PESCARA Con nove indagati e associazioni ambientaliste sul piede di guerra, quella sulla filovia sembrava un'inchiesta destinata a fare scalpore. Il fascicolo era arrivato sulla scrivania del pm Valentina D'Agostino. Pochi mesi dopo tutto si è sgonfiato e al gip Gianluca Sarandrea è stata notificata la richiesta di archiviazione. A opporsi, solo una delle associazioni che gridavano allo scandalo, Codici: ed è di questa opposizione che oggi, in aula, si discuterà per decidere se archiviare o istruire un procedimento. Al centro della vicenda che coinvolge, tra gli altri, il presidente della Gtm Michele Russo e il dirigente della Regione Antonio Sorgi, la mancanza della Via, ovvero la documentazione in cui si attesta la compatibilità delle opere con le modifiche apportate all'ambiente, senza la quale, secondo l'accusa mossa dal Wwf, non avrebbero potuto essere avviati i lavori, trattandosi di un progetto relativo a «un mezzo di trasporto vincolato». I legali dei nove indagati invece hanno sempre sostenuto che la documentazione non era necessaria in quanto il filobus può muoversi anche su strade normali e non solo se ancorato ai magnetini.