L’AQUILA Scendono in campo anche i maestri di sci a difesa del nuovo impianto di risalita a Campo Imperatore. Una struttura contestata da associazioni ambientaliste e alcuni consiglieri comunali (di Prc soprattutto, finora unici ad essere usciti allo scoperto) perché ritenuto in contrasto con norme e dettami contenuti nel Piano d’area del Gran Sasso. «Il Piano d’area ci permetterà di recuperare 30 anni di ritardo, senza violare l’ambiente» ha ricordato qualche giorno fa il sindaco, Massimo Cialente. Sul piatto ci sono 30 milioni per la realizzazione di impianti ed infrastrutture in quota: 6 sono già in ballo per la realizzazione della nuova seggiovia Fontari, che andrebbe a sostituire quella esistente perché ormai obsoleta e giunta al termine del suo ciclo. Le associazioni ambientaliste riunite sotto la sigla "EmergenzAbruzzo 2014" hanno già manifestato la propria contrarietà paventando un ricorso al Tar che, se accolto, bloccherebbe sia l’iter per il nuovo impianto sia la possibilità di attingere ai fondi per la manutenzione di quello esistente, probabilmente necessaria per consentire l’apertura della prossima stagione sciistica in attesa che la nuova seggiovia venga completata. In una nota intrisa di pungente ironia il direttore della scuola sci di Assergi "Gran Sasso", Luigi Faccia, ricorda come già in passato siano state riscontrate enormi difficoltà nella posa di nuove opere perché disturbavano prima ad "intere generazioni di chirotteri" e "falene". Ma veniamo alla nuova seggiovia, che comprometterebbe «preziosissima fetta di terreno e cotica erbosa dove esisterebbe, a detta della notissima rete Lter e di una diffusissima e non meglio specificata mappa, una stazione di ricerca a lungo termine che studia la vita e le abitudini di preziosissime e rarissime specie animali e vegetali, compromettendone l’attività di ricerca» scrive Faccia. Poi l’attacco frontale ai contestatori, bollati come «manipolo di benpensanti che professano l’integralismo ambientale dai propri salotti ben arredati e che in maniera arrogante e presuntuosa» che «pretendono di insegnare, a chi dell’ambiente è parte integrante, le regole del mantenimento dell’ecosistema del Gran Sasso». Faccia, addirittura, adombra l’ipotesi di un progetto «per far morire turisticamente il Gran Sasso» e rafforza la sua critica: «È arrivata l’ora di dire basta a questi comportamenti ostili e strumentali che si celano dietro ad innumerevoli associazioni e sigle ambientaliste che il più delle volte, nell’elenco degli appartenenti, annovera solamente il fondatore». «Dico basta anche a ricevere lezioni sull’ambiente da chi ci viene solamente a passeggiare durante i fine settimana ed ha il fondo schiena ben saldo su una poltrona che dal lunedì al venerdì gli produce un reddito che gli consente poi di venire, nelle nostre case, a fare il professore il sabato e la domenica». Parole durissime che non mancheranno di scatenare ulteriori e nuove polemiche su un tema, quello dello sviluppo della montagna aquilana, che da ormai diverse settimane tiene banco nel dibattito pubblico cittadino.