ROMA «Anche la Rai deve partecipare dei sacrifici, tocca anche a voi». Negli studi di Ballarò, Matteo Renzi ingaggia un duello con il conduttore Giovanni Floris sui tagli di 150 milioni previsti per la Rai. A dieci giorni dalle elezioni, il presidente del consiglio ri marca la differenza tra Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, che «sfoggiano gli evergreen di sempre, complotti e marce su Roma», e il governo che «sta cambiando l'Italia». A dispetto di chi, attacca Renzi, «ripete che non ce la faccio e mostra dubbi, preoccupazione e scetticismo». A scanso di equivoci, Floris assicura che lui non è un gufo ma vuole solo fare il suo mestiere. Il confronto tra i due è a dir poco vivace. «Uno scontro violento», lo definirà il premier al termine della trasmissione. Il botta e risposta è serrato non solo sui tagli alla Rai, ma anche sulle coperture per il taglio dell’Irpef. Al giornalista che paventa il rischio di nuove tasse, il premier ribatte: «Lei descrive uno scenario di fantapolitica. Floris le ricordo che io, che non ho neanche l'età per fare il senatore, vado in Senato a dire che lo elimino: figuriamoci se ho paura di venire qui a dire che bisogna vendere RaiWay e andare a vedere negli sprechi delle 20 sedi regionali». Il che - assicura - non significa licenziare i lavoratori. E poi dice: dal 26 maggio, dopo le elezioni, non cambierà «la linea del governo» perché «l’Italia sta cambiando ed è in corso un derby tra chi tifa perché l'Italia vada male, affondi nella peste e l’oltretomba e chi invece si rimbocca le maniche e lavora». Tra le sfide l’uso dei fondi europei: «Sono 183 i miliardi non spesi perché la classe politica ha solo puntato al consenso immediato». Oggi Renzi sarà a Napoli, Reggio Calabria e Palermo proprio per promuovere l’importanza dei finanziamenti comunitari.