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Pescara, 24/11/2024
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04/06/2014
Il Messaggero
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Rai, l’Authority: sciopero illegale E i sindacati sono spaccati. Camusso e Angeletti: chiedono il pizzo, avanti lo stesso. La Cisl si smarca: noi non ci stiamo. In mensa a Saxa Rubra si brinda al Garante: qui nessuno ha voglia di sfidare Matteo |
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ROMA La commissione Bilancio del Senato dà il via libera all’articolo del decreto legge Irpef che prevede il taglio di 150 milioni ai fondi Rai. Il dado renziano è tratto. E i sindacati confederali si spaccano: la Cisl si sfila dallo sciopero in programma per il prossimo 11 giugno, sciopero che l’Autorità di garanzia proprio ieri ha dichiarato «illegittimo». Una giornata convulsa quella vissuta ieri dai 13 mila dipendenti di viale Mazzini. Ancora interlocutoria data la spaccatura tra quanti chiedono di cogliere l’occasione per mettere - «finalmente» - sul tavolo la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo e il rinnovo della concessione e quanti invece vorrebbero farlo ma confermando la giornata di stop. Tra questi c’è l’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti che si dice «disponibile a un confronto» e insiste nel sollecitare un parere sulla presunta incostituzionalità del cosiddetto “prelievo forzoso”. BRACCIO DI FERRO
Braccio di ferro? Se ci saranno arroccamenti il rischio c’è. Per il garante la proclamazione della giornata di sciopero non rispetta la regola, «ben nota alle organizzazioni sindacali», dell'intervallo di 10 giorni tra 2 scioperi che insistono sullo stesso settore, considerata infatti, l'azione di sciopero del sindacato Usb. Tesi che non convince l’ala più dura. Nella conferenza stampa convocata dai confederali segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha sparato a zero: il governo chiede una tangente obbligando la Rai ad un contributo di 150 milioni di euro: è un pizzo all'azienda». Il premier Renzi aveva definito «umiliante» lo sciopero indetto dai sindacati. «È grave sostenere che uno sciopero sia umiliante, per una qualunque controparte - ribatte a distanza la Camusso - lo sciopero è una cosa normale. Se le condizioni cambiano si valuta, ma se non cambiano che cosa si dice ad un lavoratore? Che a condizioni invariate abbiamo cambiato idea noi? O si apre il confronto o si va avanti». Dichiarazioni, quella della leader Cgil, che i democrat Anzaldi e Marcucci definiscono «lunari». Oggi il governo potrebbe presentare nella commissione Bilancio del Senato, un emendamento salva-sedi: mantenere l'obbligo di un presidio in ogni Regione, consentendo, però, alla stessa azienda una radicale riorganizzazione. NESSUNA COMMISSIONE L’ex consigliere Rai Stefano Balassone, indicato come uno dei «saggi», chiarisce di aver fornito «solo qualche approfondimento», ma che per ora non c’è «nessuna commissione». Chiede più trasparenza il presidente dell’Udc D’Alia, per il quale la riorganizzazione della Rai «non deve essere un tabù». E oggi in commissione Vigilanza Rai è prevista l’audizione del dg Gubitosi, presente l’intero Cda. «Se l'obiettivo è una informazione regionale ampia e puntuale la risposta del governo è sì - apre uno spiraglio sulle sedi il vice ministro all’Economia Morando - se invece la preoccupazione è avere una autonomia finanziaria stabilita per legge, la risposta è no». E il segretario della Cisl Bonanni, che non aveva preso parte alla conferenza dei sindacati, chiede di «non trasformare questa vertenza in un inutile braccio di ferro: non lo capirebbero i cittadini che pagano il canone».
