PESCARA I numeri da brivido sulla disoccupazione sono stati sufficientemente sbandierati. Se la sanità è il problema dell’Abruzzo concretamente più ingombrante (per spesa e per incidenza sulla vita reale), quello del mercato del lavoro e del sostegno all’economia è il nodo strategicamente cruciale. Perchè una politica economica forte può garantire sostegno al tessuto delle imprese sfilacciato dalla crisi, in alcune zone della regione addirittura lacerato. La seconda puntata dei focus del Messaggero si dedicherà a misurare le proposte dei candidati in tema di mercato del lavoro.
CHIODI: SERVIZI PER L’IMPIEGO IN RETE
1) Il redigendo Por Fse Abruzzo 2014-2020 prevede un'importante serie di azioni in materia di politiche del lavoro, capaci di fornire risposte concrete ai disoccupati che non rientrano nelle tutele previste dal nuovo sistema delle assicurazioni sociali. D’altronde, grazie alle azioni di risanamento condotte in questi anni, potremo avere a disposizione 60 milioni di euro all’anno che intendiamo investire in una serie di azioni finalizzate proprio alle politiche di sviluppo per il lavoro. Molto è stato fatto in questi anni: il Cicas ha destinato 99 milioni di euro agli ammortizzatori sociali con esclusione dell’area sisma che ha beneficiato di risorse pari a circa € 25 milioni.
2) Supporteremo i sistemi di governo del mercato del lavoro favorendo la connessione di tutti gli operatori dei servizi per l’impiego, pubblici e privati. Poi creare un meccanismo virtuoso per avviare i ragazzi al lavoro con percorsi formativi adeguati e favorendo la collaborazione tra enti accreditati e pubbliche e medie imprese.
3) Abbiamo lavorato molto su questo fronte con il maggiore credito d’imposta a chi assumeva svantaggiati, poi con Fare impresa, il Progetto “Cooperare 2012”, lo sviluppo del sistema informativo lavoro della Regione e infine “Job Opportunity”. Ora lavoreremo anche per introdurre la dote reimpiego personalizzata e disponibile in qualsiasi fase del percorso lavorativo. Punteremo inoltre alla formazione attraverso l’integrazione di tutte le risorse disponibili.
MARCOZZI: FORMAZIONE SU LAVORI CERTI
1) Basta con la storia degli ammortizzatori sociali: ai cittadini espulsi dal lavoro va garantito un reddito e non assistenza. Per questo motivo M5S punta al reddito di cittadinanza: 7 mila euro annui per tutti coloro che percepiscono un reddito non superiore agli 8 mila euro.
2) Il 6 maggio 2014, quindi una settimana fa, la Regione Abruzzo ha fatto sapere, di aver provveduto a porre in essere tutti gli adempimenti per Garanzia Giovani. Del testo della convenzione, tuttavia, non vi è traccia tra gli atti pubblicati di recente. La politica europea stanzia 6 miliardi di euro in sei anni per favorire la cosiddetta “occupabilità” dei giovani ma non fa nulla per creare occupazione vera. Il nostro progetto sarà trasparente al contrario dei quello che farà il partito unico: ennesima occasione di affari e clientele.
3) Stop al fiume di denaro pubblico per la formazione. M5S farà della Regione Abruzzo un soggetto attivo per la creazione di posti di lavoro. E l’attività di formazione sarà finalizzata alla creazione di specifiche professionalità necessarie per i progetti che saranno realizzati. Ad esempio una grande opera di bonifica dei territori. Si stimano in almeno trecento milioni di euro i fondi necessari, investimenti che creano un’alta percentuale di lavoro. Dai 13 ai 17 lavoratori per ogni milione investito, ad esempio, per un grande piano di riefficientamento energetico del patrimonio pubblico abruzzese.
ACERBO: SGRAVIO TASSE OMEOPATICO
1) Dubito che si possa fare fronte al massacro sociale dei gioverni Monti, Letta e Renzi con risorse proprie. Mi ero già battuto per il reddito di cittadinanza ben prima di Grillo e lo ribadisco. Due, vanno rinforzati gli strumenti del welfare e va data priorità anche rispetto al taglio delle tasse. Così com’è è un provvedimento omeopatico: per qualcuno otto euro in meno non cambiano. Per chi invece non riesce a pagare le bollette è un appoggio: salvaguardare di più quindi lavoro dipendente e autonomo.
2) Ho già denunciato l’uso distorto dei tirocini formativi nei megastore. Due giorni di formazione e poi il giovane finiva alla cassa. Condivido su questo le proposte della Cgil per non sprecare in mille rivoli le risorse comunitarie puntando su autoimpiego, incentivi sulle assunzioni e accesso alle professioni.
3) C’è una legge da me proposta, ancora inattuata, contro la delocalizzazione. Chiunque usufruisce di fondi statali o locali se delocalizza deve lasciare il maltolto o restituisce le somme. E’ una legge che va fatta valere, vedi caso Golden Lady. Ricordo anche un’altra legge approvata ma da tradurre in linee guida per la trasmissione di un’impresa ai lavoratori. Bisogna anche prevedere misure a sostegno e di assistenza a lavoratori che si mettono insieme per acquisire la loro impresa in crisi. Ancora: nelle politiche attive del lavoro più attenzione alla formazione (così come è non funziona) e nella distribuzione di risorse all’incentivazione alla stabilizzazione.
D’ALFONSO: LARGO ALLE POLITICHE ATTIVE
1) La riforma degli ammortizzatori sociali va fatta con la ripresa economica ed occupazionale. E comunque sarebbe un errore far venire meno le misure di sostegno al reddito. Per l'immediato, bisogna che il governo rifinanzi la cassa in deroga e che la Regione eventualmente integri con risorse disponibili.
2) I pilastri di Garanzia Giovani devono essere l'autoimprenditorialità, oppure l'ingresso al lavoro dipendente o, almeno, l'acquisizione di competenze certificate, che rafforzino l'aspirante lavoratore nella successiva ricerca del lavoro. Politiche attive del lavoro e formazione mirata: vigileremo sull’efficacia dei percorsi di formazione lavoro che saranno intrapresi.
3) Fin qui si sono viste politiche passive e incentivi alle assunzioni, troppo carenti le politiche attive di incontro di domanda e offerta di lavoro. Per colmare questa lacuna, si dovrà riorganizzare radicalmente i centri per l'impiego. Inoltre: iniziative a sostegno di nuove imprese con particolare riguardo ai giovani e ai disoccupati over 50. Proposte: un contratto di avviamento ad “attività imprenditoriale” per le donne, che utilizzi come capitale iniziale anche le eventuali risorse di un anno di cassa integrazione; riduzione delle tariffazioni di consulenti fiscali e del lavoro e dei costi dei servizi bancari all’interno dei costi ordinari di costituzione e start-up; unificazione delle procedure per avviare attività di impresa; istituzione dei business angel; agevolazioni per categorie svantaggiate (giovani under 30, donne e disoccupati o espulsi dai processi produttivi over 50) che intendono avviare una attività economica nelle aree interne; snellimento e piena efficienza della burocrazia.