Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.946



Data: 04/06/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«Pronti all’IronMan 2015, ma serve aiuto». L’organizzatore Michele Russo: il nostro bilancio soffre, per crescere servono i fondi di Comune, Provincia e Regione

PESCARA L’IronMan si farà anche nel 2015. Per ora Michele Russo, presidente della società Wecan, ci mette la mano sul fuoco e rilancia: dopo il record dei duemila atleti toccato domenica scorsa, la gara internazionale di triathlon 70.3 (media distanza) potrebbe crescere ancora. Ma Russo parla chiaro: «Perdere l’IronMan sarebbe una follia per Pescara però serve supporto logistico ed economico da parte delle istituzioni. Finora, Comune e Provincia di Pescara hanno sempre creduto in noi e sponsorizzato l’IronMan, mentre poco ha fatto la Regione Abruzzo». Presidente, a mente fredda, come è andata la quarta edizione dell’IronMan? «Abbiamo avuto tante condizioni avverse, a partire dalle coincidenza con le elezioni, che ci ha obbligato a cambiare data dall’8 al primo giugno, e poi con la festa della Madonna dei Sette Dolori ai Colli che ha comportato uno sforzo organizzativo ancora maggiore perché, può sembrare poco, ma anche le transenne non sono infinite. Inoltre, la pioggia del giorno prima della gara e le condizioni del mare di domenica mattina, sono state degli ostacoli ma la macchina organizzativa ha saputo gestire l’emergenza tanto che non ci sono stati incidenti e disfunzioni nonostante l’aumento sia degli atleti – quest’abbiamo superato il record con duemila partecipanti – che del pubblico: le condizioni meteo, infatti, hanno fatto sì che la gente non andasse al mare e venisse ad assistere la gara. Con un evento così importante, poi, i disagi per i residenti sono fisiologici: è un po’ come a Montecarlo quando c’è il gran premio di Formula 1 ma, forse, vale la pena di subire i disagi visti i risultati. Anche a Montecarlo ci sono residenti che si lamentano perché non riescono a raggiungere il negozio di alimentari che sta dall’altro lato della strada. Protestare perché si devono percorrere solo poche centinaia di metri per raggiungere un varco e attraversare la riviera mi sembra davvero troppo». Il 2014 è stato l’ultimo anno dell'IronMan a Pescara? «Stiamo già pensando all’edizione 2015: vediamo un po’ se ce la sentiamo di fare il salto sulla distanza intera e cioè 3,8 chilometri di nuoto, 180 di ciclismo e una maratona (42 chilometri): è un salto importante che significa un impegno maggiore da parte di tutti ma che può attirare ancora più atleti. L’IronMan lungo è la vera sfida con se stessi: quel tipo di gara non esiste affatto in Italia mentre di 70.3 ne esistono altri, come il Challenge di Rimini, anche se non sono marchiati IronMan e non hanno lo stesso stardard. Una distanza completa prevede più personale, più volontari, strade chiuse per un tempo ancora maggiore. Stiamo ragionando: entro un mese si saprà». E se l’IronMan completo fosse troppo complicato da organizzare? «Se non faremo la lunga distanza, l’IronMan 70.3 sarà replicato sicuramente per il quinto anno di fila. Farsi sfuggire un evento del genere per Pescara sarebbe una follia. Ma portare avanti una manifestazione così non dipende solo da noi: serve supporto logistico ed economico da parte delle istituzioni. Finora, Comune e Provincia di Pescara hanno sempre creduto in noi e sponsorizzato l’IronMan, mentre poco ha fatto la Regione Abruzzo. La stima è importante: 5 milioni di euro restano sul territorio mentre il nostro bilancio soffre tantissimo. Ecco perché, per andare avanti, bisogna mettere in condizione l’organizzazione di offrire un evento sempre migliore. Se le pubbliche amministrazioni sono interessate, allora, devono fare la propria parte». Non teme che una gara di lunga distanza possa scoraggiare il popolo degli amatori? «La logica potrebbe far pensare a questo, ma le gare estreme sono le più richieste perché ne esistono di meno: c’è gente pronta a sfidare se stessa». Pescara è scesa in strada in massa per la gara: come giudica la risposta della città? «La risposta è stata positiva, il pubblico è aumentato ancora di più rispetto al passato. La città affollata di atleti, turisti e di pescaresi curiosi è una bella immagine. Dal punto di vista commerciale, i negozi hanno provato a restare aperti ma è mancato il coordinamento con noi: per il futuro, dobbiamo darci una mano reciproca. Per il resto, credo che alberghi e ristoranti abbiano avuto un ottimo riscontro visto che non c’era una camera libera da Silvi a Francavilla: ho saputo che gli hotel si sono organizzati sempre meglio per sostenere le necessità degli sportivi». Lei ha un passato da triatleta: un commento sulla gara? «È sempre un dispiacere non vedere un italiano sul podio: per l’anno prossimo speriamo che gli italiani, e ancora meglio gli abruzzesi, si facciano valere di più. Ma c’è da dire che all’IronMan, con atleti di 50 nazionalità, conta anche l’internazionalità: un sudafricano e una danese ai primi posti non è roba da poco».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it