PESCARA «Noi non lasciamo i bambini allo sbaraglio, è stato un lampo, non so come Francesco si sia infilato in quel buco». C’è un pertugio nella casa in via Salara Vecchia dove la comunità rom è raccolta da sabato piangendo Francesco Pio, il bimbo di tre anni con il nome del Papa e del Santo, che è stato travolto da una treno. E’ lì, attorno a quella fessura che si stanno concentrando le indagini della Polfer per ricostruire il sentiero di morte che avrebbe portato il piccolo a giocare vicino ai binari e dove guida la famiglia di rom sostenuta dall’avvocato Luca Sarodi. «La nostra casa, come le altre, non è sicura perché qui la ferrovia passa ma non ci sono protezioni sufficienti», dicono i parenti del piccolo rifacendo quel percorso, probabilmente lo stesso fatto da Francesco e che stanno ricostruendo gli investigatori. «Il buco nella casa». Attigua alla casa c’è una sorta di rimessa in cui, nascosto tra l’erba, si apre uno spazio dove riesce a passare con comodità un uomo adulto. E’ in questo buco, come sta accertando anche la polizia ferroviaria guidata dal dirigente Davide Zacconi, che si sarebbe infilato il bimbo fino a camminare a lungo tra binari abbandonati, ciottoli della ferrovia e ortiche per fermarsi a giocare ed essere travolto dal treno regionale partito da Roma e che viaggiava alla velocità regolare di 70-80 chilometri all’ora: il macchinista ha azionato la frenata rapida, ha suonato la tromba ma il corpicino di Francesco Pio è stato sbalzato ed è caduto nel fossato dove, ieri, sono stati adagiati mazzi fiori. Distrutti dal dolore, i genitori Virgilio Spinelli e la mamma Loreta De Rosa daranno l’addio al piccolo stamattina alle 11.30 nella chiesa di San Gabriele Dell’Addolorata. Gli zii di Francesco: «Non lasciamo i bambini allo sbaraglio». Seduti sull’uscio di casa, mentre accolgono i parenti che vanno a dare l’ultimo saluto al bimbo, ci sono gli zii, tra cui Giovina e Rosina, a raccontare quello che sarebbe accaduto e ad avere parole di rabbia perché, dicono, «noi non lasciamo i bambini da soli e noi piangiamo anche i bambini degli altri, ne abbiamo rispetto e invece su Facebook non c’è rispetto per Francesco». E’ una zia del piccolo, Giovina, a ricostruire quello che sarebbe accaduto: «Loreta aveva lasciato suo figlio a vedere la televisione mentre lei stava facendo le faccende di casa. Non vendendo più Francesco, Loreta è venuta a casa mia – abito vicino a lei – per vedere se il piccolo era da me ma non era così. Poi, tutti abbiamo iniziato a cercarlo». Piange, Giovina, come le colonne di questa famiglia rom, tra cui il nonno Cristoforo, seduti nel cortile della casa per accogliere i parenti che arrivano a porgere le condoglianze. Le indagini: i genitori e le ferrovie. Perché il bambino è stato travolto dal treno? Di chi è la responsabilità? L’inchiesta è nelle mani del pm Giuseppe Bellelli che ha aperto un fascicolo in cui, per il momento, non ci sono indagati e in cui le ipotesi di reato, che dovranno essere formalizzate, potrebbero essere omicidio colposo ma anche abbandono dei minori. Così la procura e la polizia postale lavoreranno in due ambiti: da un lato, passato il funerale, saranno ascoltati i genitori del piccolo per capire se da parte della famiglia sarebbe mancato il controllo di un bambino così piccolo e per capire come sia possibile che Francesco si sia infilato in quel buco e nessuno si sia accorto di nulla. Dall’altro, però, la magistratura dovrà verificare se in quella zona – a quasi trecento metri dalla stazione di Pescara San Marco vicino al tribunale – siano state prese tutte le misure necessarie, se le protezioni sono quelle previste o no. Per la famiglia di Francesco non è «possibile», come spiegano tanti rom, «che la recinzione si interrompa, non è possibile che la ferrovia non abbia misure adeguate in un centro abitato». Ma sarà il magistrato a valutare se sono state rispettate tutte le misure di sicurezza e se da parte dei genitori c’è stata negligenza. Secondo il decreto 753/80 le misure di sicurezza sono a cura del proprietario dell’immobile che, in questo caso, sarebbe la Rete ferroviaria italiana a cui spetta la valutazione. Ed è probabile che, in settimana, alcuni tecnici della Rfi faranno un sopralluogo sul posto insieme agli inquirenti. Sono queste le due direttrici che stanno seguendo le indagini che, al momento, parlano di un’inchiesta senza indagati. In questi due giorni, la polizia ferroviaria, sempre per cercare di ricostruire la dinamica, ha ascoltato anche il capotreno e il macchinista. In particolare, il secondo avrebbe detto di aver visto il bimbo piegato sul binario sinistro mentre il fratellino – uscito illeso – era vicino alla scarpata. Intanto, stamattina alle 11.30 nella chiesa di San Donato si terrà l’addio a Francesco Pio.