Il segretario generale apre il XVII Congresso Cgil sfidando l'esecutivo sul cambiamento partendo da quattro aree: "Riformare le pensioni, dando attenzione ai giovani e correggendo gli errori sugli esodati. E poi riforma degli ammortizzatori sociali, contrasto al lavoro povero, lotta all'evasione". Poletti: governo ascolta tutti poi decide
RIMINI - Susanna Camusso apre a Rimini il XVII Congresso nazionale della Cgil accusando Matteo Renzi e il suo governo di distorcere la democrazia escludendo con un atteggiamento di autosufficienza la partecipazione della rappresentanza sociale nel momento in cui si decide come cambiare il Paese e le regole del lavoro. E per cambiare il Paese, Camusso lancia la sfida all'esecutivo su quattro tavoli: pensioni, ammortizzatori sociali, lavoro povero e lotta all'evasione. Rispondendo così anche all'invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel suo messaggio alla Cgil esorta il sindacato ad elaborare "proposte innovative e sostenibili per contribuire al superamento di una così lunga crisi". A Camusso replica il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: "Il governo ascolta tutti ma poi decide".
Autosufficienza esclude rappresentanza. "L'autosufficienza della politica sta determinando una torsione democratica", ma il sindacato non si sente "orfano ma protagonista". Susanna Camusso stigmatizza così la posizione dell'esecutivo e dell'"attuale presidente del Consiglio", mai citato con nome e cognome, nella relazione di apertura del XVII Congresso nazionale. "Contrastiamo e contrasteremo l'idea di un'autosufficienza del Governo, che taglia non solo l'interlocuzione con le forme di rappresentanza, ma ne nega il ruolo di partecipazione e di sostanziamento della democrazia - afferma il segretario generale della Cgil dal Palacongressi di Rimini - Una logica di autosufficienza della politica che sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione".
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"Non abbiamo la vocazione al soggiorno nella 'sala verde', se la si considera inconcludente non ci manca la terra sotto i piedi. Ci auguriamo - sottolinea Camusso -, però, che tanta autosufficienza non produca nuove vittime delle leggi di riforma, come gli esodati, figli del disprezzo delle competenze. Con nettezza affermiamo che non ci sentiamo orfani ma protagonisti. La nostra storia, la nostra funzione, le nostre radici, hanno trovato nelle varie fasi le forme per esprimersi, la concertazione è stata uno strumento. Senza non viene meno il protagonismo e la capacità di far valere le nostre ragioni. Non confondiamo rappresentanza con rappresentazione".
Le quattro sfide. Al governo la Cgil lancia quattro sfide per aprire una vera vertenza su altrettanti temi che rappresentano i lati del "quadrato rosso" simbolo del sindacato: riformare le pensioni, con l'obiettivo di dare attenzione ai giovani e correggere gli errori sugli esodati; riforma degli ammortizzatori sociali; contrasto al lavoro povero; misure fiscali con al centro la lotta all'evasione. Nella relazione di apertura Susanna Camusso indica le proposte "che non sono in cima all'agenda politica attuale" e che la Cgil vuole riportare al centro dell'attenzione "costruendo alleanza, ma soprattutto consenso, iniziativa, mobilitazione in tutti i luoghi di lavoro, in tutti i territori".
Le pensioni. Per Camusso, bisogna aprire "una vera e propria vertenza" da portare avanti con Cisl e Uil, per arrivare a una riforma "che abbia al centro una prospettiva dignitosa per i giovani, i precari, ovvero il tema della ricostruzione della pensione basata sulla previdenza pubblica. Non l'idea di un ritorno indietro, come nulla fosse, restando nel recinto di chi difende una parte, ma un sistema equo, che reintroduca certezze e libertà di scelta". Il segretario generale della Cgil chiede anche di "correggere gli errori del passato sugli esodati, il cui problema va risolto nella certezza del diritto". La vertenza pensioni deve "proporre una risposta strutturale rispetto alle fantasie del dibattito in corso, tra autoprestiti, prepensionamenti e scivoli vari. Non si può tornare alle mille soluzioni ad hoc, per poi dire che il sistema è ingiusto e costoso".
