PESCARA Strette di mano e pacche sulle spalle fino a ieri. Ma a sette giorni dal voto anche il fair play va a farsi benedire. Le tensioni della campagna elettorale superano il livello di guardia e sono scintille. Così iniziano a volare gli stracci. Ad esempio tra l'emittente Rete8 e Gianni Chiodi, dopo che il candidato governatore del centrodestra ha disertato per l'ennesima volta il confronto in studio con gli altri tre sfidanti: Luciano D'Alfonso, Sara Marcozzi e Maurizio Acerbo. Era già accaduto nei giorni scorsi e in quella occasione Chiodi aveva confessato al Messaggero: «Non vado in una tv dove per cinque anni non mi hanno fatto mai entrare e sono stato trattato come tutti sanno». Di fatto l’emittente ha risposto in maniera dura con il direttore Pasquale Pacilio: «Chiodi fa la vittima, ma si oscura da solo. Da mesi accampa scuse per non presentarsi nei nostri studi. Chiodi aveva la possibilità di esprimersi liberamente attraverso la nostra emittente e di attaccare anche duramente i proprio avversari, ma non lo ha fatto. Accusa noi di averlo oscurato per cinque anni, ma si oscura da solo». Per la cronaca Chiodi ha anche abbandonato un incontro televisioni in una emittente privata in cui presenziava con Acerbo.
LO SCONTRO FUORI ONDA
Non se le sono invece mandate a dire Maurizio Acerbo e Luciano D'Alfonso, che proprio negli studi di Rete8 sono stati protagonista di una lite furibonda, sia durante la registrazione del confronto tra i candidati che nel fuori onda finito sul web. Acerbo è un fiume in piena quando fa riferimento ai poteri forti rappresentati dal candidato del Pd. D'Alfonso mantiene nervi d'acciaio: «Caro Maurizio, ti vedo poco sereno, ma sarà il voto democratico a giudicare. Io pesco in un bacino elettorale di 100mila di voti, tu di voti ne prendi tre». Acerbo riparte a testa bassa e rilancia: «Anche Ciancimino prendeva 100mila voti». Altro duello sulla primogenitura del Ponte del Mare. Acerbo e D’Alfonso se la sono contesa aspramente. Ieri, l’allora assessore di Rifondazione, Di Biase, oggi candidato con D’Alfonso ha fornito la sua versione: «Fu inserito nella Variante al Prg su proposta di Rifondazione, ma è pure vero che fu realizzato solo grazie alla determinazione di D'Alfonso. Nel prosieguo, Rifondazione nelle sue discussioni se n’è dissociato, io l’ho rivendicato con un articolo pubblicato sul Messaggero».