ROMA Trasformare Alitalia in una compagnia a cinque stelle in 5 anni, con più rotte intercontinentali, nuovi aerei e una forza sul mercato in grado di competere ad armi pari con gli altri colossi del settore, sfruttando, tra l’altro, anche la forza dei prodotti made in Italy, ambasciatori nel mondo di un servizio di alta qualità. E’ molto ambizioso e articolato il piano di Etihad che il Messaggero è in grado di anticipare e che in queste ore è arrivato sul tavolo degli azionisti italiani. Un piano, se l’intesa andrà in porto, che costituirà l’architrave della nuova alleanza dei cieli. La rotta tracciata dagli arabi, in un documento di oltre 20 pagine zeppo di slides e tabelle, indica il ritorno all’utile nel 2017 a 108 milioni di euro, con un fatturato a quota 3,7 miliardi e un load factor, l’indice di riempimento degli aerei, che sfiorerà l’80%. Nel 2023 l’utile vola a quota 212 milioni e il fatturato a 4,5 miliardi. Per il mol balzo dai 237 milioni del 2015 ai 526 del 2017 fino ai 694 del 2023.
I PUNTI CHIAVE
La strategia di sviluppo di Alitalia si basa su sei linee guida. Le sinergie con Etihad e le compagnie collegate per consentire «guadagni tangibili»; l’integrazione in un network con oltre 95 milioni di passeggeri; la riduzione del corto raggio e il contestuale sviluppo del lungo raggio con il lancio da Roma Fiumicino di 7 nuove rotte in meno di 3 anni; l’ottimizzazione degli slot da Linate per la connessione con le capitali europei; l’incremento del lungo raggio da Malpensa con 25 nuovi voli settimanali nel 2018 rispetto agli attuali 11. Sarà poi sempre Malpensa l’hub di riferimento per il rilancio in grande stile del cargo. L’obiettivo dichiarato, come accennato, è puntare sul lungo raggio, dando servizi di qualità. Nella slide a pagina 4 il percorso prevede lo sviluppo di Fiumicino e Linate. Le città target da collegare all’Italia sono Pechino, Mexico City, Santiago del Chile, San Francisco, Seoul, Shanghai. Prevista invece una maggiore frequenza di voli per Chicago, New York e Rio, mentre da Abu Dhabi aumenteranno i voli per Roma, Milano, Venezia, Catania e Bologna. A regime, cioè nel 2018, le destinazioni domestiche saranno 26, quelle internazionali 61 e le intercontinentali 18, per 105 destinazioni complessive e un flusso di passeggeri che sfiorerà, sempre nel 2018, i 23 milioni. In sintesi, saranno 7 le nuove destinazioni e 16 le nuove rotte.
Per Etihad l’occasione dell’Expo non va assolutamente perduta. Tant’è che nel piano si spiega in maniera dettagliata come l’alleanza potrà «coprire completamente i target», rispondendo così alla domanda interna (sono previsti oltre 2,8 milioni dall’Italia), a quella europea (3,3 milioni di visitatori) e all’internazionale (1,6 milioni di visitatori). Sfruttando, tra l’altro, anche Air Berlin, compagnia partecipata di Etihad. E, ovviamente, la forza degli arabi sul fronte asiatico e mondiale. Ma non c’è solo l’Expo. Proprio attraverso le sinergie (Air Berlin appunto) si può riconquistare il ricco mercato del Nord Italia, ora nelle mani di Lufthansa, e stringere d’assedio la Germania, partendo al contrattacco.
L’INCOGNITA ESUBERI
Spetterà invece allo scalo romano aprire sempre di più l’Italia, sviluppando rotte e destinazioni sia verso Est che verso Ovest. Un ruolo centrale, quello disegnato da Etihad, che scrive nero su bianco come Fiumicino «deve diventare un hub intercontinentale», attraverso un «forte sviluppo e 7 nuove rotte a lungo raggio». Niente a che vedere con il piano di Air France che lo aveva confinato a scalo di secondo livello. Resta tuttavia l’incognita degli esuberi che il vettore arabo vorrebbe non inferiori a 2.700.
LE CIFRE
Le premesse per far partire il piano sono sempre le stesse. Etihad ribadisce che non vuole sentir parlare dei rischi finanziari legati ai contenziosi passati e chiede un fondo per le eventuali perdite del 2014. Dà per scontato che il Fondo Volo per gestire gli esuberi coprirà i relativi costi, come promesso del resto dal ministro Lupi. Abu Dhabi si aspetta che l’aumento dei costi dovuto all’inflazione venga compensato, nella misura tra il 50 e il 75%, dalle azioni di riduzione dei costi in corso. Sono poi previsti investimenti per circa 200 milioni per ridare sprint alla flotta, nuova ed esistente, e per il settore It. Non solo. A pagina 18 del piano è scritto anche che le banche dovrebbero cancellare fino a 562 milioni di debito, mentre per 140 milioni di debito senior è prevista un allungamento al 2021. Si tratta di un tema caldissimo intorno al quale ruota tutta la trattativa con gli arabi, ma che rappresenta una condizione chiave per il decollo del matrimonio. Quella decisiva per chiudere la partita e dare un futuro alla nostra compagnia di bandiera. Oggi arriverà la risposta italiana.