PESCARA «Avrei voluto concludere la consiliatura in un altro modo, ma non è stato possibile. Sono certo che chi verrà dopo di me saprà fare di meglio: grazie a tutti e buona campagna elettorale». I cinque anni di amministrazione del sindaco Luigi Albore Mascia finiscono con una dichiarazione del presidente del consiglio comunale Roberto De Camillis che ha il sapore della resa. Ieri mattina alle 11.17, dopo un’ora e mezza di discussione animata in un’aula affollata dai rappresentanti del Movimento 5 stelle e della marineria, la seduta straordinaria sul porto si scioglie. Nulla di fatto e tutti a casa. La maggioranza di centrodestra non ha il numero legale per ratificare l’intesa tra Comune e Direzione marittima sulla valutazione ambientale strategica, propedeutica al nuovo piano regolatore portuale. L’opposizione al completo va via dai banchi e sceglie di non votare sulla prosecuzione o meno dei lavori, rimandando la decisione sul futuro dello scalo a dopo le elezioni. Secondo la minoranza, che pure aveva espresso il suo parere favorevole nella conferenza dei capigruppo dei giorni scorsi, non sussistono le condizioni di urgenza per un consiglio a cinque giorni dal voto delle amministrative. Parere condiviso anche da De Camillis, che dopo il “niet” iniziale si era visto arrivare sul suo tavolo un’istanza firmata da nove consiglieri comunali (primo firmatario il sindaco Mascia) che, regolamento alla mano, lo obbligava a convocare l’assise civica. «Continuo a ritenere tutto questo non urgente», ha detto al microfono il presidente del consiglio comunale, «ma non ho mai mortificato il dibattito democratico e non intendo farlo adesso. Per questo rimetterò la decisione al voto dell’aula». E’ trascorsa circa un’ora dall’inizio della discussione e scoppia la bagarre in aula, condita dai fischi, dagli applausi e dalle urla dei cittadini presenti in sala. Da un lato i rappresentanti della marineria, già alle prese con i primi segnali di insabbiamento del porto canale, dall’altro i grillini, con in testa il candidato sindaco Enrica Sabatini, che occupano i primi banchi dell’aula reclamando la propria partecipazione alla discussione. «La ratifica dell’intesa sul piano regolatore è un atto dovuto nei confronti della città», prende la parola Armando Foschi (Fratelli d’Italia). «Si tratta dei soliti spot elettorali», replica Daniela Arcieri Mastromattei (Lista Teodoro). Dopo il parere del segretario generale Antonello Langiu, si dà inizio alla prima votazione: al primo appello sono presenti solo 12 consiglieri su 40 dato che Pd, Rifondazione, teodoriani, liberali e Sel abbandonano l’aula. E’ chiaro che non ci sono i numeri per andare avanti e quindi anche Mascia non assiste alla seconda votazione che sancisce lo stop alla seduta. «Questo consiglio è inutile e non necessario», sbottano Moreno Di Pietrantonio e Paola Marchegiani (Pd), «è la degna conclusione di questa amministrazione che non ha fatto nulla». A fine consiglio ci va giù duro Di Nisio: «Oggi in aula non ha prevalso il richiamo alle regole, ma il senso di vergogna di chi ha appoggiato e promosso la convocazione del consiglio. Ogni singolo consigliere dovrebbe rinunciare ai gettoni di presenza, sia per il consiglio sia per le commissioni».