In Grecia il partito di estrema sinistra di Tsipras è in testa
L’estrema destra di Marine Le Pen primo partito in Francia con il 26% dei voti. Boom degli anti-europeisti dell’Ukip di Nigel Farage in Gran Bretagna, accreditati di un 29% dei suffragi. Mentre le prime proiezioni disegnano un nuovo Parlamento europeo composto di 212 seggi (su 751) al Partito popolare (ne avevano 274), 185 ai socialisti (che erano a 196), 129 agli euroscettici, una settantina per i liberali, 55 per i verdi e 45 per la sinistra di Tsipras (ne avevano 35). L'Efd (di cui fa parte la Lega) sale a 36 seggi dai 31 del 2009.
Sul fronte dell’affluenza, l’astensionismo non ha vinto. La quota dei votanti nei 28 Paesi dell’Ue è stata, secondo la prima stima dell’Europarlamento, del 43,1% rispetto al 43% delle elezioni del 2009.
«Il Ppe rivendica la presidenza della Commissione europea» commenta subito via Twitter il candidato popolare alla presidenza della Commissione europea Jean-Claude Juncker, mentre il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha auspicato una convergenza tra le forze «europeiste». I liberali si confermano la terza forza politica del Parlamento europeo (in calo) e in quanto tale sono pronti a partecipare a una coalizione «se ci sarà un programma chiaro», ha chiarito il leader Guy Verhofstadt: «La nuova maggioranza dovrà essere d'accordo di andare avanti nell'integrazione europea, continuando a fare riforme ma diventando un motore per la crescita».
Estrema destra primo partito in Francia
Mentre in Italia il premier Matteo Renzi si assicura una vittoria schiacciante del Partito democratico, in Francia il Front National di Marine Le Pen ha raccolto il 25,4% dei voti, il massimo storico per il partito fondato dal padre Jean-Marie. Sopravanzato nettamente il raggruppamento di centrodestra Ump, che si è fermato al 20,8%, mentre il Partito socialista del presidente Hollande è scivolato al 14%. Secondo i dati definitivi emessi dal ministero dell'Interno francese, il Front National conquista dai 23 ai 25 seggi sui 74 riservati alla Francia al Parlamento europeo, l'Ump 20 e il partito socialista appena 13. Altri 7 seggi vanno ai centristi, 6 agli ecologisti e 4 all'estrema sinistra.
«Il popolo sovrano ha scelto di riprendere in mano il proprio destino» ha detto Marine Le Pen, leader del Front National. Quindi, ha lanciato un appello al presidente socialista François Hollande perché proceda allo scioglimento dell’Assemblea nazionale. Infine, rispondendo a una domanda dell’Ansa su quale fosse il suo messaggio alle altre forze euroscettiche come il Movimento 5 Stelle, Le Pen ha risposto: «Unitevi a noi!».
Di «uno shock a livello mondiale», ha parlato invece la ministra dell’Ecologia francese, Ségolène Royal, ex compagna del presidente Hollande. Il primo ministro francese Manuel Valls ha rassicurato che il governo «continuerà con le sue riforme», esortando tutti i francesi ad un «sussulto repubblicano». Ma è stata comunque convocata per lunedì mattina all’Eliseo una riunione di crisi con Hollande, lo stesso premier Valls e alcuni ministri.
Gran Bretagna, boom degli antieuropeisti
Gli euroscettici vanno forte anche in Gran Bretagna. I voti scrutinati collocano il partito Ukip di Nigel Farage al 29 per cento. Il che equivale a 22 seggi «euroscettici» nel nuovo Parlamento europeo. I conservatori del premier Cameron si sarebbero fermati al 24,2% , con 16 eurodeputati. I laburisti, all'opposizione in patria, hanno raccolto il 23,7% dei voti e manderanno 14 deputati nelle istituzioni europee. Crollo dei liberali: sotto il 7% con un solo europarlamentare in carniere (dagli 8 delle precedenti elezioni). E Farage tende una mano ai 5 Stelle: «Vorrei incontrare Beppe Grillo e discutere con lui delle nostre politiche che hanno molto in comune», ha dichiarato. «Ora è tempo che la Gran Bretagna divorzi dall'Unione europea», sono però state le prime parole pronunciate dal leader dell'euroscettico, al suo arrivo al municipio di Southampton, Inghilterra del sud-est. «Abbiamo atteso per anni questa vittoria», ha aggiunto, sottolineando che spera si vada ora verso un «divorzio amichevole» del Regno Unito dall'Ue. Si è compiuto quindi il «terremoto politico» che Farage aveva più volte pronosticato. Parlando con un bicchiere da champagne in mano, che gli hanno passato i suoi collaboratori, il leader Ukip ha detto che ora il suo partito vuole puntare a un nuovo storico risultato, entrando l'anno prossimo nel Parlamento di Westminster.
