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Pescara, 24/11/2024
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Data: 07/05/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Corsi truffa, Bonanni tra i testimoni. Maxi raggiro da 30 milioni allo Ial-Cisl, le difese chiamano a deporre il segretario nazionale

PESCARA Da un lato la condanna al danno erariale e dell’altro il processo penale ancora in corso con tempi lumaca. Si gioca su un doppio binario la vicenda che ruota attorno allo Ial-Cisl Abruzzo, l’ente di formazione che faceva capo al sindacato e fallito nel 2012 proprio in seguito a una serie di attività fraudolente contestate dalla procura ad ex amministratori e dipendenti che, per l’accusa, avrebbero portato a un maxi-raggiro da circa 30 milioni di euro e allo “svuotamento” della casse. La sentenza della Corte dei Conti ha condannato quattro ex dell’ente di formazione al pagamento del risarcimento record alla Regione di 32 milioni di euro mentre per 19 persone è iniziato da poco il processo in dibattimento in cui le difese chiameranno a testimoniare i big della Cisl, iniziando dal numero uno: il segretario nazionale, l’abruzzese Raffaele Bonanni. Nelle prime udienze del processo in cui sono coinvolte 19 persone accusate di associazione per delinquere, truffa, peculato e riciclaggio per presunti corsi di formazione truccati, la Guardia di finanza ha ricostruito tutti i movimenti alla base dell’accusa: fatture gonfiate, timbri falsi, versamenti contributivi inesistenti, bilanci alterati con poste contabili fittizie che avrebbero portato al raggiro e, successivamente, al fallimento dell’ente. Ma per individuare i ruoli e le attività gli avvocati difensori, tra cui quello del pescarese Bruno Colombini, ex amministratore dell’ente a partire dal 2000 e assistito dall’avvocato Giovanni Mangia, chiameranno a deporre una serie di vertici del sindacato e dell’ente di formazione. Tra questi figurano Bonanni, il segretario della Cisl Abruzzo Gianni Tiburzi, l’amministratore unico dello Ial nazionale Graziano Trerè e l’ex amministratore dello Ial Puglia Flavio Pedaci. Se il procedimento penale procede con estrema lentezza perché l’udienza è stata rinviata al 2015, sarà più breve invece l’altro percorso: quello in cui la Corte dei Conti ha condannato i pescaresi Marco Michetti, Francesco Gizzi e Colombini e il teramano Claudio Graziani all’astronomica cifra di 23 milioni di euro di danni da pagare alla Regione. I legali dei 4 impugneranno la sentenza dei giudici contabili alla sezione d’appello della stessa Corte dei Conti. Secondo l’avvocato Mangia, la richiesta della procura della Corte dei Conti «traeva origine da una sovrapposizione dei fatti per cui un’autonoma conclusione della vicenda in sede contabile avrebbe potuto preludere a un conflitto di giudicati». Gizzi, assistito da Simonetta Sfamurri e da Sabrina Di Giovanni, aveva aggiunto di «non aver preso parte alla negoziazione fraudolenta degli assegni» mentre Michetti, assistito da Giuliano Milia e da Francesco Silvestri, aveva evidenziato i suoi «redditi modesti» e i «tempi delle prescrizione», così come fatto da Graziani assistito da Vincenzo Garrubba. Ma i giudici contabili hanno rigettato l’opposizione delle difese.

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