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Data: 17/05/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le regionali in Abruzzo - «Oscurato per 5 anni, no a Rete8». Chiodi diserta le tribune sulla tv dell’imprenditore della sanità Pierangeli. Oggi la replica dell’emittente

CHIETI Chiodi, guanto di sfida a Pierangeli. Oppure: Acerbo dà del “Ciancimino” a D’Alfonso. Scegliete voi il titolo di un’elezione che esplode come Casamicciola. Bastano due forfait e due sedie vuote per innescare una reazione a catena in un campo minato. Dove le mine si chiamano sanità, numeri sulla mobilità passiva e liste con indagati. La scena si consuma a Rete8, dove ieri mattina era in programma la registrazione del faccia a faccia con i quattro candidati governatore. Ma Gianni Chiodi, per la seconda volta e Sara Marcozzi, la grillina che ha deciso di non partecipare più alle trasmissioni in tv, non si presentano. Sul ring restano Maurizio Acerbo e Luciano D’Alfonso con il primo che, a testa bassa, dà colpi al ventre dell’altro e, in un fuorionda, gli dà persino del Vito Ciancimino, cioè l’ex sindaco di Palermo che la storia e Wikipedia etichettano come “ criminale”. Ma la mina più potente salta in aria più tardi quando nelle redazioni arriva una mail firmata Chiodi che, senza mai citare il nome Luigi Pierangeli, proprietario di Rete8 e imprenditore della sanità privata, lancia un’accusa pesantissima. Chiodi non è in tv quando Acerbo e D’Alfonso sciorinano i dati (quelli veri) sulla mobilità passiva ospedaliera, che non è di 60 milioni di euro ma supera i 100. Peccato che la poltroncina sia vuota. Ma la mail è uno schiaffo: «Per 5 anni sui cinque e mezzo di legislatura sono stato ingiustamente oscurato dall'emittente televisiva Rete 8 per finalità poco nobili, riconducibili a interessi economici di parte, in nome dei quali è stato calpestato il diritto all'informazione e l'autentica dialettica politica. Per questo ho deciso di non partecipare al dibattito televisivo organizzato da chi ha dimostrato come l'informazione possa essere servile strumento di parte». Letto senza incisi, tutto d’un fiato, fa ancora più effetto il Chiodipensiero che aggiunge: «Rinnovo la stima ai giornalisti chiamati a partecipare, alla Redazione di Rete 8 e agli spettatori ingiustamente penalizzati nel diritto ad essere informati sulle attività della Regione. Non è mio costume sottrarmi ai confronti. La mia attività e i risultati conseguiti mi danno gli strumenti atti ad affrontare qualsiasi platea. Ma non posso, né voglio onorare chi del rispetto, dell'onestà intellettuale e della lealtà alla propria professione è capace solo di riempirsi la bocca».Oggi la replica di Rete 8 e del direttore, Pasquale Pacilio, non si farà attendere. Passiamo agli altri due che, in trasmissione, arrivano a un passo dalla rissa. Con D’Alfonso che, per uscire dall’angolo, s’inventa un «Acerbo tu bevi troppa Coca Cola». E l’altro che si vendica nel fuorionda. «Io pesco in un bacino elettorale di centinaia di migliaia di persone, tu peschi in un bacino elettorale di tre voti», gli dice D’Alfonso. E Acerbo ribatte: «Ne sono fiero. Anche Ciancimino prendeva 100 mila voti. Lui faceva primo come fai tu. C’hai un sacco di galoppini ma non hai gente che c’ha le idee», dice il leader abruzzese di Rifondazione che rincara e taccia D’Alfonso di essere: «L’espressione dei gruppi di potere in una regione che ha il più alto numero di centri commerciali e il commissariamento della sanità e tutti i tuoi amici sono sotto inchiesta. Donato Di Matteo può anche riempire i palazzetti dello sport ma questo non cancella il fatto che quando era presidente dell’Aca ci ha fatto bere acqua avvelenata». Ma da ieri, in Abruzzo, di avvelenato non c’è solo l’acqua.

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