PESCARA Cancellato il Consiglio comunale straordinario sul Piano regolatore portuale, fissato al 16 maggio, esplode la rabbia del sindaco Mascia e degli operatori commerciali. Il presidente dell'assise civica Roberto De Camillis, insieme ai due vice Adele Caroli e Fausto Di Nisio, ha accolto in pratica la richiesta di Maurizio Acerbo (Prc) di annullare la seduta «non rilevando nessun elemento che giustifichi l'urgenza dell'adozione di atti di competenza del Consiglio comunale - afferma De Camillis - e non ravvisando peraltro una possibile esposizione dell'ente a danni rilevanti, ha deciso di non procedere alla convocazione di Consigli comunali nell'attuale periodo di vacatio». Qui finisce il documento dell'ufficio di presidenza del Comune e inizia il fuoco di fila di sindaco e addetti ai lavori. «Quelle forze politiche che decideranno di bloccare l'iter del Piano regolatore portuale di Pescara, - ha tuonato Mascia - impedendo la convocazione della seduta straordinaria del Consiglio comunale che dovrebbe ratificare semplicemente l'intesa tra Comune e Direzione marittima, per poi consentire l'invio del faldone al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, se ne assumeranno la responsabilità amministrativa dinanzi alla città e alle centinaia di famiglie che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma del dragaggio. Abbiamo atteso per 15 mesi la firma del Decreto di Vas al Piano, dopo cinque anni di lavoro. Non approvare oggi quell'atto significherebbe rinviare tutto al prossimo autunno, ossia bloccare per ancora un anno il Piano, condannando marineria e operatori commerciali a fare i conti con un nuovo insabbiamento dei fondali». Mascia confida poi che «ci siano ancora i margini per un ripensamento, del resto il Consiglio non deve approvare il Piano regolatore, ma deve solo ratificare un'intesa per mandare atti già approvati al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, dunque nella migliore delle ipotesi, saranno necessari ancora 5 o 6 mesi per passare alla fase operativa. L'importante è partire con il primo stralcio, ossia la deviazione e il prolungamento del fiume oltre la diga foranea, opera del costo di 15milioni di euro già disponibili per lavori essenziali alla soluzione definitiva del problema dell'insabbiamento». A Mascia hanno fatto eco Gianni Leardi, operatore della darsena, e il pilota del porto Leonardo Costagliola, il quale ha ricordato che «di questo passo, a settembre il porto chiuderà di nuovo e allora sì che i collegamenti con la Croazia salteranno per sempre». Sulla stessa lunghezza d'onda Bruno Santori, oggi candidato alla Regione con Abruzzo Civico, che da sempre perora la causa della ripresa dei traffici commerciali dello scalo, e il candidato sindaco di Pescara a colori Florio Corneli: «Le forze politiche che hanno lasciato che il Consiglio comunale sul porto saltasse si assumano la responsabilità di aver condannato le casse pubbliche ad ulteriori spese di milioni di euro per nuovi dragaggi e l'intera città di Pescara a mesi di immobilismo e attesa». Intanto dalla marineria arriva un accorato appello a Mascia affinché si attivi sulla questione degli indennizzi che sono stati promessi, ma non sono mai arrivati e annuncia una assemblea per sabato 10 maggio nella sede dell'Associazione Armatori. Alle viste c'è la volontà di organizzare una manifestazione di protesta eclatante. «I dipendenti - denunciano i leader della marineria - sono ancora in attesa di percepire le somme della cassa integrazione in deroga per i mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile del 2013 e il fermo biologico del 2013, sempre per gli imbarcati. Somme annunciate ma mai erogate, e gli armatori, cioè le imprese, non hanno ancora ricevuto l'annunciato fermo biologico per l'anno 2013. I due milioni e mezzo che il Governo ha destinato alla marineria pescarese, danneggiata a lungo dal mancato dragaggio del porto, sono ancora bloccati e non si capisce cosa stia facendo la Regione».