Rabbia e ritardi, sconcerto e rassegnazione, facce scure e appuntamenti saltati. Mezzo milione di pendolari, mentre aziende di trasporto e sindacati si azzuffavano sulle cosiddette «percentuali di adesione all’agitazione», hanno vissuto ieri un’altra giornata tutta da dimenticare. Lo sciopero indetto dalla sola Usb, un’organizzazione teoricamente “minore”, è bastato a bloccare per ore la Roma-Lido e a semi-paralizzare la Termini-Giardinetti con pesantissimi disagi anche sulla ferrovia Roma-Viterbo: numero dei convogli ridotto, circolazione al “rallentatore” e decine di migliaia di macchine in più sulla Cassia Bis, su tutte le consolari e sul Raccordo Anulare. Ingorghi e code che si sono estesi a macchia d’olio a buona parte della città. Le linee A e B della metro - le uniche che esistono - sono andate avanti a corrente alternata, con un di più di spettrale che sconfortava: scale mobili bloccate, biglietterie chiuse, inutilizzabili gli ascensori per gli handicappati.
«È UNO SCHIFO»
Gli intasamenti, in una specie di incontrollabile reazione a catena, si sono estesi nella zona intorno alla Banca d’Italia e in via Veneto, dove i turisti infuriati hanno affisso alle paline dell’Atac la sagoma di una tomba con l’ironica scritta «Viaggiatore Atac, requiescat in pace». Lo sciopero ha riguardato l’arco temporale tra le 8,30 e le 17 e tra le 20 e la fine del servizio. Le cosiddette “fasce di garanzia”, in teoria, sono state rispettate. Ma in realtà, come in tutte le occasioni precedenti, il trambusto innescato dalla riduzione delle corse e dai depositi intasati ha messo il sistema in ginocchio. L’Atac stima che abbiano aderito all’agitazione «il 30 per cento dei conducenti». L’Usb (Unione sindacale di base) ha ribattuto vantando cifre diverse: «Si è fermato il 60 per cento dei mezzi». Dettagli che non cambiano di una virgola il calvario affrontato da tantissimi pendolari. I quali, con i telefonini e con gli iPad, hanno riversato la loro rabbia sui social network e sui siti dei giornali: «Questo Paese - è stato il messaggio di tanti - fa veramente schifo».
LA PROTESTA
I lavoratori protestavano «contro i licenziamenti e i tagli salariali nel settore dei trasporti», chiedendo «la stabilizzazione dei precari e un contratto unico per la categoria». La mancata adesione dei sindacati maggiori allo sciopero dell’Usb faceva pensare a una giornata meno grigia del solito. Non è andata così. Il solo annuncio è stato sufficiente a dirottare migliaia di romani dal mezzo pubblico alla macchina: intasamenti al Muro Torto, sulla tangenziale Est, a San Giovanni, sulla Nomentana e su tutti i lungotevere. «Scendere nel dettaglio - dicevano nel pomeriggio i vigili urbani - non ha senso: è stato il solito casino».
Alle nove di ieri sera, durante la fascia serale dello sciopero, un comunicato della Agenzia per la Mobilita del Comune fotografava così la situazione: «Metro A attiva con possibili riduzioni. Metro B attiva con possibili riduzioni. Roma-Lido chiusa. Termini Giardinetti chiusa. Roma-Viterbo attiva con possibili riduzioni. Bus e tram: possibili riduzioni e sospensioni». Un bollettino di guerra, un bollettino che Roma purtroppo conosce a memoria.