TRENTO Dice, Matteo Renzi, che nel viaggio da Roma a Trento il suo staff gli ha domandato quale titolo di giornata vuole dare in pasto alla stampa: «E allora eccovelo il titolo: Sblocca Italia». C’è anche molto altro, in verità, nell’intervento show del premier sul palco del Festival dell’Economia» a Trento. Però lo Sblocca Italia, oltre a far tornare alla memoria il Salva Italia di Monti e il Destinazione Italia di Letta, è un inedito nell’agenda renziana: «Ed è urgente perché il Paese ha bisogno di sbloccarsi».
APPELLO AI SINDACI
Un piano che sta a metà fra la lotta alle burocrazie e una spinta agli investimenti pubblici. E poiché il premier non dimentica il suo lavoro che fu, comincerà dai sindaci: «Chiediamo di dirci, in un arco di due settimane, quali sono i progetti di investimento che nei loro Comuni sono bloccati da chissà quanto tempo. Faremo in modo di renderli realizzabili». Esempi? Il progetto di villaggio turistico in Sicilia che darebbe lavoro a centinaia di persone, o quello del sindaco che deve fare i conti coi veti della soprintendenza.
Entro fine luglio, assicura, verrà fatto il decreto. E se ne occuperà direttamente Palazzo Chigi. Che nel frattempo dovrà farsi carico anche di molte altre cose visto che l’elenco che Renzi snocciola a Trento è come sempre lungo: riforma della pubblica amministrazione, giustizia civile («che oggi più che civile è barbara»), terzo settore, riforma del fisco «che si è rallentata per colpa mia, visto che vorrei semplificare il più possibile» e riforma del catasto. In testa i due nodi politicamente più delicati: riforma del Senato e nuova legge elettorale. I testi, come si sa, sono già in discussione. Sono modificabili? «Tutto si può discutere, a patto che rimangano fermi i principi». Specie per il Senato a cui deve essere «sottratta la facoltà di votare la fiducia e i cui rappresentanti non devono essere stipendiati».
BALLOTTAGGIO INTOCCABILE
Pure il principio del «ballottaggio» per la nuova legge elettorale è intoccabile per il premier: «Garantisce che alla fine ci sia un vincitore a cui poi si potranno dare le colpe delle cose che non funzionano». E’ convinto, Renzi, che gli altri partiti non siano spaventati dal 40 per cento ottenuto dal Pd. «Tutti dovrebbero avere l’interesse a creare le condizioni per creare due grandi schieramenti che si confrontano». Meglio, lui preferirebbe addirittura «due grandi partiti. E noi del centrosinistra stiamo lavorando in questo senso».
Poi c’è l’Europa, il nodo della nomina di Junker alla guida della Commissione Europea che ha visto la Gran Bretagna mettersi di traverso. Il premier italiano ribadisce quel che va dicendo da giorni: «Non è un problema di nomi o di provenienza geografica. Junker è un nome, non il nome. L’Europa deve prima intendersi su quel che vuole fare, specie per fare ripartire l’occupazione. Dopodiché andremo a riempire le caselle che vanno riempite». E se proprio l’Europa dovesse intanto chiedere correzioni sui conti dell’Italia? «Io non tempo le pagelle dell’Ue, né le valutazioni della Commissione europea».