PESCARA Ponte del Mare, nell’immaginario collettivo della città di Pescara, è il simbolo dell’efficienza dalfonsiana. Una costruzione avveniristica, lunga 466 metri, finanziata dai privati e realizzata nel giro di undici mesi. Un’opera di indubbio valore estetico, accessibile a pedoni e ciclisti, funzionale all’idea di una città più bella e vivibile. Non sorprende, dunque, che D’Alfonso ne faccia una bandiera e ne rivendichi gelosamente la paternità. Maurizio Acerbo, suo avversario nella partita per le regionali, ha «osato» mettere in discussione la primogenitura dell’opera. «Il Ponte del Mare – ha detto Acerbo nel corso di un confronto elettorale su Rete 8 – l’ho proposto io». Inaccettabile per Dalfy, che si è subito scaldato: «Mi auguro che tu dica quello che dici in preda alla Coca Cola, hai bisogno di riposarti. Il Ponte del Mare lo ha accarezzato, come idea del sottoscritto e di Mattoscio, il tuo ex assessore Tommaso Di Biase, che adesso sostiene la mia coalizione». Il confronto, a quel punto, è trasceso in una rissa, ma Acerbo, a mente fredda, ribadisce le sue ragioni.«Sono per il copyleft e il creative commons, dunque non mi interessa rivendicare l’ideazione del progetto – spiega il consigliere regionale – In questo caso però è diverso, perché le bugie di D’Alfonso sono finalizzate a negare la capacità costruttiva di una forza come la nostra, che quando a Pescara governammo insieme, dal 2003 al 2008, scrisse il 70% del programma. Il vero obiettivo – rimarca il candidato di Un’Altra Regione con Acerbo – è dipingerci come una forza sterile e di testimonianza». L’esponente di Rifondazione ricostruisce i singoli passaggi che hanno portato alla realizzazione del Ponte del Mare: «Si iniziò a parlare di come collegare le due riviere ai tempi della giunta Pace, durante il dibattito sul piano regolatore e in campo c’erano le ipotesi di un tunnel sotterraneo e di un ponte, entrambi aperti alle auto. In quell’occasione avanzammo, per la prima volta, l’idea di un ponte ciclopedonale, che però non passò». Se ne tornò a parlare nei primi anni dell’amministrazione D’Alfonso. «La proposta, che puntava ad estendere il passeggio alla riviera sud, in vista della riqualificazione di quell’area, venne fatta inserire nella variante al piano regolatore da Rifondazione – rimarca Acerbo – Per un annetto nessuno se ne occupò più, fino a quando D’Alfonso chiese al nostro ex assessore Di Biase di rispolverare il progetto, per poi abbracciarlo con grande entusiasmo». La trasmissione televisiva, che ha ospitato lo scontro tra Acerbo e D’Alfonso, ha prodotto ulteriori code polemiche. Dopo che il governatore uscente Gianni Chiodi, ha spiegato di non aver partecipato al confronto «perché oscurato da Rete 8 negli ultimi cinque anni», è arrivata la dura replica del direttore dell’emittente Pasquale Pacilio. «Chiodi fa la vittima, parla di oscuramento, lamenta discriminazioni – osserva Pacilio – È l’atteggiamento di chi è in difficoltà ed è arrivato al capolinea». Il direttore di Rete 8 ricorda: «Ha deciso non partecipare alla nostra trasmissione, come altre volte negli ultimi mesi. Una trasmissione venne annullata perché erano scoppiate la bomba rimborsopoli e la vicenda a luci rosse, che lo vedono coinvolto. Un’altra trasmissione fu annullata, sempre per sua scelta, perché non era ufficiale la sua ricandidatura, viste le perplessità del centrodestra. Altre due trasmissioni vennero cancellate perché era il compleanno del presidente Chiodi, che doveva portare a cena la moglie e perché erano appena state presentate le liste». L’ultimo affondo è all’arsenico: «Ci permettiamo di considerare che chi non brilla, si oscura da solo».