ROMA Sono 49 milioni 373 mila gli italiani chiamati alle urne ad eleggere, con altri 350 milioni di europei, i 751 membri dell’Europarlamento. A differenza della precedente tornata del 2009, nelle oltre 60 mila sezioni elettorali in cui dalle 16 di ieri sono iniziate le operazioni di insediamento, si voterà nella sola giornata di oggi dalle 7 alle 23. I seggi spettanti all’Italia sono 73 per i quali concorrono 11 liste nazionali. Inevitabili le ricadute sul piano interno del voto europeo che ha visto una campagna elettorale dai toni accesissimi. Più di un partito si è detto sicuro del successo in una gara che però vede certi due soli front runner. Nonostante il black out sui sondaggi nei quindici giorni che hanno preceduto l’apertura delle urne, linee di tendenza verificate in precedenza e indiscrezioni sulle rilevazioni che hanno continuato ad essere commissionate da partiti e altre organizzazioni, in corsa per la vittoria dovrebbero infatti essere solo Pd e M5S. A Largo del Nazareno si è fiduciosi nel successo finale, ma Grillo incalza, mentre da tempo va dichiarando su tutte le piazze che il primato del suo movimento neppure si discute. All’inseguimento, ma con sensibile distacco, viene data da tutti gli osservatori Forza Italia, orbata del voto del suo stesso leader, Silvio Berlusconi, privato dei diritti civili dalla condanna nel processo Mediaset.
E’ convinzione generale che il risultato di oggi potrà essere sensibilmente influenzato dal livello dell’astensione. Fenomeno da tutti temuto e deprecato ma che è andato costantemente crescendo in tutte le sette precedenti elezioni europee, passando dal record dell’85,6 per cento dei votanti il 10 giugno 1979 al 66,4% dell’ultima tornata, il 7 giugno 2009. Unica eccezione la ripresina di 2 punti registratasi con il 71,7% del 2004 rispetto al 69,7 del 1999.
DONNE IN MAGGIORANZA
Come sempre in sensibile maggioranza, nel corpo elettorale, le donne che sopravanzano di quasi due milioni l’altro sesso (25 milioni 562 mila contro 23 milioni 694 mila). Anche alla luce di questa prevalenza di genere appare giustificata la misura a favore della parità dei sessi - di fatto a vantaggio delle candidature femminili - adottata per il voto in questa tornata elettorale introducendo la tripla preferenza di genere. L’elettore, infatti, in tutte le cinque circoscrizioni in cui è diviso il territorio nazionale, potrà esprimere fino a tre preferenze, ma non potranno essere tutte e tre dello stesso sesso, pena la cancellazione della seconda e della terza. Ciò vuol dire che se l’elettore deciderà di esprimere anche solo due preferenze, dovranno essere di sesso diverso altrimenti la seconda verrà cancellata.
Necessario, inoltre, per poter accedere al Parlamento di Strasburgo superare lo sbarramento del 4 per cento su base nazionale. Clausola introdotta in Italia che ha modificato l’iniziale carattere integralmente proporzionale delle consultazioni europee, e contro la quale è stato presentato nei giorni scorsi un ricorso alla Corte costituzionale.
Oltre che per le europee, oggi si vota anche per le Regioni Abruzzo e Piemonte, essendo stato il Consiglio di quest’ultima travolto da scandali amministrativi e sciolto da una sentenza della magistratura per irregolarità nelle elezioni del 2010. Al voto anche una metà dei Comuni italiani, per l’esattezza 4.086, ventisette dei quali sono capoluoghi di Provincia e cinque (Torino, Firenze, Bari, Perugia e Campobasso) capoluoghi di Regione. La connotazione politica delle 27 giunte uscenti era quasi paritaria tra centrosinistra e centrodestra, con un leggero vantaggio (14 a 13) per il primo. Febbrile l’attesa anche per la posta in gioco di questa tornata amministrativa. Matteo Renzi ha collocato l’asticella della vittoria per il Pd a un risultato che lo veda prevalere in 20 di questi Comuni capoluogo. Da tenere però in conto che, a differenza di cinque anni fa, questa volta c’è anche il Movimento 5 Stelle a dire la sua e a poter conquistare qualche amministrazione specie al Sud. Per gli eventuali ballottaggi nei Comuni con più di 15 mila abitanti la data fissata è quella dell’8 giugno.
Già annunciati in buona misura il luogo e l’ora in cui voteranno i leader istituzionali e dei vari partiti. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe recarsi come di consueto a votare in mattinata in una scuola di via Panisperna, non lontano dal Quirinale e dalla sua abitazione privata. Sempre a Roma voteranno il presidente del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini. Matteo Renzi voterà in mattinata in una scuola della sua Pontassieve dove ha trascorso in famiglia tutta la giornata di ieri. All’Istituto agrario Marsano di Sant’Ilario a Genova è invece atteso Beppe Grillo. Voto romano per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e per il leader Udc Pier Ferdinando Casini. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, metterà il segno sulla scheda in una scuola di via Ruffini a Milano, mentre il leader di Sel, Nichi Vendola, voterà a Terlizzi in provincia di Bari, dove ha la residenza.
BOTTE A SINISTRA
Poche le segnalazioni riguardanti la vigilia elettorale di ieri, ad eccezione di una lite decisamente accesa e tutta interna alla sinistra, che nel torinese ha visto finire in ospedale il segretario provinciale di Sel, Marco Brandolini, candidato alle elezioni comunali di Nichelino, colpito al setto nasale da una testata del capolista dei Comunisti italiani, Renato Marando.
Altre duelli, sperabilmente meno cruenti, sono attesi sull’interpretazione del voto di oggi. Per vederli prepararsi a fare le ore piccole. Lo scrutinio delle europee inizierà infatti alla chiusura dei seggi alle 23 per prolungarsi probabilmente fino all’alba. Per Regioni e Comuni se ne parlerà poi a partire dalle 15 di lunedì.