ORTONA Se il guard-rail avesse retto all’urto forse la tragedia che ha distrutto la famiglia Aristone si sarebbe potuta evitare. Una considerazione che a distanza di poche ore dal tragico incidente che ha spezzato l’esitenza di Emanuela Morosini 39 anni, della figlioletta Vittoria di appena 10, pongono in tanti. Come in tanti hanno voluto testimoniare la vicinanza alla famiglia pescarese, dove l’unico sopravvissuto, il capofamiglia Angelo, 40 anni, sta lottando contro la morte. Ma anche denunciare con forza la pericolosità di un lungo tratto della A-14 che collega l’area di Francavilla a quella di Vasto. Un centinaio di chilometri lungo cui mancano corsie di emergenza e dove i guard-rail sono privi di piedistalli in cemento. E sabato sul viadotto del Riccio, proprio quelle strutture che avrebbero dovuto contenere l’auto mentre stava affrontando una lunga curva in direzione sud, hanno ceduto all’impatto aprendo un varco verso il baratro di 60 metri. Considerazioni supportate dall’alto tasso di incidenti che si verificano su quel tratto autostradale. La lista è lunga. Il 23 luglio del 2007, Angelo Cortese, 39 anni di Castiglione Messer Raimondo, residente a Elice, perde la vita sull’A-14, mentre a bordo del furgone guidato da un collega tornava in ditta. Pochi giorni dopo, il 25 luglio muore Giustino Di Cintio, 57 anni di San Vito Chietino. Nel 2008, sul tratto autostradale che ricade nel comune di Ortona, un camion sfondò il guard-rail e si schianta dopo un volo di 50 netri. Anche per lui la morte è arrivata senza lasciare alcuna possibilità ai soccorritori. Stesso tragico destino, ma nel 2011, per un giovane soldato inglese che viaggiava in direzione sud a bordo di un mezzo pesante. La sbandata, l’inutile tentativo di riprendere il controllo e il guard-rail che cede di schianto. Il mezzo vola dal viadotto Foce. Un anno prima, stessa dinamica, un altro autoarticolato, questa volta all’altezza di Casalbordino, sbanda e vola dal viadotto Basso di Coccia. Aveva 48 anni. Tanti incidenti, troppi. Una lunga scia di sangue che fa nascere un legittimo sospetto: la pericolosità di una strada che, per molti utenti, avrebbe bisogno di interventi urgenti per garantire maggiore sicurezza. E il riferimento non riguarda solo la fragilità dei guard-rail che costeggiano il tratto autostradale che corre sulla costa abruzzese. Sul banco degli imputati finisce anche la mancanza di piazzole di soste e corsie di emergenza. Lo scorso anno, un uomo venne falciato da un’auto mentre, sceso dal suo mezzo, stava soccorrendo la moglie. Altri incidenti sono stati evitati per un soffio. Sempre per lo stesso motivo: il mezzo in panne, l’autista che scende per raggiungere una colonnina del soccorso stradale e le auto che sfrecciano a velocità sostenuta a pochi centimetri dal pedone. Problemi che rendono quel tratto autostradale pericoloso come più volte è stato ribadito anche dalle forzne dell’ordine. Ma non per tutti. La polizia autostradale (Coa) tiene a precisare che «il tratto autostradale in questione non è più pericoloso di tanti altri». Che la media degli incidenti è in linea con quella del resto del tronco autostradale. E soprattutto che i guard-rail sono a norma. Ma a giudizio di chi è costretto a percorrere l’A-14 tra i Comuni di Francavilla e Vasto, quotidianamente e per motivi di lavoro, se la strada è disseminata da «segnaposti della morte», le norme vanno cambiate. È vero, la storia non si fa con i se..ma chissà, se quel guard-rail sul ponte Riccio fosse stato più resistente forse la lunga lista di morti sulla A-14 avrebbe risparmiato due persone: una giovane mamma con la sua bambina di 10 anni. Una famiglia come tante altre, con molti progetti infranti da quel volo di 60 metri.