Sulle pensioni, Camusso avverte anche sui pericoli derivanti dalla abolizione della Covip: "Dando alle assicurazioni il controllo del sistema, si compieranno due drammatici danni: l'incertezza del risparmio previdenziale e la sottrazione di investimenti per il Paese". Piuttosto, "abolire il fondo di gestione separata, oggi ghetto dei precari" chiede il segretario generale della Cgil, "quale pensione di garanzia potremmo assicurare ai giovani se l'aggiornamento dei loro coefficienti è legato a un Pil di crisi e siamo già a -9 punti?". E a chi solleva l'argomento del debito per scoraggiare la proposta, Camusso ricorda "che un Paese che prevede di avere solo anziani poveri sta preparando un gigantesco debito per il futuro, oltre che una gigantesca ingiustizia".
Ammortizzatori sociali. "Se l'emergenza ci dice risorse per la deroga, la prospettiva ci dice che le proposte nel disegno di legge delega sono quantomeno confuse" avverte Camusso, rilanciando la proposta Cgil: "Cassa integrazione che unifichi ordinaria e straordinaria per tutti i settori e tutte le dimensioni di impresa a contribuzione e con il regime del nuovo sistema che deve includere, perché il sistema sia universale i vari fondi della legge 92, con questa scelta si può andare al superamento della cassa in deroga. Questo non vuol dire ovviamente che non vi sia più intervento pubblico per gli ammortizzatori, la spesa deve indirizzarsi ai contributi figurativi e all'universalità di una nuova indennità di disoccupazione, che sia effettivamente usufruibile da lavoratori standard e non".
Dall'altro lato, osserva ancora Camusso, serve un "sistema di politiche attive oggi ben lungi dall'esserci, che oltre ad essere di servizio pubblico, deve avere dietro di sè un sistema formativo vero che integri gli ammortizzatori ed efficaci strumenti di incrocio tra domanda e offerta. Un sistema nuovo di ammortizzatori, un riordino della formazione, senza continuare a sottrarre risorse ai fondi interprofessionali, ma impegnandoli nella sinergia perché in parte contribuiscano alle politiche di ricollocazione, alcuni fondi hanno già cominciato".
Contratto unico. Il segretario generale della Cgil conferma le critiche al decreto su contratti a termine e apprendistato. "Abbiamo espresso e confermiamo il nostro giudizio sul decreto lavoro: va nel verso dell'ulteriore precarizzazione e confermiamo che il disegno di legge delega è tutt'altro che chiaro". Per dare una spinta all'occupazione, soprattutto giovanile, "lavoriamo sulla semplificazione" attraverso l'introduzione di un "contratto unico" con "la mediazione giusta e positiva tra flessibilizzazione contrattata e certezze per i lavoratori" propone il segretario generale della Cgil. "Discutiamo tempi e certezze antidiscriminatorie, insieme con il contratto unico altre tre forme: contratto a termine causale per stagionalità e sostituzioni, somministrazione a apprendistato". Secondo Camusso "altre forme vanno ricondotte, qualora necessario, al lavoro veramente autonomo di cui vanno definiti i diritti universali. Bene che si cominci dalle norme di tutela universale della maternità, ma completezza vorrebbe l'abolizione della Bossi-Fini e la costruzione di una legge positiva sugli ingressi e sulle regole".
Fisco. La patrimoniale e una "mobilitazione civile" contro l'evasione e la reintroduzione del reato di falso in bilancio sono le proposte della Cgil per il fisco. "Vorremmo partire dal contrasto all'evasione: è un reato che si riesce ben poco a perseguire" accusa Camusso. "Crediamo che vadano proposte, e in qualche caso riproposte, delle norme: ripristinare il reato di falso in bilancio è un immediato contributo alla legalità; unificare e far comunicare le banche dati e portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro, impedire e perseguire l'autoriciclaggio".
Per Camusso "senza il combinato di patrimoniale e lotta all'evasione fiscale, non solo diventa difficile immaginare un equilibrio giusto nella tassazione dei redditi, ma non si determineranno politiche di investimento se tutto si concentra solo sui fondi strutturali".
Pubblica amministrazione e spending review. "La discussione sulla spending review va fatta fino in fondo, affrontando l'occupazione politica della pubblica amministrazione, le troppe nomine e interessi, non scaricandole ancora una volta sui lavoratori" avverte ancora Camusso. "Cambiamento sarebbe proprio invertire la tendenza a considerare chi lavora l'ostacolo invece che contrastare chi complica gli affari semplici". Ad esempio, si chiede Camusso, "se si parla di P.A. digitale, il problema sono i lavoratori o gli interessi che hanno dettato sistemi che non dialogano tra un ufficio e l'altro?".
