Ben 323 esuberi nel personale amministrativo, a cui è stato chiesto di scegliere fra il trasferimento in «ruoli operativi» o il part-time volontario all’80 per cento dello stipendio, e almeno altri 600 lavoratori che rischiano il posto di lavoro nelle aziende appaltatrici. A fronte di quasi 200 dipendenti che godono ancora del «superminimo» in busta paga, dai 300 ai 3000 euro al mese oltre al salario tabellare, e almeno 7 procedure di selezioni interne finalizzate a promozioni e scatti di livello. A scuotere l’Atac non c’è solo la questione dei presunti «imboscati», la lista di oltre 400 persone impiegate in ruoli diversi (per lo più d’ufficio) rispetto alle mansioni operative originali (autisti e verificatori). Con una procedura, la 223/91, cosiddetta di «licenziamento collettivo», che per sua stessa definizione fa tremare i lavoratori assunti più di recente. Tuttora, per esempio, non sono stati toccati i «superminimi», assegni mensili in aggiunta allo stipendio tabellare che alcuni dipendenti, scelti in via discrezionale, hanno concordato con l’azienda nel corso degli anni. C’è una lista di 195 nomi, a cui vengono assegnati dai 372 euro percepiti da un parametro 130 ai 3000 euro messi insieme da due parametri 250. Surplus che a volte superano perfino l’importo del salario tabellare. «A settembre 2013 firmammo un accordo - racconta Valentina Iori, segretaria di Ugl Trasporti - con cui azienda e Comune si impegnavano almeno a ridiscuterli. Ma nulla è avvenuto».
Come se non bastasse, proseguono i concorsi interni per responsabili di area. Salti di carriera che stridono con le difficili condizioni economiche dell’azienda (219 milioni la perdita d’esercizio, con conseguente apertura di uno stato pre-fallimentare). A via Prenestina hanno già individuato il nuovo responsabile della sezione Costumer and People Care e quello delle Relazioni Istituzionali. A questi dovranno aggiungersi i capi area ciclo passivo amministrazione e finanza, privacy negli affari legali, monitoraggio degli affari legali, relazioni con le associazioni dei consumatori e supporto normativo ai contratti di locazione passiva.
Nonostante questo, proseguono le procedure di licenziamento collettivo. Entro il 6 giugno gli amministrativi potranno «volontariamente» fare domanda di «riqualificazione» nei seguenti ruoli operativi: operatori scambi e cabina, operatori di stazione, macchinisti, addetti alla biglietteria, controllori, ausiliari della sosta; l’altra opzione è quella del part-time: verticale o orizzontale, dal 50 all’80% dell’orario di lavoro (e del salario). I nomi dei lavoratori in esubero non c’è ancora: al loro posto dei numeri, in uno schema etremamente dettagliato redatto da Atac, che di fatto dimostra che una prima black-list sia già stata stilata.
Questa la fotografia in via Prenestina. Poi c’è il dramma dei lavoratori della Roma Tpl, il consorzio privato che gestisce le linee bus periferiche, i cui vertici hanno risposto ai tagli annunciati dal Comune con il licenziamento di 338 persone. Quindi i 310 addetti alle pulizie messi in solidarietà da Manutencoop, dopo il caos sugli appalti denunciato anche in Commissione Mobilità. Come se non bastasse, ora spunta anche un bando Atac che taglia fuori 14 lavoratori Tecnobus, personale addetto alle manutenzioni dei bus elettrici, licenziati dopo la rescissione della fornitura da parte.