MILANO - La lunga trattativa per l'ingresso di Etihad in Alitalia è arrivata in vista dello striscione del traguardo. Gli emiri avrebbero sciolto le loro riserve dopo il nuovo piano di rilancio messo a punto dall'ad Gabriele Del Torchio. E tra oggi e domani, secondo fonti del governo, dovrebbero recapitare a Roma la lettera ufficiale che dà il via libera all'operazione. E le ore immediatamente successive dovrebbero essere utilizzate per definire nei dettagli l'intero accordo.
Gli Emirati, in base alle indiscrezioni, sarebbero disposti a investire fino a 500 milioni per rilevare una partecipazione vicina al 49% in Alitalia. Garantendo all'ex compagnia di bandiera il supporto finanziario per un rilancio a lungo termine. In cambio però hanno posto una serie di condizioni che - a questo punto - dovrebbero essere state soddisfatte. Le banche italiane sarebbero pronte a riorganizzare (e forse a stralciare in parte) debiti a breve termine vicini ai 400 milioni. I sindacati, consci che l'alternativa a Etihad sarebbe stata un doloroso fallimento della società, avrebbero dato l'ok a discutere di tagli agli organici. Etihad chiedeva l'eliminazione di 3mila posti di lavoro, ma un punto di equilibrio potrebbe essere trovato attorno ai 2.500.
A rendere meno drammatico questo passaggio dovrebbe essere il governo. Chiamato attraverso gli ammortizzatori sociali - il tam tam parla di un rifinanziamento del Fondo Volo - a garantire gli scivoli sociali necessari a non far saltare l'accordo. Il ministero
dei trasporti potrebbe fare la sua parte licenziando una norma che rendi più complesso il percorso per aprire nuove linee low-cost in Italia e ridisegnando la mappa del trasporto aereo nazionale. Capitolo che potrebbe comprendere una sorta di mini-liberalizzazione del traffico da Linate.
L'ingresso dei capitali arabi potrebbe costituire l'ultimo decisivo passaggio per il salvataggio di Alitalia. Un'operazione iniziata nel 2008 con la cessione alla cordata dei patrioti (costata 4 miliardi ai contribuenti) ma mai andata davvero in porto. La compagnia ha continuato a bruciare capitale, i soci hanno perso oltre mille miliardi in cinque anni. Ora l'aerolinea entrerà in un network più ampio e sotto il controllo di fatto di un socio forte con le spalle finanziarie molto grandi. Abu Dhabi, oltre che nel vettore, potrebbe decidere di investire capitali anche su Fiumicino per trasformare scalo e compagnia nelle sue teste di ponte per le rotte tra Estremo oriente e America.