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Pescara, 24/11/2024
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Data: 24/05/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi contro M5S «Se prevalgono loro c’è rischio di disordini». Il Cavaliere con la Pascale chiude la campagna in un teatro a Milano e ottiene di spostare ad oggi i servizi sociali sperando nell’effetto-spot

MILANO Nell’ultimo comizio dell’ultimo giorno Silvio Berlusconi non dà cifre, non fa promesse di vittoria, non prevede piogge di consensi a suo favore. E’ il segno di una campagna elettorale più difficile del solito, forse la più difficile di sempre, iniziata con l’annuncio di una rimonta sicura e arenatasi in un ruolo da comprimario, escluso dal duello fra Renzi e Grillo, costretto a guardare oltre il voto di domenica e a disegnare una vittoria possibile «fra un anno o due, quando saremo finalmente riusciti a unire tutti i moderati che sono la maggioranza degli italiani».
RINVIATI I SERVIZI SOCIALI

Il calendario giudiziario prevedeva un venerdì all’Istituto Sacra Famiglia, passaggio obbligato imposto dall’affidamento ai servizi sociali. Ma le quattro ore da dedicare agli anziani di Cesano Boscone vengono rimandate al giorno successivo quando magari, nonostante il silenzio elettorale, riuscirà comunque a far parlare di sé. Oggi, del resto, da mattino a sera il leader di Forza Italia è impegnato nella sua tournée televisiva, da un tg a un programma di intrattenimento, a un talk show. Unica uscita pubblica in un teatro di Milano, seicento posti a sedere (c’è pure la Pascale), militanti tiepidi, niente a che vedere con l’ardore delle piazze.
Vorrebbe parlare di Renzi, il Cavaliere, e magari di Europa, di Angela Merkel, di cose fatte e da fare. Invece finisce sempre per parlare di Grillo: «Ci siamo resi conto del pericolo che lui e Casaleggio rappresentano. Non è, come qualcuno sostiene, la caricatura di un dittatore, ma è un aspirante dittatore». E guai se vincesse lui, «ci sarebbe un pericolo eversivo, rischio di disordini». Guai anche a chi rifiuta di prendere il comico sul serio: «Lo stesso errore lo fecero molti ebrei che nel 1933 sottovalutarono Hitler, e poi...».
E non solo Hitler. Grillo è Stalin, Pol Pot, Robespierre «i peggiori carnefici della storia». Lo dice da qualche settimana, lo ripete come un’ossessione anche in questo comizio finale, malgrado gli appunti preparati ad Arcore che nelle intenzioni dovrebbero portarlo su altri terreni, la moneta unica da riformare, i partner europei da rintuzzare. Invece niente. Evidentemente i sondaggisti gli dicono che deve insistere sul Movimento 5 Stelle: «In queste ore che rimangono dovete spiegare che il voto per loro è inutile in Europa, pericoloso in Italia».
ATTACCO A RENZI

Prova un’operazione nostalgia, ricordando la discesa in campo di vent’anni fa e provando a fare credere che le cose non siano cambiate: «La nostra missione è sempre la stessa: mia figlia nel 1994 mi disse che ero pazzo, e continuano a dirmelo anche adesso». Lui più che pazzo si sente un «eroe nazionale», convinto che un giorno qualcuno glielo riconoscerà. E, soprattutto, si sente necessario: «Matteo Renzi ha deluso, ha promesso dodici cose e ne ha realizzata una, ha dimostrato di essere nella mani della sinistra comunista». La sinistra che alza le tasse ed erode i risparmi: «Noi invece porteremo le pensioni minime a mille euro, a cominciare dalle casalinghe».

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