ROMA È corsa alle delibere: i Comuni che possono farlo cercano di formalizzare le proprie decisioni sulla Tasi entro dopodomani, venerdì 23 maggio, per evitare di essere inseriti tra quelli nei quali la scadenza di pagamento della prima rata slitta a settembre. In queste ore varie città anche importanti stanno provvedendo o hanno annunciato di volerlo fare: è il caso di Genova, di Torino, di Bologna, di Venezia, di Napoli. A Roma invece sarà sfruttata la possibilità del rinvio, e probabilmente lo stesso accadrà a Milano, dove pure le scelte sono già state fatte ma la delibera formale non è ancora stata approvata.
I NUMERI
A ieri il conto dei Comuni che si erano messi in regola era salito a 1.200, su un totale di circa 8.000: ancora pochini, ma certamente saranno di più quelli che utilizzeranno le ultime ore disponibili. In base alle norme attualmente in vigore, c’è tempo fino al 23 maggio per trasmettere le delibere al ministero dell’Economia, il quale entro il 31 dovrebbe a sua volta provvedere a pubblicarle sul proprio sito Internet. Dove questa scadenza sarà rispettata, l’acconto della tassa sui servizi indivisibili si pagherà nel termine fissato del 16 giugno; negli altri centri si andrà invece a settembre (più probabilmente il 30 che il 16) sia per quanto riguarda l’abitazione principale che per gli altri immobili. Il decreto legge necessario cambiare le regole sarà approvato dal Consiglio dei ministri che dovrebbe riunirsi domani o venerdì. Va ricordato però che il rinvio riguarda solo la Tasi in quanto tale. La scadenza del 16 giugno è confermata per l’Imu, dovuta per tutti gli immobili diversi dalle abitazioni principali (che sono però comprese se di categoria catastale A1, A8 o A9, case di pregio, ville e castelli). Da questa voce viene un gettito molto più consistente, ai quali i sindaci non potrebbero in alcun modo rinunciare pena dolorosi ammanchi di liquidità.
IL GETTITO
Il problema della cassa esiste comunque, pur se in misura minore, anche per la Tasi, il cui valore complessivo è stimato in circa 4 miliardi. Ci potrà essere dunque qualche problema nei Comuni che sceglieranno la strada del rinvio, ed anche per questo molti sindaci stanno cercando di rimediare in extremis. Il governo è comunque intenzionato a venire incontro almeno in parte a queste esigenze: non con anticipi generalizzati, ma con la possibilità di attingere al Fondo per la solidarietà comunale, le risorse con le quali si compensano le esigenze delle varie amministrazioni.
Quel che è certo è che al di là degli sforzi del governo per evitare il caos degli adempimenti, fare il proprio dovere non sarà semplice. Paradossalmente le procedure sono rese più complicate da un vincolo introdotto a tutela dei contribuenti e che comunque difficilmente potrà essere rispettato in toto: evitare che la Tasi sull’abitazione principale risulti più pesante della vecchia Imu, in particolare per le case di basso valore catastale che in precedenza godevano della detrazione fissa da 200 euro. Per replicarne gli effetti ed allo stesso tempo minimizzare la perdita di gettito molti Comuni stanno mettendo a punto complicati sistemi di detrazioni a scalare, in alcuni casi parametrati oltre che alla rendita catastale anche ai redditi Irpef dei contribuenti. Insomma ci sarà comunque da fare per Caf e commercialisti chiamati ad aiutare i contribuenti. Per gli intermediari comunque dopo il rinvio della Tasi si profila un’altra boccata di ossigeno, con il probabile slittamento della scadenza per il 730 (fissata a fine maggio) e poi per quella di Unico.