Rischia di sfumare il piano esuberi di Atac con il taglio di 323 dipendenti, fra quadri e impiegati, che dagli uffici dovevano essere spostati sui bus come bigliettai e controllori, pena il licenziamento. L’annuncio fatto un mese e mezzo fa dall’assessore Guido Improta, che insieme all’ad Danilo Broggi aveva rispolverato la legge 223 su mobilità e riassetto aziendale, per ridistribuire l’organico di Atac, potrebbe inciampare su un’elenco di nomi spuntato all’ultimo minuto dai corridoi di via Prenestina.
Si tratta di parecchie decine di operai «imbucati» (durante le gestioni passate) negli uffici amministrativi, cui spetterebbe la precedenza - rispetto agli impiegati - di lavorare in strada. Lo stesso foglio che qualcuno ieri pomeriggio ha sventolato in una riunione del cda, impegnato a rivedere dei capitoli di spesa in attesa della relazione al bilancio (chiuso con un deficit di esercizio di 219 milioni di euro) che collegio e società di revisione stanno mettendo a punto.
Il documento avrebbe fatto saltare dalla sedia anche i vertici di Atac a cui forse non è stata detta tutta la verità sui vecchi segreti e i fantasmi che si aggirano in un’azienda costretta dai conti a camminare sul filo del rasoio.
GLI ELENCHI
Tra i nomi in questione, i cosiddetti «imboscati», ci sarebbero molti dipendenti ex Sta (l’azienda assorbita da Atac che aveva in gestione la sosta tariffata) finiti dietro una scrivania con un contratto da «operaio». Dipendenti, questi, collocati all’interno della Quarta Area (che non prevede amministrativi) con stipendi inferiori rispetto a quelli previsti dal contratto nazionale degli autoferrotramvieri. Ma non sono i soli. Negli uffici di via Silone, via Prenestina ce ne sarebbero parecchi. Tutti inquadrati come «operai», ma di fatto trasformati in colletti bianchi. Numeri di matricola sfuggiti a chi ha presentato il piano esuberi, che ora rischiano di congelare i trasferimenti fino a un chiarimento complessivo.
RISCHIO CAUSE
Il motivo è semplice. Se qualcuno dei 323 impiegati amministrativi individuati dall’azienda venisse obbligato (per la legge 223) a lasciare l’ufficio «d’ufficio» per salire sui bus, questi potrebbe avviare una procedura giudiziaria proprio per l’esistenza degli imboscati-amministrativi con contratti da operai (che potrebbero a loro volta chiedere l’inquadramento da impiegato). Un certo imbarazzo ci sarebbe anche all’interno di alcuni sindacati: è strano che nessuno fosse a conoscenza di questa situazione. Un pasticcio che qualcuno dovrà risolvere con una ricognizione completa del personale impiegato in azienda, aggiustando il tiro e infilando nell’elenco degli «esuberi» i nomi giusti.