L’AQUILA Dichiarano di aver abitato, al momento del sisma, quattro piani di un immobile. Per ottenere un contributo più sostanzioso di fondi pubblici stanziati per la ricostruzione. Ma i piani elevati erano ancora in costruzione, dunque non erano abitati. Con l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e, per il tecnico coinvolto, di falsità materiale commessa dal privato, tre persone sono finite sul registro degli indagati. Inoltre è scattato un sequestro di immobili e conti correnti per una cifra superiore a un milione di euro. Questo il bilancio di un’operazione condotta dalla Finanza, coordinata dal procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dal sostituto procuratore Stefano Gallo, in relazione a una richiesta di contributo per la ricostruzione privata avanzata da A.V., di 63 anni, e E.D.P. (67), e approvata sulla base di false dichiarazioni asseverate da A.F. (41), tutti di Scoppito. Le Fiamme Gialle, nel corso delle attività di monitoraggio sull’impiego dei fondi pubblici destinati alla riparazione degli immobili danneggiati dal sisma, hanno concentrato l’attenzione su una pratica per la quale, nel complesso, sono stati erogati circa 1,1 milioni di euro, rilevandone l’assenza dei presupposti previsti dalla legge per l’accesso al finanziamento, dissimulata dai richiedenti grazie anche alla compiacenza del tecnico incaricato. Tutto nasce, secondo l’accusa, dall’istanza prodotta dai beneficiari del contributo, nell’ambito della quale veniva attestato l’utilizzo quale civile abitazione (oltre che, parzialmente, quale esercizio commerciale) di un immobile di quattro piani. I riscontri hanno permesso, invece, di accertare come, alla data del sisma, l’immobile fosse agibile solo limitatamente ai locali del piano terra (dove insisteva l’attività commerciale), mentre i piani elevati erano ancora in fase di costruzione e parzialmente non accatastati. «Nonostante ciò», si legge in una nota, «i proprietari dell’immobile hanno indicato nell’istanza per la concessione del contributo l’utilizzo a titolo abitativo dei piani elevati, producendo, peraltro, una scheda Aedes parzialmente difforme rispetto a quella redatta dai tecnici incaricati della verifica sull’agibilità dell’immobile, tale da indurre in errore i responsabili dell’istruttoria e determinare l’approvazione del contributo pur in assenza dei requisiti ell’ordinanza 3790». Alle indagini hanno collaborato, per quanto riguarda i profili di natura edilizia, gli agenti del Corpo Forestale. La Procura della Repubblica ha ritenuto sussistente, in capo ai due beneficiari del contributo, l’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e, con riferimento alla mendace attestazione redatta dal tecnico incaricato, quella di falsità materiale commessa dal privato. Su tali basi, su richiesta della Finanza, condivisa dal pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila Marco Billi, rilevando la gravità degli indizi, ha disposto il provvedimento ablativo del sequestro preventivo per equivalente che ha determinato il vincolo cautelare su immobili e disponibilità finanziarie degli indagati per un valore pari al contributo indebitamente percepito.(cr.aq)