto e allora si è chiamato il chirurgo d’urgenza. Però vorrei dire che il presente e il futuro di Scelta Civica non è Monti, che ha fatto delle scelte probabilmente ragionevoli rispetto al suo “sentiment” verso la politica. Il nostro futuro, superate le elezioni europee (e per me un valore che superi il 3% è già un bel risultato), significa diventare protagonisti della ricostruzione di un’area politica oggi inesistente, per vari processi di ricomposizione e decomposizione a cui ascrivo anche il capitolo montiano». Anche quello molto tormentato. «Il Monti politico, che ha portato 65 di noi in parlamento, è un altro capitolo che si inscrive nella difficoltà di gestione di una civismo che ha una matrice simile a Grillo: la politica ha fallito, non ha dato risposte, si è sottratta alle responsabilità di governo nel momento in cui il paese era sull’orlo del baratro, e allora noi portiamo la proposta della società civile». Dov’è la differenza con Grillo? «Da noi c’è un processo selettivo, mentre Grillo prende l’elenco telefonico schiaccia due pulsanti e butta dentro la gente in Parlamento. Ma poi i risultati si vedono». Non crede che Grillo costituisca comunque un argine all’insorgere di una destra oltranzista alla Le Pen? «Io non so se Marine Le Pen sia più identificabile come forza politica di destra rispetto al messaggio politico che dà Grillo. Io dico solo che se hai il 25% dei voti hai il dovere etico di andare in Parlamento per governare, perché le proteste si fanno in piazza». In Abruzzo Scelta civica sta con D’Alfonso, a Roma siete alleati anche con Alfano. Secondo lei ha ancora senso parlare di destra e sinistra? «Il tema vero è che una parte del paese ha scelto la via del cambiamento strutturale. E sono tutti quelli che sono impegnati nella coalizione qui in Abruzzo o a Roma. Ma prima o poi ci sarà bisogno di un quadro politico che restituisca identità alle varie forze, al di là di questo momento in cui “o cambi o muori”. Il nostro partito è quello che ha iniziato per primo il cambiamento, anche attraverso la severità dell’agenda Monti, mentre gli altri due poli erano ancora molto indietro. E stiamo parlando di pochi mesi fa». Veniamo un attimo al suo ministero e in particolare a quello che è successo per i test d’ammissione a Medicina. Adesso si parla ancora di cambiare metodo, di ammettere tutti al primo anno e poi selezionare i più idonei. Non si rischia di ingenerare l’impressione che manchi costantemente un punto fermo? «La selezione per l’accesso a medicina è un metodo che condivido. Io ho semplicemente posto un quesito: esiste uno strumento più efficace e corretto del test che dia una visione rispondente al valore degli studenti? Guardiamo allora a cosa fanno gli altri paesi. I francesi, che hanno un sistema d’istruzione centralizzato e pubblico come il nostro hanno un meccanismo che funzione bene: ammettono e poi selezionano. Possiamo discuterne».

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