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Data: 08/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
XVII congresso Cgil - La Cgil si spacca: Landini presenta la sua lista contro Camusso. Il leader Fiom attacca: il sindacato deve cambiare, serve maggiore trasparenza.

ROMA Passerà nella storia del sindacato come il congresso delle crepe. Non solo quella ampia, profonda, tra Cgil e Pd, causata dalle accuse e dalle repliche tra Camusso e il premier Renzi. Ma anche quella, altrettanto profonda, all’interno dello stesso sindacato di corso d’Italia, resa palese ieri dalle parole del leader Fiom Maurizio Landini contro la gestione Camusso. Passerà alla storia, questo XVII congresso della Cgil, anche come l’assise sindacale in cui più di ogni altra si è evocata la parola ”democrazia“, in cui ci si è avvolti e nascosti dietro la bandiera della democrazia per sferrare attacchi a nemici più o meno storici. E così il giorno dopo la relazione della Camusso e del suo allarme sulla «torsione democratica» messa in atto dal governo, dallo stesso palco la minoranza Cgil guidata da Maurizio Landini, accusa di opacità democratica la stessa Camusso e chiede di «ricostruire una casa di vetro trasparente non solo sui bilanci ma anche sulle spese, sulle decisioni fino ad avere un codice etico sul comportamento». A sancire la rottura, la distanza siderale tra due modi diversi di vedere il sindacato e la sua funzione, arriva la temuta lista alternativa per l’elezione del nuovo direttivo che si terrà oggi. Landini la presenta forte di oltre cento firme, tra cui quella del segretario confederale Nicola Nicolosi. Non basteranno (i delegati sono più di 900) a determinare un cambio di guida. La riconferma della Camusso è scontata. Ma quelle 110 firme sono lì a dire che i prossimi due anni di gestione interna non saranno una passeggiata. A contrapporsi alle tesi di maggioranza, oltre alla lista Landini, c’è poi anche quella di Giorgio Cremaschi che ha raccolto 31 firme.
«Questo doveva essere un congresso unitario, così era nato, la Fiom aveva lealmente scelto di lavorare non a documenti contrapposti ma a una strategia per affrontare tutte le difficoltà. E invece siamo partiti uniti e siamo spaccati grazie al segretario generale», accusa il leader dei metalmeccanici Cgil. Che però precisa: l’opposizione sarà dura, ma sarà interna. Insomma, nessuna scissione. A fare da detonatore in questi mesi è stato il testo unico sulla rappresentanza che la Fiom ha da subito contestato. I risultati del referendum interno - resi noti qualche giorno prima dell’avvio del congresso - hanno dato ampiamente ragione alla linea Camusso. Ma Landini non ci sta e avverte: bisogna continuare a discutere, «sarebbe poco saggio risolvere la vicenda a colpi di maggioranza». In ogni caso, secondo Landini, la Cgil «deve cambiare, e non perché non ce lo chiede Renzi ma perché ce lo chiedono i lavoratori, i precari e i giovani». Il rischio - continua - è quello di far scivolare il sindacato verso il declino. Il consenso di cui gode Renzi, secondo il segretario generale della Fiom, «è lo specchio di cose che non abbiamo fatto o detto negli anni passati». Tra gli errori contestati alla guida Camusso c’è anche quello di cercare terreni comuni con Cisl e Uil, «il silenzio sulla vicenda Fiat».
CONCERTAZIONE ADDIO
La giornata di ieri del congresso è stata anche quella della replica diretta del governo alle accuse della Camusso, con l’intervento dal palco del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Accolto da alcuni applausi, ma anche da tanti fischi, Poletti non ha cambiato rotta sulla concertazione: il governo ascolta, ma poi decide. «Non abbiamo chiesto il permesso a nessuno - spiega - perché credo che sia un dato normale, naturale, fisiologico della democrazia: l’ascolto, la discussione, la decisione». In Cgil continuano a non pensarla così. «Noi vogliamo contrattare e non solamente essere ascoltati» dice il segretario confederale Fabrizio Solari. E intanto contro Renzi si aprono altri due fronti. La Camusso che non vuole tagli lineari alla Rai ed è pronta alla mobilitazione, e le critiche agli 80 euro, decisione che finora il sindacato aveva elogiato. «Il bonus deve andare anche ai pensionati» dice Carla Cantone, leader dello Spi-Cgil. Verso Palazzo Chigi sono in viaggio già un milione di cartoline di protesta.

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