Matteo Renzi esclude «categoricamente» manovre correttive e nuove tasse. E anzi rilancia promettendo il bonus Irpef degli 80 euro anche a pensionati e incapienti inserendo il provvedimento nella prossima legge di stabilità. Il giorno dopo la doccia fredda del Pil, tornato nel primo trimestre 2014 con il segno negativo dopo una piccola crescita, il premier continua a mostrare ottimismo, a dispetto dei «gufi» che lo invitano a fare i conti con la realtà dei numeri. Mentre il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, parla apertamente di un contributo dalle pensioni d’oro per finanziare il bonus ai pensionati, Renzi non fa passi indietro. Neanche di fronte al nuovo segno meno registrato a marzo dall’export italiano, il terzo di fila. «Mi dispiace molto che non siamo riusciti a mettere dentro i pensionati e gli incapienti, spero che riusciremo a farlo con la legge di stabilità, cioè con un documento che si fa a ottobre-novembre del 2014», dice. Quanto alla stato dell’economia, Renzi ammette che la crisi non è passata. Ieri però la borsa di Milano ha recuperato sul tonfo di giovedì ed è stata la migliore piazza in Europa anche grazie allo spread che ha chiuso in calo a 172,63 punti. E Renzi resta positivo. «Non è ottimismo stupido ma che fa i conti con la realtà, non diciamo che la crisi è finita, ma i segnali di ripresa ci sono e sono importanti: abbiamo dati sostanzialmente uguali alla Francia e alla Germania, si deve accelerare sulle cose necessarie per il rilancio», dice sottolineando che la Spagna va meglio perché sulle riforme del lavoro è più avanti di noi. Il premier rivendica l’accordo sull’Electrolux che dice non sarebbe stato possibile senza il dl lavoro e torna ad attaccare i sindacati. «Se un premier non è d’accordo con un sindacato non è uno scandalo, mi pare sia un elemento incoraggiante, noi non abbiamo paura di dire che il Pd non è il sindacato e che chi vota il Pd non vota il sindacato», sottolinea. «Quando il sindacato fa il suo lavoro – aggiunge, riferendosi all’Electrolux - io sono contento, il mio problema è quando il sindacato vuole fare politica o peggio ancora si occupa di formazione, di business...». Nel pomeriggio Renzi lascia Palazzo Chigi per un tour elettorale a Pesaro e a Cesena. «Non mollare, tieni duro», gli urla una piccola folla che lo attende. «Non molliamo, non molliamo», replica Renzi. Qualcuno grida il nome di Enrico Letta. Il premier non coglie il sottinteso. «Hai sbagliato nome», dice. Il contestatore però è un fan di Letta e gli grida: l’hai pugnalato alla spalle, vergognati». Anche a Pesaro il premier diffonde ottimismo. «Sono 74mila i posti di lavoro in più negli ultimi mesi», dice aggiungendo che i dati sul Pil «sono poco significativi sul futuro». La campagna elettorale però impone anche altri temi al segretario del Pd. «L’Italia è più grande delle barzellette e di questi buffoni e di questi pagliacci che tentano di buttarla in rissa: il Pd sarà il primo partito», assicura. Quanto a Grillo che rivendica come un successo del M5S l’arresto di Francantonio Genovese, Renzi replica duro. «Per il Pd tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge: io non prendo lezioni da Grillo che va in Sicilia a dire che la mafia non esiste, che attacca Cantone da anni sotto scorta», dice. «L’Expo diventerà l’espressione degli italiani per bene, che non lasciano le cose in mano ai ladri, mi hanno consigliato di non metterci la faccia ma noi non siamo colpevoli, siamo quelli che lo rimetteremo a posto, quando il primo maggio del 2015 Expo aprirà noi potremo dire che lo abbiamo fatto noi» aggiunge. «In un Paese civile si arrestano i ladri e poi non si fanno più entrare nei palazzi, non si fermano i lavori», ripete