ROMA Voleva fare il Pulcinella lumbard a Napoli. Pensava che lo prendessero per ’nu babbà. Invece, al leader leghista Matteo Salvini, sconfinato nella capitale del Sud, gli indigeni hanno gridato: «Vattinneeee!». E lui ha dovuto rinunciare al comizio in piazza Carlo III, luogo borbonico per eccellenza e meraviglia dell’architettura settecentesca, e fuggirsene da Napoli. Dicendo, improbabilmente, che «in fondo i napoletani mi amano».
LEVETE
Dunque, alla camicia verde è andata meglio la scorsa settimana, quando, in un altro sconfinamento dalla Padania, è arriva qui a Roma. I quiriti lo hanno snobbato, a parte un automobilista che, vedendo Salvini piazzato in mezzo alla strada con addosso un improbabile felpone giallorosso con su scritto «Roma», ha gridato al barbaro sognante: «E leveteeeee». Il che è un modo più educato, per manifestare la distanza critica dell’Urbe nei confronti delle camicie verdi del pratone di Pontida e l’ineguagliabile superiorità anche satirica dei romani, rispetto al grido lanciato da un commerciante di via Cavour dieci anni fa mentre un corteo di leghisti sfilava davanti alla sua bottega: «Quando voi ancora vivevate sugli alberi, noi quaggiù eravamo già fr...» (cioè gay).
IL BIDE’
Ma eccolo sul Golfo il Matteo milanese, interista e legaiolo. I locali non dimenticano un episodio che si svolse alla festa della Lega a Pontida anni fa. E che fece scandalo. Salvini, con la sua allegra brigata lumbard, intonò tra birre e merlot andato a male nell’accampamento dei guerrieri di Bossi un coretto che faceva così e che è finito su YouTube attirandosi le pernacchie dell’intera comunità nazionale, anche nordista: «Senti che puzza, / scappano anche i cani, / stanno arrivando i napoletani. / Oh colerosi, terremotati / voi col sapone non vi siete mai lavati». «Lavati tu, battilocchio!» (cioè idiota), gli grida ora una piccola folla di napoletani. «A carogna nun è Genny, sì tuuuu!», aggiunge qualcuno. Gli vengono sventolati sotto il naso cartelli così: «Salvini, con l’acqua del Po gentilmente si faccia il bidè». E ancora: «Buffone, vattene!». In più: «Si ’na ciofeca», «’Na chiavica». Lui: «Ma io non ho mai cantato cori contro di voi». Se ne va. E così continua il suo trionfale tour elettorale nel Sud: pernacchie anche a Taranto, a Battipaglia, a Lamezia Terme, in Sicilia. Intanto, scappando da Napoli, aveva detto: «Tornerò presto in questa bellissima città». Ma se Salvini continua a dire «darei il Daspo agli immigrati portatori di scabbia e di ebola», invece che a Napoli andrebbe mandato in Siria. Dove non gli tirerebbero i babbà.