PESCARA Il nuovo corso piace ai commercianti anche se tutti hanno capito l'antifona di una inaugurazione con vista sulle urne. Piace ancora di più ai cittadini che hanno potuto gustare cento metri, cento passi di libertà per tutta la sede stradale del primo tratto riaperto, da piazza della Repubblica a via Roma. In tanti hanno invaso marciapiedi e carreggiate alla luce del sole, dopo il taglio del nastro di venerdì all'imbrunire. Il colpo d'occhio notturno è ben diverso da quello diurno, specie il gioco di luci e gli zampilli delle fontane con la policromia delle fioriere, un effetto che svanisce al sole. Cento metri di libertà che non dureranno a lungo perché ci penserà il Consiglio di Stato, a decidere se corso Vittorio Emanuele dev'essere semipedonale, destinata a mezzi pubblici e auto dei residenti come vuole il Comune, o verrà riaperta completamente al traffico, come ha sentenziato il Tar e come vuole Confcommercio. Gli esercenti lo sanno e ora che hanno visto la folla riversarsi in quei miseri cento metri, sperano che l'intervento di riqualificazione prosegua almeno fino a via Genova, come prevede il primo lotto, qualcuno addirittura fino a via Venezia per avere un vero boulevard. La rabbia per essere stati "rinchiusi" tre mesi (fine febbraio-fine maggio) ai commercianti non è passata. «E non passerà, - commenta Aldo Ciavarella, titolare di Caché Cash (abbigliamento) - perché quattro mesi e mezzo di lavori e disagi sono troppi. Non era meglio realizzare prima le infrastrutture e dopo intervenire?». L'altro aspetto negativo sottolineato da Ciavarella riguarda le tasse: «Avevamo chiesto al Comune agevolazioni sulla Tares in base al periodo di chiusura e, quindi, di calo di guadagni, per la cronaca io ho perso il 75%, invece niente». Totalmente entusiasta Mariella Marangi, direttrice di Petit (abbigliamento per bambini): «Uno spettacolo! Intanto siamo usciti dalla gabbia dove eravamo stati rinchiusi, poi vedere tutta questa gente che si ferma, guarda e può entrare in negozio senza la fretta di spostare l'auto è una gran cosa». Ok il corso è giusto anche per Rahel Seium, titolare del bar Rendez Vous: «È presto per dare giudizi definitivi, comunque ci sentiamo rinati nel vedere tante persone in giro e anche più sicuri, ricordo che quando la strada era completamente chiusa ci sono stati furti, aggressioni. Al Comune chiedo adesso una diversa politica dei parcheggi, frazionando la tariffa sulle aree di risulta, come avvien in tutte le città». Al coro si unisce Giovanni Bianca (Express Service Center, scarpe): «Un bel lavoro, favorirà l'afflusso di potenziali clienti e restituirà un'aria respirabile alle persone, poi vedremo se favorirà anche gli affari, ma per ora va bene così. Il negozio è stato aperto solo a febbraio, nel pieno della polemica fra commercianti, una scommessa che speriamo di vincere». Più scettiche Giorgia Patriarca e Francesca Spagnoli di Primadonna (scarpe) sull'altro lato di corso Vittorio: «L'aspetto positivo sicuro è l'uscita dalla gabbia nella quale ci avevano chiuse per quattro mesi, un periodo nel quale abbiamo perso clienti e fatturato. Per il nostro settore merceologico è ancora presto per dire se la pedonalizzazione funzionerà, ci auguriamo almeno che non sia limitata questi cento metri». Fuori dal coro Nino Bettini (Capecchi Casa), sulle barricate dal primo giorno: «Pure per me è bello essere uscito dalla prigione, è bello vedere gente in giro, ma la chiusura di corso Vittorio è una scelta insensata e perdente e alla lunga sarà deleteria per il commercio».