«Una posizione troppo pretestuosa per essere vera», quella degli ambientalisti contro lo sviluppo del Gran Sasso secondo il sindaco Massimo Cialente. «Non so chi siano le persone che hanno inviato un comunicato parlando a nome di Cnr e Forestale - ha aggiunto il sindaco -. Ho deciso di scrivere al Ministero competente, al Cnr nazionale e alla Forestale per capire come stanno le cose. Se è vero che l’area è oggetto di studi da parte di Rete di ricerca ecologica a lungo termine (Lter), non credo che lo spostamento di 10 metri della seggiovia possa compromettere i dati acquisiti o in corso di acquisizione». Per Cialente, insomma, c’è del marcio in Danimarca: dietro certe posizioni «potrebbe nascondersi il disegno di qualche concorrente che non vuole lo sviluppo del Gran Sasso attraverso la realizzazione del piano d’area approvato e finanziato da anni». Se le Fontari non saranno sostituite, salterà il banco: addio all’operazione Invitalia e alla riapertura della stazione sciistica. Ma forse c’è qualcuno che mira proprio a togliere dal mercato il Centro turistico per entrare in scena quando la stazione, giocoforza, potrebbe essere svenduta. Ieri intanto gli ambientalisti hanno incontrato il comune dell’Aquila e l’ex deputato Giovanni Lolli. «O si realizza il piano d’area o si chiude - ha spiegato Lolli -. Anzi i tempi sono già strettissimi. Per questa ragione abbiamo fatto partire la gara d’appalto e la procedura di valutazione di impatto ambientale parallelamente; pertanto si potrà procedere all’affidamento solo una volta ottenuta la Via». Nella sede dell’assessorato alla ricostruzione di via Avezzano si è disputato un round ambientalisti contro supporter del piano d’area. Allo stesso tavolo c’erano Enrico Perilli (consigliere comunale green di Rc), Giovanni Cialone, Giovanni Lolli e l’assessore all’Urbanistica Pietro Di Stefano. Al centro della discussione il progetto delle nuove Fontari, appunto. Gli ambientalisti chiedono una semplice sostituzione, mentre il Centro turistico Gran Sasso e l’amministrazione intendono modificare il tracciato anche se di poco perché il precedente impianto sarebbe troppo esposto al vento con il rischio di scarrucolare. Il timore del Comune è che i green possano presentare un ricorso al Tar visto che le posizioni sono distanti. Tuttavia anche in assenza di un ricorso i tempi potrebbero essere più lunghi del previsto.