Per Camusso, "è una necessità del Paese riformare la pubblica amministazione" che non deve più essere considerata "volano elettorale" e "serbatoio di consensi" dalla politica. Occorre "rinnovare i contratti pubblici per sanare l'ingiustizia di sei anni di blocco, ma soprattutto per qualificare la riforma della P.A. Solo la privatizzazione vera, compiuta, del rapporto di lavoro pubblico - sottolinea il leader Cgil - può determinare le condizioni per la valorizzazione del lavoro, per discutere di organizzazione del lavoro, qualità dei servizi, efficacia, rapporto con i cittadini, sottrazione alla politica. Per questo è giusto il tema della responsabilità dei dirigenti, nella certezza delle regole, non trasformando tutto in nomine politiche".
Lavoro povero. Tra le sfide più importanti dei prossimi mesi deve essere messo al primo posto il contrasto al "lavoro povero". Per la Cgil è necessaria per questo una legge che istituisca un sistema di controllo su "appalti, cooperazione, caporalato e mercato del lavoro agricolo" rilancia Camusso. "Siamo per costruire una compiuta proposta di legge - spiega - che affronti gli appalti, il vincolo della responsabilità solidale, della clausola sociale, dell'applicazione dei contratti, la trasparenza per contrastare la corruzione, e intervenga così a cancellare la rincorsa agli appalti al massimo ribasso e a offerta economicamente più vantaggiosa che da soluzione sono diventati fonte del problema". Questa proposta di legge per la Cgil deve avere come base di partenza la "cancellazione dell'articolo 8 (della legge 138/11 su derogabilità leggi e contratti), forse non applicato moltissimo, ma che pende come spada di damocle e che è l'antitesi di una legge che renda certa la condizione contrattuale per tante lavoratrici e tanti lavoratori".
Modificare trattati Ue. In Europa "ora l'appuntamento è il cambio dei trattati, a partire dal fiscal compact: non può esserci la stessa risposta nella crisi come nella crescita" dice il segretario generale della Cgil. "La mutualizzazione del debito, la ricontrattazione dei trattati, l'unità fiscale e bancaria sono le necessità di governo della moneta unica e di un'altra politica economica, insieme al primato delle istituzioni elettive. Un primo segno importante è l'individuazione del presidente della Commissione, vogliamo sia la premessa di una nuova stagione".
Contro le privatizzazioni. "Da troppo tempo il nostro Paese non ha un'idea di sè, non sa qual è il filo che vogliamo tirare per il nostro futuro. Telecom non è forse lì a dirci che le politiche sbagliate ci fanno perdere interi settori? Eppure si vogliono fare altre privatizzazioni" premette Camusso, spiegando poi l'idea della Cgil. "Pensiamo che l'acqua sia un bene pubblico, che il pubblico non sia privatizzabile quando parla del benessere delle persone. A partire dalla Sanità, la prima grande rete sociale. Siamo contrari alle società inutili e difensori delle società di servizio vero. Pensiamo, per esempio, che il ciclo dei rifiuti sia terreno fondamentale per politiche di sviluppo, per la nuova economia. E che il contrasto alla criminalità sia uno degli interventi concreti che riconduca a priorità l'unità del Paese".
Donne e vera libertà. "La libertà delle donne è metro della democrazia e non ci stancheremo mai di dire che solo nel rispetto e nella libertà delle donne staremo meglio tutti. Libertà, non omologazione, né nel vestire, né nel pensiero, né nel lavoro" incalza Camusso sul finire della sua relazione, ricordando con tono grave "il silenzio che troppo spesso cala sul femminicidio". "Metà del mondo - prosegue Camusso - è ancora considerata 'corpo', oggetto possedibile, ovvero un corpo senza mente, se si ribella alla proprietà, al diventare oggetto, va dominato, piegato se non si rassegna, eliminato. Possiamo immaginare un vulnus alla libertà e alla democrazia più profondo di questo? Noi che ci ribelliamo alla schiavitù perché è possesso dei corpi, lesione del diritto di cittadinanza, possiamo invece accettare una schiavitù apparentemente senza catena, ma che violenta e uccide ogni giorno?".