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Pescara, 24/11/2024
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Data: 20/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Confindustria ai candidati «Basta burocrazia o è la fine». I numeri impietosi «C’è il serio rischio di deindustrializzazione»

PESCARA «Sii ambizioso» dice D’Alfonso guardando Chiodi che risponde: «Non siete credibili». Le schermaglie elettorali continuano anche nella sede istituzionale di Confindustria a Pescara che convoca i candidati governatore sperando di ascoltare qualche cosa che si avvicini a un freno capace di arrestare i numeri abruzzesi, numeri di grave sofferenza. Ci provano in ordine sparso Chiodi, D’Alfonso e Acerbo al fianco di Mauro Angelucci mentre la grillina Marcozzi non si presenta lasciando la sedia vuota. E’ un passaggio cruciale quello davanti alla platea degli imprenditori ma la sensazione è che gli strumenti per agire strutturalmente contro la crisi siano solo parzialmente in mano ai candidati.
L’IMPEGNO PROPOSTO

Confindustria parte dai temi di sempre: sburocratizzazione, regole certe, gestione della sanità come opportunità di sviluppo, riduzione della pressione fiscale e ricostruzione dell'Aquila. Da questi fattori può dipendere il rilancio di una competitività regionale che fatica a riprendere corpo nei mercati nazionali e internazionali. E che i numeri della semestrale documentano impietosamente.
I NUMERI IMPIETOSI

Tra quelli che vanno sottolineati il fatto che investe solo il 15% delle imprese in un quadro pluriennale di profonda crisi. Insomma, il futuro e la capacità di programmazione non esistono in un quadro dove si fa fatica a vedere cenni di ripresa e, dove ci sono, al massimo sono «deboli». Per questo Confindustria chiede di «difendere quei segnali da possibili ricadute mai come oggi rischio di una vera e propria deindustrializzazione». Ecco la parola che nessuno vuole sentire: il pericolo di vedere spazi vuoti che non vengono rioccupati da nuove aziende. Secondo i dati, l’utilizzo della capacità produttiva è stabile per tutti i settori, ad eccezione del vetro e della ceramica. I segni meno sono sotto le colonne che riguardano alimenti e bevande, metalmeccanico, prefabbricati e prodotti per l'edilizia e carta. Dall’altra parte invece respirano e possono guardare con fiducia al futuro prossimo per farmaceutico ed elettronica. Export stabile e nessun investimento previsto nei settori dei prefabbricati e prodotti per l'edilizia che sono uno dei settori trainanti. Difronte a questo, immaginare una capacità produttiva è un dato affatto tranquillizzante. «L’impresa deve stare al centro delle attenzioni, in particolare quella manifattura ed edile» .
IL DIBATTITO TRA I CANDIDATI

Il dibattito tra i candidati ruota proprio intorno a questi temi. Chiodi riparte da dove cinque anni fa gli chiesero il risanamento della sanità: «Il lavoro condotto in questi anni ci ha portato a raggiungere gli obiettivi richiesti: abbiamo una regione in equilibrio, i livelli di assistenza sono notevolmente migliorati, e tutto questo è stato fatto senza ricorrere a tagli lineari. Oggi spendiamo di più per la sanità sul territorio, ma spendiamo meglio, evitando sprechi e disservizi. Quanto alla mobilità passiva, incide del 2,5% sulla spesa complessiva di oltre due miliardi di euro». D’Alfonso lo ha pizzicato sulla mancanza di ambizione e ha ricevuto come controreplica l’accusa di mancanza di credibilità collegata ad a quei candidati consiglieri già visti in altri passaggi della vita amministrativa della Regione. «Sono decisore e realizzatore - attacca D’Alfonso - sburocratizzare significa che l’iter amministrativo deve correre per andare incontro alle imprese. Se così non è il superiore di un impiegato deve avocare a sè la pratica e per l’impiegato ci sarà una nota di demerito che andrà nel suo fascicolo». Sulla sanità D’Alfonso ha rilanciato il desiderio di valorizzare le eccellenze presenti e toccato il tasto della mobilità passiva «che ammonta a 170 milioni, cioè una città come Montesilvano che si sposta e va fuori Regione a farsi curare».
L’altro passaggio spinoso è quando il chietino Angelo De Cesare, vice presidente nazionale Ance, porta il suo caso personale. «Sono stati spese decine di milioni per il nuovo ospedale di Chieti e non si può aprire perchè mancano gli arredi. In più si è atteso quattro anni per una perizia di variante perchè non erano state previste sale operatorie. A Francavilla non mi pagano da sette mesi per un asilo perchè dicono che la Regione non eroga finanziamenti». Chiodi allarga le braccia: «Quello dell’ospedale è un caso complesso, in generale abbiamo accorciato i tempi di pagamento, non può elevare un suo caso particolare come sintesi generale»

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