In mensa a Saxa Rubra si brinda al Garante: qui nessuno ha voglia di sfidare Matteo
ROMA Mai un Garante di qualcosa, un qualche presidente sconosciuto e ben pagato di una qualche Authority più o meno utile, è diventato così popolare come Roberto Alesse. Chi? «Facciamo un brindisi per il Garante dell’autorità sugli scioperi!», è la proposta che rimbalza da una parte all’altra del tavolino, alla mensa di Saxa Rubra, dove siedono alcuni vice-direttori. «Prosit!». Speravano in tanti, qui alla cittadella della Rai, che lo sciopero televisivo non si facesse (in modo da non irritare Renzi e da allisciarselo un po’) e che il nuovo eroe Roberto Alesse avesse tolto le castagne dal fuoco. Dichiarando «illegittima» la serrata dei palinsesti. Invece? Quando all’ora dell’aperitivo serale arriva la notizia che Camusso e Fico, e i sindacatini corporativi e il sindacatone cigiellino più Uil, confermano lo sciopero nonostante il parere del Garante, il «prosit!» di mezzogiorno - che sembrava liscio e bello - comincia a fare acido nella pancia dei giornalisti. Che no, proprio no, scioperare non vogliono (o meglio: non vogliono più) dopo aver visto che Renzi se ne infischia del loro sciopero e che anzi gli fa piacere: «Se scioperiamo, ci asfalta». MILLY
Dunque lo sciopero forse si farà, probabilmente sì ma anche forse no, e se si farà non sarà di massa (segretarie, impiegati, tecnici, quelli del sindacato Snater, che li rappresenta assai mentre l’Usigrai non sa più che pesci prendere) e lo spaesamento a Saxa Rubra, che già di per sè è un «non luogo» come dicono i sociologi, è a livelli stellari. Stellari, appunto. Piovono sulla cittadella Rai i proclami del pentastelluto Roberto Fico, presidente della Vigilanza Rai, che invita a - come si diceva un tempo - «resistere-resistere-resistere» contro Renzi ma alla fine, ecco la conclusione di un conciliabolo tra colleghi nella palazzina del Tg1, «sciopereranno solo Camusso e Fico, Di Battista e Angeletti». Ma davvero? Intanto nel palazzo che conta di più, a Viale Mazzini, sta passando Milly Carlucci, che è già al lavoro per la nuova edizione di «Ballando con le stelle», e sposa le ragioni della lotta: «Dall’esterno, spesso non si capisce quante persone lavorano qui dentro con impegno e passione ai progetti della televisione pubblica». GIAPPONESI
Quasi nessuno nelle redazioni vuole scioperare. Perchè mettersi contro Renzi che ha il favore delle folle (le stesse che detestano i privilegiati Rai, che sono tanti ma non tutti) e perchè mettersi contro Gubitosi che prima era contro Renzi e ora, nonostante Renzi non lo riceva, ha ordinato - come da titolo della celebre trasmissione di Renzo Arbore - Indietro Tutta? Nei vialetti e nei corridoi di Saxa Rubra, si ragiona anche così: «C’è proprio bisogno, in Molise o nella Basilicata citeriore, di dare informazioni dalle sette del mattino a mezzanotte sette giorni su sette?». Ma certo che c’è bisogno. Perchè questo significa preziose immunità, più notturni e festivi per tutti. Gli ultimi giapponesi della lotta dura senza paura ieri mattina provavano a sperare, senza motivo, in Giovanni Floris. «Sarà lui stasera - ecco il tam tam di Saxa speranzosa in Teulada, dove si fa Ballarò - a prendere di petto Renzi e a rilanciare la battaglia». Ma poi Floris, a torto diventato il simbolo di un’opposizione filo-Rai per aver rivolto semplici domande al premier, in onda pensa solo alla sua trasmissione e non a quanto è cattivo Matteo. Così anche questa speranza combat svanisce. Mentre lo sciopero resiste, ma si svilisce. Nelle bacheche Facebook chiuse, leggibili soltanto dai dipendenti Rai e alcune riservate ai giornalisti e basta, si discute molto sul ruolo del sindacato. E si leggono ragionamenti di questo tipo: «Se c’è Bonanni che incita Gubitosi a non fare sciopero, significa che ormai siamo in un mondo alla rovescia». Ormai? La Rai lo è sempre stato. Ma ieri un briciolo di normalità s’è inserita di soppiatto tra Viale Mazzini e Saxa Rubra, e sembrava una stranezza sia lì che qui, quando Gubitosi ha annunciato il «no allo sciopero» rompendo l’asse azienda-sindacato con l’Usigrai. Il Garante salva-tutti (prosit!) ha provato a metterci una pezza, la Camusso va avanti lo stesso, e così «Renzi non avrà vinto - ecco il tam tam che rimbalza tra le redazioni del Tg1, del T2 e del Tg3 - ma stravinto». Anche con l’aiuto dei giornalisti, e saranno i più, che il giorno dello sciopero diranno «not in my name».
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