CHIETI Sesso, ricatti e tangenti in cambio di una casa popolare. Sì, spunta anche la richiesta di 10mila euro a una delle sette donne vittime, o presunte tali, dell’ex assessore comunale dell’Udc, Ivo D’Agostino, 52 anni. La procura ieri ha chiesto il processo ipotizzando, contro di lui, ben 19 capi d’accusa, e tirando in ballo anche Raffaele Alberto Gianfreda, 59 anni di Ripa Teatina, che a Chieti chiamano “il suo autista”, per violenza privata, sempre verso una delle donne che accusano l’ex assessore e che, avvicinata al mercato, si sarebbe sentita dire: «Fatti li c... tua», stile Crozza che imita Razzi. Ma torniamo alla parte principale dell’inchiesta su D’Agostino e le case in cambio di sesso, portata a termine dal pm, Lucia Campo, che ha trasmesso la richiesta di processo al gip, Antonella Redaelli. L’udienza preliminare ci sarà il 22 ottobre. I sette ricatti sessuali sono praticamente fotocopia. Si consumano nei mesi di giugno e luglio del 2013, febbraio 2012, novembre e dicembre 2011. E D’Agostino, sulla base delle indagini della Squadra Mobile, coordinata dal vice questore aggiunto, Francesco Costantini, è accusato di violenza sessuale aggravata, concussione, tentata concussione e molestie con sms. Ripercorriamoli sfogliando le cinque pagine del capo d’imputazione che comincia dalla fine, cioè dagli ultimi episodi (sempre presunti) dell’estate scorsa, un mese prima dell’arresto di D’Agostino. Beatrice (usiamo un nome di fantasia) dice di essere stata «baciata sul collo e sulle labbra» dall’ex assessore che le avrebbe «infilato una mano tra le parti intime toccandole il pube». La scena si sarebbe consumata nella stanza di D’Agostino, quindi in assessorato, il 5 giugno di un anno fa. Daniela, madre di due bambini, anche le senza casa, si reca da D’Agostino il 12 luglio del 2013. Lui si sarebbe «sbottonato i pantaloni cercando di aver un rapporto orale mentre lei era seduta». Andiamo indietro nel tempo, al 30 novembre 2011, spunta la storia di Maria, sfrattata e con due bimbi, costretta a «baciare più volte con la lingua D’Agostino» oppure a toccarlo tra le gambe. Ed è lei che viene tartassata da sms, ma alla fine non ottiene la casa perché non accetta di andare in un hotel con l’ex assessore. «Vieni con me a cena e vedrai che tutto arriva», si sarebbe invece sentita dire Elena (altro nome di fantasia) a Capodanno del 2012. Chiedeva casa dal 2005, l’aspetta ancora. Poi Fabiola, Lea e infine Anna che, il 30 gennaio del 2011, entra nella stanza di D’Agostino e si sente chiedere: «Se ti dico che se mi fai sco... ti do la casa che mi dici?». Ma lei, scandalizzata, fa un passo indietro ed esclama: «Assessore, è impazzito!». Niente affatto perché, sempre secondo la ricostruzione fatta dalla procura e dalla polizia, D’Agostino avrebbe rilanciato questa volta non chiedendo sesso ma soldi: «Allora se ti dico che ti chiedo 10mila euro per la casa che mi dici?». La mazzetta però non sono mai arrivata. E neppure la casa popolare. Ma sono tutte accuse da dimostrare.