Il fronte degli euroscettici
Oltre che in Francia e Gran Bretagna, il vento euroscettico soffia anche in altri Paesi europei, tanto che tra martedì e mercoledì prossimi i leader del nascente gruppo, guidato dal Front National della Le Pen, si riuniranno a Bruxelles per fare il punto della situazione. L’indicazione è giunta dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini, secondo il quale sicuramente mercoledì si svolgerà una conferenza stampa congiunta. Oltre al Front National e alla Lega, al gruppo - che si dovrebbe chiamare European Alliance for Freedom (Alleanza europea per la libertà, Eaf) - dovrebbero aderire il partito della Libertà olandese di Geert Wilders, che però non è riuscito a sfondare nelle elezioni che nei Paesi Bassi si sono svolte giovedì scorso, e l’austriaco Fpoe, il partito fondato negli anni Novanta da Haider, che ha visto raddoppiare i consensi raccolti (si attesta oltre il 20%). Secondo i dati, in Danimarca l’estrema destra del Danish People Party sarebbe primo partito con oltre il 23% dei voti. Successo anche in Polonia del piccolo partito euroscettico KNP di Janusz Korwin-Mikke, che conquisterebbe 4 seggi col 7,2%. In Belgio (21 seggi in palio) si affermano i nazionalisti fiamminghi, l'unico partito a ottenere 4 seggi al Parlamento europeo, secondo i risultati provvisori attualmente disponibili. I socialisti francofoni del premier Elio Di Rupo conquistano 3 seggi, così come i liberali valloni del Mr e i conservatori fiamminghi del Cd&v. Si ferma a un solo seggio l'estrema destra fiamminga del Vlaams Belang.
Merkel avanti in Germania ma forti gli anti-euro
La Cdu di Angela Merkel si conferma il primo partito in Germania (35,3%), anche se è il peggiore risultato del partito dal 1979 in Europa. In crescita Spd (27,2%), mentre c'è una grande affermazione per il partito antieuro Alternaive Fuer Deutschland con il 7%. Ai Verdi il 10,7%, ai Liberali dell'Fdp il 3,4%, alla Linke il 7,4%. Un seggio anche ai neonazisti dell'NPD.
Grecia, in testa la sinistra radicale
Il partito di sinistra radicale Syriza è primo. «Ve l’avevo detto la scorsa settimana, i gol più belli vengono segnati nel secondo tempo» è il primo commento del leader di Syriza, Alexis Tsipras. Da notare però che il terzo partito è Alba dorata che, nonostante gli arresti e le gravi accuse di reati, ottiene quasi il 10%.
Spagna, calano sia i popolari che i socialisti
Debacle in Spagna sia per il Partito popolare del premier Mariano Rajoy sia per il Psoe, che passano rispettivamente da 24 a 16 deputati e da 23 a 14. Izquierda Unida ottiene sei seggi, il neonato movimento Podemos diventa il quarto partito con cinque seggi.
Dalla Finlandia all’Irlanda: dove vincono i popolari
In Ungheria, chiara vittoria del partito conservatore populista Fidesz di Viktor Orban, con il 51,49% dei consensi (12 seggi). E, secondi, gli estremisti antisemiti di Jobbik con il 14,68%. In Bulgaria si afferma il partito conservatore Gerb dell’ex premier Boyko Borissov; in Lettonia i popolari del partito «Unity»; in Slovenia è primo il Partito democratico (Sds, centrodestra); in Polonia il partito centrista Piattaforma civica (Po) del premier Donald Tusk, secondo il partito di opposizione di destra Diritto e giustizia (Pis) dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski.
Seggi invariati in Lussemburgo rispetto a cinque anni fa, con una maggioranza di 3 eurodeputati al partito cristianodemocratico del candidato Ppe alla presidenza della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Vince in Irlanda il partito conservatore Fine Gael del premier Enda Kenny; in Croazia, membro più giovane dell’Unione europea, vince nettamente con il 41 per cento la coalizione di centrodestra, guidata dal maggior partito di opposizione, Unione democratica croata (Hdz). Nella Repubblica Ceca tre partiti ottengono 4 seggi ciascuno tra i 21 in palio per le elezioni europee. Sono il movimento liberale filoeuropeo ANO dell'attuale ministro delle finanze Andrej Babi, che risulta il primo partito con il 16,13% dei voti; i liberali Top 09 (15,95%) e i socialdemocratici CSSD del premier in carica Bohuslav Sobotka con il 14,1% dei voti. Al Parlamento europeo entrano con tre seggi anche i comunisti (10,98%), i cristiano-democratici del Kdu-Csl con il 9,95% dei voti e i due partiti euroscettici ODS, e il partito civico democratico, con due candidati ciascuno. La soglia di sbarramento è del 5%.
Dal Portogallo al Svezia e Slovacchia: dove vince la sinistra
Il Portogallo guida il fronte dei Paesi dove vince la sinistra. Secondo gli exit poll, i socialisti infatti sono primi con il 30-34%, secondi i popolari tra 25-29%, terza la sinistra radicale tra 12-15%, quart a sorpresa la formazione ecologista ma fuori dai Verdi del Partito della Terra che avrebbe preso tra 7-8%. Risultati ribaltati rispetto alle europee del 2009 dove i popolari erano primo partito con il 31,7% e i socialisti secondo con il 26%. Socialdemocratici primo partito anche in Svezia, così come in Romania è avanti la coalizione di centrosinistra che attualmente guida il governo (formata da Socialdemocratici, Unione nazionale per la Romania e partito conservatore). Anche a Malta in testa il partito laburista. In Slovacchia vincono i socialdemocratici (Smer) del premier Robert Fico. In Svezia, con 10 punti di distacco sul secondo partito e un quarto dei consensi, i socialdemocratici vincono alle elezioni europee, e piazzano 6 eurodeputati a Strasburgo, confermando il risultato positivo del 2009, secondo i risultati diffusi dal Parlamento europeo. Il partito moderato, parte della famiglia del Ppe, ottiene circa il 15% dei voti e ottiene 4 deputati. A Stoccolma la soglia di sbarramento era al 4%.