L’AQUILA Sul futuro del Gran Sasso le posizioni restano lontane, anche se il dibattito scatenato dal progetto per la nuova seggiovia delle Fontari continua a crescere ogni giorno di più. C’è chi dice «basta» alle intransigenze degli ambientalisti, come il direttore della scuola nazionale di sci Assergi-Gran Sasso Luigi Faccia e chi, come il consigliere comunale Angelo Mancini, rilancia l’appello a cercare una sintesi e a promuovere un confronto pubblico. Il sindaco Massimo Cialente ribadisce invece che «se ci saranno intoppi burocratici o incertezze politiche, si chiude il Centro turistico per fallimento». Al coordinamento Emergenzambiente Abruzzo 2014, che ha chiesto lo stop della gara europea per il nuovo impianto, replica Faccia: «Non ho mai voluto credere a un progetto chirurgico per far morire turisticamente il Gran Sasso aquilano ma, purtroppo, devo cominciare a pensare diversamente. Infatti, non è possibile che la costruzione di infrastrutture a sostegno del turismo invernale rovinino l’ambiente solo da noi e non anche in altre località sciistiche alpine e appenniniche». Faccia si riferisce ai timori manifestati dagli ambientalisti sui rischi che potrebbero correre, a causa del nuovo tracciato della seggiovia, le ricerche che si stanno conducendo sulle specie animali e vegetali presenti sul Gran Sasso. L’ex consigliere comunale ricorda gli allarmi lanciati negli anni, prima sui chirotteri e le falene, poi sul fringuello dell’Appennino e sulla vipera dell’Orsini. «Ogni volta che si cerca di trovare soluzioni realistiche e concrete affinché si avvii un processo di sviluppo turistico solido e duraturo, in modo da poter affrontare la profonda crisi economica e occupazionale che attanaglia il nostro territorio», sottolinea Faccia, «ci sono persone che professano l’integralismo ambientale e che in maniera arrogante pretendono di insegnare le regole del mantenimento dell’ecosistema del Gran Sasso. Persone che si ergono a novelli Robin Hood dell’ambiente. Gli imprenditori locali che vivono del proprio lavoro», aggiunge Faccia, «sanno benissimo che il Gran Sasso, turisticamente, dev’essere vissuto 12 mesi l’anno, ma sono allo stesso tempo consapevoli che qui non si può prescindere dal turismo invernale, tradizione ben consolidata nell’Aquilano e in Abruzzo». Per Mancini, invece, «con la solita fretta si è creato un pasticcio non da poco. I tempi necessari per avere le autorizzazioni e quelli legati all’esecuzione dei lavori, che da soli implicano 8 mesi, non rendono possibile né realistica la riapertura degli impianti in autunno. Apertura che, dunque, slitterà per queste ragioni, e non certo per la polemica con gli ambientalisti». Il consigliere comunale sottolinea che il progetto per le Fontari necessita di una variante al Piano d’area e «che si investono 6 milioni finalizzati allo sci, senza destinare un centesimo alle altre attività, anche estive».