MILANO Privatizzazioni a passo di carica: ieri è arrivato il primo, importante via libera al collocamento sul mercato finanziario di Poste e Enav. Il Consiglio dei ministri ha infatti varato i due decreti già esaminati in prima battuta lo scorso 24 gennaio, che danno il via a un percorso di cui però devono ancora essere decisi molti dettagli, a partire dalla tempistica. Per quanto riguarda Poste Italiane, il governo si attende un introito di almeno 4 miliardi di euro dall’alienazione di una quota non superiore al 40%. Poste Italiane ha registrato nel 2013 ricavi in crescita a 26,2 miliardi e un risultato operativo di 1,4 miliardi (1,382 l’anno precedente). Conti in ordine e un’ottima reputazione anche all’estero: Poste Italiane è l’unica azienda tricolore “più ammirata”, nella classifica di Fortune secondo l’edizione 2014 della “World’sMostAdmired Companies”, la graduatoria stilata dal periodico economico-finanziario statunitense per misurare la reputazione internazionale delle imprese. Per la privatizzazione di Poste, oggi guidata da Luisa Todini e Francesco Caio come ad e direttore generale, il Tesoro si avvarrà della consulenza di Lazard. La cessione dovrà realizzarsi attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali. Lo schema di decreto, inoltre, prevede che potranno essere previste per i dipendenti forme di incentivazione che hanno immediatamente raccolto il giudizio positivo del segretario della Cisl. «Le Poste sono l’azienda più adatta per sperimentare in Italia forme di democrazia economica ed una governance fondata sulla partecipazione dei lavoratori al capitale per l’indirizzo ed il controllo delle scelte del management. Questa è la strada migliore per favorire la coesione sociale e per uno sviluppo economico fondato sulla corresponsabilizzazione nelle scelte aziendali, così come avviene in altri paesi come la Germania e recentemente anche in Francia», ha commentato Bonanni. Quanto all’Enav, si prevede la cessione di una quota fino al 49%, secondo due possibili modalità. Quella preferita dal governo, secondo quanto afferma Palazzo Chigi, è l’offerta pubblica di vendita, da perseguire però «in presenza di un adeguato contesto di mercato». L’altra opzione, che può essere un’alternativa ma anche un percorso da seguire congiuntamente all’altro, è la trattativa diretta «da realizzare attraverso procedure competitive e comunque assicurando che non insorgano situazioni di conflitti di interessi». Anche in questo caso, «per assicurare la massima flessibilità al ministero dell’Economia e delle finanze nel processo di vendita, lo schema di decreto prevede che l’operazione potrà essere effettuata anche in più fasi».