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Data: 25/05/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Si vota per l’Europa ma è una sfida a tre. Renzi, Grillo, Berlusconi: comunque vada il quadro politico cambierà. L’Italia elegge 73 eurodeputati. Seggi chiusi alle 23, poi lo spoglio

ROMA Al voto con la grande incognita dell’astensionismo. Dopo una campagna elettorale scandita da molti insulti e in cui si è parlato poco di Europa, oggi (dalle 7 alle 23) 49 milioni di italiani sono chiamati alle urne per indicare i 73 componenti del Parlamento europeo che spettano al nostro Paese. Ma si vota anche per il rinnovo dei consigli regionali e dei presidenti di Abruzzo e Piemonte e in 4.086 Comuni per i sindaci e relativi consigli. La partita, quella vera, riguarda comunque il voto per le europee. Un voto che indicherà la rotta italiana nell’Ue ma sarà anche un test per il governo. La sfida, come ci dicono gli ultimi sondaggi, è tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. Silvio Berlusconi, che sta scontando l’affidamento ai servizi sociali, ieri ha rotto il silenzio elettorale per far sapere che non poter votare per la prima volta in 20 anni gli «pesa molto». Il Cavaliere questa volta è in grandissima difficoltà, e secondo i sondaggi distanziato di molto rispetto ai duellanti Grillo e Renzi, e probabilmente si dovrà accontentare di un modesto terzo posto. Eventualità che potrebbe seriamente far saltare l’accordo con Renzi sulla legge elettorale, visto che l’Italicum prevede il ballottaggio. Ma il nemico più pericoloso resta l’astensionismo, vera spina nel fianco dei partiti da molti anni. Ed è una preoccupazione che preoccupa anche Giorgio Napolitano per il quale il non voto è una «risposta sbagliata» alla crescente sfiducia dei cittadini nella politica. Gli Italiani diserteranno le urne in massa? Un recente sondaggio dell’Ipsos ci dice che il 40 per cento degli elettori non voterà per i 73 rappresentanti italiani nel Parlamento europeo. Un trend che ricalcherebbe il dato del voto di 5 anni fa, quando alle urne era andato il 66 per cento degli italiani. E se a non votare saranno gli elettori delusi dei partiti tradizionali, ad approfittarne saranno quelle formazioni, in crescita in Europa, schierate sul fronte dell’euroscetticismo e che hanno dichiarato guerra all’euro. Ma questi piccoli partiti dovranno superare la soglia del 4 per cento. La legge elettorale per il Parlamento europeo (ogni elettore può esprimere la sua preferenza fino a un massimo di tre candidati della stessa lista, purché questi siano di sesso diverso, pena l’annullamento dell’ultimo nome indicato) è infatti ispirata a un principio di proporzionalismo puro, limitato solo dalla soglia del 4 per cento. Ed è per questa ragione che le “piccole” formazioni, dalla Lega ai Fratelli d’Italia, dalla lista Tsipras a Scelta Europea fino al Nuovo centrodestra, attendono l’esito del voto con il fiato sospeso. Ma ad incrociare le dita è anche e soprattutto Matteo Renzi, che ha puntato sui toni soft per prendere le distanze dagli insulti di Grillo ed ha scommesso sulla continuità del governo. Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno visto soffiare forte il vento sulle vele dei 5 Stelle e il premier è stato costretto a rivedere al ribasso la possibilità di superare il 30 cento. E adesso, il premier- segretario del Pd dice che prendere un punto in più dei 5 Stelle sarebbe comunque una vittoria. Grillo, invece, si aspetta un ottimo risultato e non perde occasione per ripetere che in caso di vittoria chiederà la testa di Napolitano («Andrà a Cesano Boscone») e punterà ad ottenere nuove elezioni. Quel che è certo è che il risultato delle europee condizionerà l’azione di Renzi. E a confermarlo, con una intervista al Corriere della Sera, è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Non si vota per scegliere il governo ma indubbiamente il voto europeo ne influenzerà l’azione riformista». Le europee saranno anche l’occasione per un regolamento dei conti nel centrodestra. Alfano, che conta di sfilare a Forza Italia molti voti, in una intervista al Corriere della Sera spiega che da domani «lo scenario politico sarà radicalmente diverso» e aggiunge che «i voti dei partiti provenienti dalla vecchia Casa delle Libertà non potranno essere sommati come se nel frattempo niente sia accaduto».

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