ROMA Guai a parlare di bad company quando si parla di Alitalia. Questa volta lo Stato non c’entra. Sarà infatti una holding company Alitalia, secondo lo schema già anticipato dal Messaggero, a raccogliere i debiti e gli esuberi della vecchia compagnia sempre sotto il controllo degli azionisti privati di Cai. Gli stessi che avranno il controllo anche della new company (con il 51%) in tandem con Etihad (49%). Non è un gioco di parole ma una questione di sostanza in un dossier bollente come quello di Alitalia che per andare incontro alle richieste di Abu Dhabi prevede tra l’altro ben 3.000 esuberi. Non a caso ieri è sceso in campo il governo, attraverso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, a precisare che questa volta non interverrà lo Stato, come accaduto nel 2008 con il prestito da 300 milioni di euro. L’Alitalia dei privati sarà rilanciata dai privati con nuovi investimenti. «La soluzione per Alitalia non è una bad company o una new company su modelli del passato», ha spiegato il ministro. Perché questo schema «non è accettabile, nè condiviso dal governo». La precisazione è d’obbligo per Lupi che ha parlato nel corso di una iniziativa alle Giornate del Lavoro. Il problema di Alitalia, ha aggiunto, «è invece trovare un grande partner industriale che rilanci la compagnia». Quindi, ha concluso il ministro delle Infrastrutture, «giudicheremo l’accordo che speriamo si possa raggiungere tra Etihad e Alitalia sulla base del piano industriale e dello sviluppo.
Lo schema è confermato, dunque, da una parte ci sarà la Newco Alitalia controllata anche da Abu Dhabi, una società sana, ben capitalizzate (800-900 milioni) e senza debiti o legami ingombranti con il passato che, nel disegno immaginato dallo studio milanese guidato da Sergio Erede, custodirà l’operatività industriale (slot e voli) con circa 10 mila dipendenti e un costo del personale molto competitivo.
Nella holding company controllata interamente dai soci di Cai finiranno invece i rischi legati ai contenziosi del passato, il debito bancario e i dipendenti considerati in eccesso rispetto alle richieste di Etihad. Come saranno pagati i conti con le banche? L’intesa prevede una postilla precisa e evidentemente cruciale: dovrebbero essere i futuri dividendi della newco, cioè della società sana, ad aiutare nella restituzione dei debiti. Sulla compagnia pesa attualmente un fardello di circa 2 miliardi (circa 800 milioni sono i debiti verso le banche, di cui 400 a breve, a cui si aggiungono almeno altri 165 milioni di nuova finanza). Quanto agli esuberi, i soci di Cai si impegnano a chiedere un sostegno al governo.
Incassato l’appoggio di azionisti e banche, oggi il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, insieme all’ad Gabriele Del Torchio volerà alla volta di Abu Dhabi per incontrare domani il ceo di Etihad, James Hogan, che ieri ha preferito non commentare le anticipazioni del Messaggero.